Ministero della pubblica Istruzione
Decreto Ministeriale 3 giugno 1991
Orientamenti dell'attività educativa nelle scuole materne statali
Premessa
I - INFANZIA, SOCIETA', EDUCAZIONE
Art. 1.- Una società in movimento
Art. 2.- La condizione dell'infanzia e
della famiglia
Art. 3.- Il bambino soggetto di diritti
Art. 4.- Ambienti di vita e contesti
educativi
II - IL BAMBINO E LA SCUOLA
Premessa
Art. 1.- Finalità
Art. 2.- Dimensioni di sviluppo
Art. 3.- Sistemi simbolico-culturali
Art. 4.- Continuità educativa
Art. 5.- Diversità e integrazione
III - INDICAZIONI CURRICOLARI
Premessa
Art. 1.- Curricolo e programmazione:
elementi costitutivi e funzioni
Art. 2.- Campi di esperienza educativa
IV - DIDATTICA ED ORGANIZZAZIONE
Premessa
Art. 1.- Lineamenti di metodo
Art. 2.- Un'organizzazione per
l'educazione
Art. 3.- Strutture di professionalità
Premessa
Gli orientamenti dell'attività educativa
nelle scuole materne statali, annessi al D.P.R. 10 settembre 1969, n. 647, sono sostituiti dagli orientamenti dell'attività
educativa nelle scuole materne statali annessi al presente decreto.
L'attuale attenzione per l'infanzia e la
sua scuola si fonda sulla sempre più precisa consapevolezza dei diritti del
bambino così come sono presenti nella nostra coscienza, riconosciuti dalla
Costituzione nel quadro dei diritti della persona e più volte riaffermati nei
documenti degli organismi internazionali, e si connette alle rapide
trasformazioni sociali e culturali in atto nel nostro tempo.
La scuola per l'infanzia ha assunto la
forma di vera e propria istituzione educativa soltanto in periodi
relativamente recenti, avendo prevalentemente svolto, in precedenza, funzione
di assistenza alle famiglie (e in particolare alle madri lavoratrici) con la
custodia dei bambini in un ambiente possibilmente adatto alla loro crescita.
Infatti sono andate da tempo emergendo e si sono progressivamente imposte le
istanze di natura specificamente pedagogica, espresse ed affermate da una
grande tradizione cui non sono mancati contributi di centrale rilievo anche
da parte di studiosi ed educatori italiani.
Al modello tradizionalmente prevalente
della scuola materna come luogo di vita vanno subentrando più esplicite
connotazioni di scuola comunque mantenute in una visione complessivamente
unitaria del bambino, dell'ambiente che lo circonda e delle relazioni che lo
qualificano, cui si accompagna la tendenza a delineare ed attuare progetti
nei quali l'educazione sia espressione della partecipazione delle famiglie e
dell'animazione della comunità.
La Legge n.
444/1968 ha consentito, sullo sfondo di un
articolato pluralismo culturale ed istituzionale, una più definita
consapevolezza delle funzioni della scuola materna, che si configura ormai
come il primo grado del sistema scolastico. Successivi provvedimenti
legislativi concernenti l'orario di funzionamento, l'organico degli
insegnanti, l'integrazione degli alunni in situazione di handicap e la
programmazione educativo-didattica, pur non avendo delineato un quadro
strutturalmente organico, ne hanno comunque sottolineato in maniera sempre
più esplicita lo spessore sociale e pedagogico. Ciò è testimoniato anche
dalla costante espansione dei tassi di iscrizione e di frequenza e rafforzato
dall'azione di sperimentazione e di innovazione svolta dal personale della
scuola, alla quale enti, istituzioni, associazioni professionali,
organizzazioni sindacali nonché la ricerca e la pubblicistica pedagogica
hanno costantemente offerto attenzione e sostegno.
L'ulteriore sviluppo di questa scuola si
profila, pertanto, come generalizzazione di un servizio educativo di elevata
qualità, impegnato a diffondersi senza squilibri e disuguaglianze sul
territorio nazionale, espressione di una progettualità politica e pedagogica
consapevole delle sfide provenienti dalle nuove dinamiche della cultura e
della società e in grado di tradurre nei fatti la convinzione che l'infanzia
rappresenta una fase ineludibilmente preziosa dell'educazione dell'uomo e del
cittadino.
I termini "scuola materna" e
"scuola dell'infanzia" sono usati nel testo indifferentemente, come
pure, talvolta, scuola del bambino. La denominazione scuola dell'infanzia è
però ritenuta più rispondente alla evoluzione che caratterizza l'istituzione
allo stato attuale.
II - IL BAMBINO E LA SCUOLA
Premessa
La scuola dell'infanzia concorre, nell'ambito
del sistema scolastico, a promuovere la formazione integrale della
personalità dei bambini dai tre ai sei anni di età, nella prospettiva della
formazione di soggetti liberi, responsabili ed attivamente partecipi alla
vita della comunità locale, nazionale ed internazionale.
Essa persegue sia l'acquisizione di
capacità e di competenze di tipo comunicativo, espressivo, logico ed
operativo, sia una equilibrata maturazione ed organizzazione delle componenti
cognitive, affettive, sociali e morali della personalità apportando con
questo il suo specifico contributo alla realizzazione della uguaglianza delle
opportunità educative.
III - INDICAZIONI CURRICOLARI
Premessa
La proposta di linee programmatiche di
tipo curricolare si connette al carattere di ambiente educativo
intenzionalmente e professionalmente strutturato che la scuola materna
assume, mantenendo le sue specifiche caratteristiche relazionali e
didattiche. Le indicazioni che seguono configurano le condizioni e gli
elementi di una piena affidabilità culturale, progettuale ed educativa.
IV - DIDATTICA ED ORGANIZZAZIONE
Premessa
Il passaggio dalle prospettive strettamente
curricolari alla realtà operativa nella quale esse devono venire
interpretate ed attuate richiede una riflessione sui caratteri
metodologici generali e sulle qualificazioni organizzative della
scuola.
I - INFANZIA, SOCIETA', EDUCAZIONE
Art. 1.- Una società in movimento
La società italiana è attualmente
caratterizzata da ampie, profonde e contrastanti trasformazioni che, rifrangendosi
in maniera differenziata nei diversi contesti storici, sociali e culturali
del Paese, configurano una peculiare condizione di complessità, i cui
indicatori emergenti richiedono una attenta considerazione.
La pluralità dei modelli di comportamento
e degli orientamenti di valore, la presenza di nuove ed incidenti forme di
informazione e la proliferazione dei luoghi di produzione e di consumo
rendono difficili il controllo, la gestione e l'equa distribuzione delle
risorse nel tessuto sociale. Tuttavia, la rapidità dei processi di
transizione, che sta alla base di un diffuso senso di insicurezza sui valori
e di una crescente contraddittorietà nelle condotte e negli stili di vita, si
profila al tempo stesso ricca di potenzialità ed opportunità di sviluppo positivo.
L'espandersi delle reti e dei linguaggi mass-mediali, ad esempio, pur
rischiando di produrre effetti di conformismo e di indurre abitudini di
ricettività puramente passiva, rappresenta non di meno una importante fonte
di informazione e di stimolazione culturale. L'irruzione e la diffusione dei
mezzi telematici ed informatici introducono senza dubbio opportunità
cognitive di grande rilevanza, anche se possono dar luogo a condizioni di
isolamento connesse alla loro fruizione e alla prevalenza dei linguaggi
formalizzati e digitali sulle altre forme di relazione e di espressività.
L'accentuarsi delle situazioni di natura multiculturale e plurietnica,
infine, di fronte alle quali si verificano talvolta atteggiamenti di
intolleranza quando non addirittura di razzismo, può tradursi in occasione di
arricchimento e di maturazione in vista di una convivenza basata sulla
cooperazione, lo scambio e l'accettazione produttiva delle diversità come
valori ed opportunità di crescita democratica.
E' anche in tale insieme di riferimenti
che si definiscono il compito e la funzione della scuola materna italiana
nello sviluppo della nostra comunità nazionale.
I - INFANZIA, SOCIETA', EDUCAZIONE
Art. 2.- La condizione dell'infanzia e
della famiglia
Tanto nelle rappresentazioni culturali
che nei contesti reali di vita sono presenti alcune contraddizioni, che
inducono a volte elementi di disorientamento nella pratica educativa.
Sono diffuse varie immagini dell'infanzia
che, se colgono alcuni aspetti della realtà, falsano il riconoscimento della
autentica condizione infantile qualora vengano assunte in maniera
unilaterale. La proclamazione della centralità dell'infanzia è spesso
contraddetta dal ricorrere di situazioni che ne rendono difficoltoso il pieno
rispetto. All'accrescimento quantitativo delle esperienze corrispondono, di
contro, fenomeni di distorsione sul piano cognitivo e di impoverimento su
quello motivazionale ed immaginativo. L'affermazione della dignità del
bambino è contrastata dal suo incontrollato coinvolgimento nelle logiche del
consumismo e la condizione di diffuso benessere materiale di cui gode non è
sempre accompagnata da una equivalente soddisfazione delle esigenze interiori
di sicurezza, di identità, di affermazione ed espansione dell'Io, di
significato, di appartenenza e di autonomia.
Permangono inoltre disomogeneità connesse
ai dislivelli economici, sociali e culturali, ed emergono nuove forme di
povertà, dovute soprattutto alla carenza di servizi e di spazi urbani di
vivibilità ed alla insufficiente disponibilità di luoghi e di opportunità di
crescita, di gioco e di creatività.
La famiglia, pur nella varietà delle sue
attuali configurazioni, presenta due connotazioni particolarmente ricorrenti
e rilevanti, costituite dalla persistente tendenza alla nuclearizzazione e
dall'affermazione del nuovo ruolo sociale della donna.
Tale contesto include elementi che
possono favorire una migliore realizzazione personale, aumentare il grado di
responsabilizzazione dei genitori, consentire una migliore capacità di lettura,
comprensione e soddisfazione dei bisogni e delle esigenze dei bambini,
incoraggiare una più condivisa accettazione dei compiti, riscoprire e
rivalorizzare ruoli e funzioni di tutti i componenti del nucleo familiare. Al
tempo stesso, tuttavia, può comportare vissuti di incertezza e di ansietà,
atteggiamenti di chiusura e di isolamento, riduzione della gamma dei rapporti
e delle relazioni, limitazione degli spazi di movimento e di autonomia, più
prolungati tempi di assenza degli adulti significativi.
La coesistenza di scenari così
profondamente diversificati e contrastanti impegna quindi la scuola a
svolgere un ruolo di attiva presenza, in collaborazione ed in armonia con la
famiglia, per la piena affermazione del significato e del valore dell'infanzia
secondo principe di uguaglianza, libertà e amorevole solidarietà.
I - INFANZIA, SOCIETA', EDUCAZIONE
Art. 3.- Il bambino soggetto di diritti
Spettano alle bambine e ai bambini, in
quanto persona, i diritti inalienabili -sanciti anche dalla nostra Costituzione
e da dichiarazioni e convenzioni internazionali- alla vita, alla salute,
all'educazione, all'istruzione ed al rispetto dell'identità individuale,
etnica, linguistica, culturale e religiosa, sui quali si fonda la promozione
di una nuova qualità della vita intesa come grande finalità educativa del
tempo presente.
La personalità infantile va inoltre
considerata nel suo essere e nel suo dover essere, secondo una visione
integrale che miri allo sviluppo dell'unità inscindibile di mente e corpo.
Lo sviluppo armonico ed integrale di tale
personalità implica, pertanto, il riconoscimento di esigenze di ordine
materiale e, più ancora, non materiale, alle quali rispondono la costante
attenzione e la disponibilità da parte dell'adulto, la stabilità e la positività
delle relazioni, la flessibilità e l'adattabilità a nuove situazioni,
l'accesso a più ricche interazioni sociali, l'acquisizione di conoscenze e di
competenze, la possibilità di esplorazione, di scoperta, di partecipazione e
di comunicazione, la conquista dell'autonomia, il conferimento di senso alle
esperienze; tutto questo in un intenso clima di affettività positiva e
gioiosità ludica.
La promozione della qualità della vita
del bambino risulta intrinsecamente correlata con il conseguimento di un
migliore livello di vita della comunità in generale e degli adulti di
riferimento in particolare. Quindi il nuovo progetto di scuola per l'infanzia
si propone di rendere la scuola stessa un significativo luogo di
apprendimento, socializzazione e animazione, con particolare riferimento alle
esigenze dei microsistemi sociali e delle zone culturalmente meno
avvantaggiate.
I tratti che definiscono e strutturano la
scuola dell'infanzia nella molteplicità delle sue dimensioni pedagogiche
(relazionali, curricolari, didattiche, funzionali ed istituzionali) si
pongono come altrettanti elementi di affermazione e di soddisfazione di tutte
queste esigenze e di tutti questi diritti.
I - INFANZIA, SOCIETA', EDUCAZIONE
Art. 4.- Ambienti di vita e contesti
educativi
La domanda di educazione può essere soddisfatta
quando la famiglia, la scuola e le altre realtà formative cooperano
costruttivamente fra loro in un rapporto di integrazione e di continuità.
E' quindi utile avere presenti tutte le possibili interazioni esistenti
fra i vari contesti educativi, poiché una prospettazione che li
considerasse isolatamente risulterebbe parziale e fuorviante.
La famiglia rappresenta il contesto primario nel
quale il bambino, apprendendo ad ordinare e distinguere le esperienze
quotidiane e ad attribuire loro valore e significato, acquisisce
gradualmente i criteri per interpretare la realtà, struttura categorie
logiche ed affettive, si orienta nella valutazione dei rapporti umani e
viene avviato alla conquista e alla condivisione delle regole e dei
modelli delle relazioni interpersonali attraverso l'interiorizzazione
delle norme di comportamento e la loro progressiva strutturazione in un
sistema di valori personali e sociali. Inoltre, sulla base delle
esperienze di comunicazione e di relazione, costruisce le sue capacità
linguistiche fino allo sviluppo dei processi simbolici e delle abilità
espressive.
La scuola poi, come la famiglia, si colloca nel
quadro di tutte quelle situazioni ed esperienze che il bambino vive in
maniera non ancora formalizzata (costumi, tradizioni, consumi, attività
artistiche, sportive e di tempo libero, insediamenti urbani e rurali,
strutture edilizie e così via), ma che per lui rivestono comunque grande
importanza.
La scuola dell'infanzia accoglie ed interpreta la
complessità dell'esperienza vitale dei bambini e ne tiene conto nella sua
progettualità educativa in modo da svolgere una funzione di filtro,
arricchimento e valorizzazione nei riguardi delle esperienze
extrascolastiche, allo scopo di sostenere il sorgere e lo sviluppo delle
capacità di critica, di autonomia del comportamento e di difesa dai
condizionamenti.
La distinzione dei compiti, sulla base del comune
riconoscimento del diritto del bambino all'educazione, è la condizione
necessaria per stabilire produttivi rapporti fra le diverse agenzie
educative. Vanno in ogni modo evitate le situazioni di ambiguità,
prevaricazione ed indebita supplenza, ricercando le convergenze che
nascono dalla condivisione delle finalità, dalla cooperazione solidale e
dalla partecipazione attiva e finalizzata. A questo scopo la scuola,
avvalendosi di tutti i mezzi previsti e possibili (colloqui individuali,
assemblee, riunioni di sezione, consigli di intersezione e di circolo,
comitati e gruppi di lavoro), crea un clima di dialogo, di confronto e di
aiuto reciproco, coinvolge i genitori nella progettazione educativa,
valorizza e potenzia la partecipazione responsabile di tutte le figure e
le istituzioni interessate, individuando modalità di concreta attuazione
finalizzata ad un raccordo funzionale degli interventi.
L'ambientamento e l'accoglienza rappresentano un
punto privilegiato di incontro tra la scuola e le famiglie, in quanto
forniscono preziose opportunità di conoscenza e collaborazione, che
possono venire avviate tramite contatti ed incontri già prima della
frequenza dei piccoli. E' sicuramente importante la capacità
dell'insegnante e della scuola nel suo insieme di accogliere le bambine e
i bambini in modo personalizzato e di farsi carico delle emozioni loro e
dei loro familiari nei delicati momenti del primo distacco,
dell'ambientazione quotidiana e della costruzione di nuove relazioni con i
compagni e con altri adulti.
Le situazioni connesse a relazioni familiari
difficili o a condizioni di precarietà richiedono una cura specifica, che
non va comunque disgiunta dall'attenzione a porre sempre in atto le
condizioni per una efficace collaborazione.
II - IL
BAMBINO E LA SCUOLA
Art. 1.- Finalità
La determinazione delle finalità della scuola
dell'infanzia deriva dalla visione del bambino come soggetto attivo,
impegnato in un processo di continua interazione con i pari, gli adulti,
l'ambiente e la cultura. In questo quadro la scuola materna deve
consentire ai bambini ed alle bambine che la frequentano di raggiungere
avvertibili traguardi di sviluppo in ordine alla identità, alla autonomia
ed alla competenza.
a) Maturazione dell'identità
In relazione a questo aspetto, la prospettiva della
scuola dell'infanzia consiste nel rafforzamento dell'identità personale
del bambino sotto il profilo corporeo, intellettuale e psicodinamico. Ciò
comporta sia la promozione di una vita relazionale sempre più aperta, sia
il progressivo affinamento delle potenzialità cognitive.
Una tale prospettiva formativa richiede e sollecita
il radicamento nel bambino dei necessari atteggiamenti di sicurezza, di
stima di sé, di fiducia nelle proprie capacità, motivazione alla
curiosità; richiede inoltre l'apprendimento a vivere in modo equilibrato e
positivo i propri stati affettivi, ad esprimere e controllare i propri
sentimenti e le proprie emozioni, nonché a rendersi sensibile a quelli
degli altri.
Analogamente, la scuola dell'infanzia rappresenta di
per sé un luogo particolarmente adatto ad orientare il bambino e la
bambina a riconoscere ed apprezzare l'identità personale in quanto
connessa alle differenze fra i sessi, ed insieme a cogliere la propria
identità culturale ed i valori specifici della comunità di appartenenza,
non in forma esclusiva ed etnocentrica, ma in vista della comprensione di
comunità e culture diverse dalla propria.
b) Conquista della autonomia
La scuola dell'infanzia contribuisce in modo
consapevole ed efficace alla progressiva conquista dell'autonomia.
Tale conquista richiede che venga sviluppata nel
bambino la capacità di orientarsi e di compiere scelte autonome in
contesti relazionali e normativi diversi, nel necessario riconoscimento
delle dipendenze esistenti ed operanti nella concretezza dell'ambiente
naturale e sociale. Ciò significa che il bambino si rende disponibile
all'interazione costruttiva con il diverso da sé e con il nuovo, aprendosi
alla scoperta, all'interiorizzazione ed al rispetto pratico di valori
universalmente condivisibili, quali la libertà, il rispetto di sé, degli
altri e dell'ambiente, la solidarietà, la giustizia e l'impegno ad agire
per il bene comune.
Appare importante sviluppare nel bambino la libertà
di pensiero, anche come rispetto della divergenza personale,
consentendogli di cogliere il senso delle sue azioni nello spazio e nel
tempo e di prendere coscienza della realtà nonché della possibilità di
considerarla e di modificarla sotto diversi punti di vista.
c) Sviluppo della competenza
Sotto questo riguardo la scuola dell'infanzia
consolida nel bambino le abilità sensoriali, percettive, motorie,
linguistiche e intellettive, impegnandolo nelle prime forme di
riorganizzazione dell'esperienza e di esplorazione e ricostruzione della
realtà.
Inoltre essa stimola il bambino alla produzione ed
interpretazione dei messaggi, testi e situazioni mediante l'utilizzazione
di una molteplicità ordinata di strumenti linguistici e di capacità
rappresentative. Nel contempo, rivolge particolare attenzione allo
sviluppo di capacità culturali e cognitive tali da consentire la
comprensione, la rielaborazione e la comunicazione di conoscenze relative
a specifici campi di esperienza.
Analogamente, la scuola dell'infanzia valorizza
l'intuizione, l'immaginazione e l'intelligenza creativa per lo sviluppo
del senso estetico e del pensiero scientifico.
II - IL BAMBINO E LA SCUOLA
Art. 2.- Dimensioni di sviluppo
Al suo ingresso nella scuola materna il bambino ha
già una sua storia personale, che lo ha condotto a possedere un complesso
patrimonio di atteggiamenti, capacità ed orientamenti. Egli appare un
soggetto attivo, curioso, interessato a conoscere e capire, capace di
interagire con gli altri e di servirsi della loro mediazione per conoscere
e modificare la realtà.
In questo periodo si vanno verificando cambiamenti
considerevoli che interessano sia lo sviluppo percettivo, motorio,
comunicativo, logico e relazionale, sia le dinamiche affettive ed emotive,
sia la costruzione dei rapporti e l'acquisizione delle norme sociali.
Lo sviluppo cognitivo, partendo da una base
percettiva, motoria e manipolativa, si articola progressivamente in
direzioni sempre più simbolico-concettuali.
Il bambino di tre anni corre, manipola oggetti,
inventa, imita, ripete, sperimenta semplici modalità esplorative, mentre a
quattro-cinque anni è molto più capace di controllo e di pianificazione
del comportamento, che ora viene organizzato in vista di scopi non
esclusivamente immediati.
Sul piano percettivo a tre anni è presente un
persistente grado di sincretismo, dimostrato dalla rigidità
nell'articolare i rapporti fra il tutto e le parti; a cinque anni, invece,
il bambino è in grado di procedere al confronto sistematico di stimoli
complessi e di valutarne somiglianze e differenze. Per quanto riguarda la
rappresentazione dello spazio, a tre anni il bambino è attento alle
relazioni topologiche senza tuttavia rilevare mutamenti nell'orientamento
spaziale degli oggetti, mentre a cinque anni già ne coglie la rotazione,
anche se con difficoltà rispetto all'immagine speculare. Uguali progressi
si notano nella elaborazione di schemi temporali e causali.
L'interazione affettiva rimane il principale contesto
entro il quale il bambino costruisce e sviluppa le sue relazioni sociali
ed i suoi schemi conoscitivi, servendosi della mediazione interpersonale
per strutturare i significati e per interpretare la realtà. La
concettualizzazione si sviluppa infatti a partire da una rappresentazione
globale degli eventi abituali propri del vissuto familiare e sociale,
caratterizzati da uno scopo e definiti da sequenze spazio-temporali in cui
oggetti e attori hanno una parte e sono causalmente connessi: il bambino
identifica in tal modo i caratteri percettivi e funzionali degli oggetti,
costruendo mappe e rappresentazioni categoriali con le quali ordina in
maniera più adeguata ed articolata cose, eventi e qualità, sostenuto in
questo dall'esperienza stessa della scuola, che gli consente di
esercitarsi in compiti cognitivi nuovi e di impegno progressivamente
maggiore.
La ricostruzione di eventi complessi e l'ordinamento
di concetti avvengono attraverso relazioni di significato che rimandano
innanzi tutto al vissuto individuale e soltanto successivamente pervengono
a connessioni di carattere generale. A quattro o cinque anni, infatti, ci
si serve ancora soprattutto del contesto, in cui confluiscono elementi di
natura affettiva e sociale, per capire discorsi, frasi e parole, anche se
è già in via di acquisizione la capacità di connettere correttamente
eventi complessi e sequenze di azioni tramite relazioni di natura
temporale e causale.
Ferma restando l'importanza del gioco in tutte le sue
forme ed espressioni, il gioco di finzione, di immaginazione e di
identificazione rappresenta l'ambito privilegiato in cui si sviluppa la
capacità di trasformazione simbolica. Nel gioco si imitano gli altri
bambini e gli adulti, si assumono ruoli diversi, si sperimentano
comportamenti ed emozioni, si fa un uso flessibile ed articolato dei
linguaggi, si pongono a confronto desiderio e realtà, immaginazione e dati
di fatto, attese e possibilità effettive.
Dai tre ai cinque anni il bambino impara a condividere
socialmente il gioco, a pianificare una trama, a gestire ruoli e regole di
una certa complessità, ad affrontare e risolvere eventuali conflitti, ad
attribuire più di un significato simbolico ad uno stesso oggetto, a
rappresentare ed integrare emozioni, ansie e paure. Questa attività si
presenta quindi come un potente strumento per lo sviluppo, che rende
possibile l'accettazione dei limiti posti ai bisogni ed ai desideri,
l'acquisizione delle prime regole sociali e morali, l'espressione di
sentimenti positivi e negativi, la regolazione delle emozioni attraverso
lo scambio verbale e il rapporto con gli altri.
Una evoluzione di grande portata riguarda anche la
capacità di vivere ed elaborare sentimenti ed emozioni. A tre anni essi
sono vissuti ed espressi in modo immediato e diretto, con una possibilità
molto ridotta di elaborazione e di distanziamento. In seguito la capacità
di far uso del discorso e della rappresentazione simbolica facilita la
comprensione empatica degli stati emotivi altrui e la oggettivazione dei
propri.
I processi di socializzazione sono favoriti dal gruppo
dei pari, che si presenta come totalità dinamica nella quale, attraverso
le sue varie articolazioni, ogni soggetto influenza gli altri ed è a sua
volta influenzato da loro, e consente di sperimentare diverse posizioni
sociali (di attività o di passività, di iniziativa o di acquiescenza, di
autonomia o di dipendenza) in una situazione di coesione e di vicinanza
interpersonale. Nelle relazioni con i coetanei, oltre che in quelle con
gli adulti, il bambino sperimenta l'esistenza di regole e norme sia
specifiche che generali, giungendo anche a cogliere le ragioni della loro
necessità. Le norme etiche, progressivamente interiorizzate, acquistano,
in virtù dei sentimenti di empatia che le sostanziano, un senso che si
estende oltre il piano cognitivo e pragmatico per collocarsi in rapporto
all'intera esperienza del bambino. Ciò implica, almeno, una solida
formazione affettiva e morale.
Data la grande variabilità individuale esistente nei
ritmi e nei tempi dello sviluppo, negli stili cognitivi, nelle sequenze
evolutive e nella acquisizione di abilità particolari, i quadri di
riferimento sopra indicati non vanno assunti come indicatori assoluti. Non
si possono inoltre ignorare le particolari difficoltà connesse alle
situazioni di handicap e di svantaggio nonché le discontinuità talvolta
rilevabili nello sviluppo di alcune strutture psicologiche, che si possono
manifestare con dei momentanei regressi, spesso dovuti semplicemente alla
introduzione di nuove procedure relazionali e didattiche.
In ogni caso, lo sviluppo non va visto come un fatto
esclusivamente funzionale, ma va interpretato sempre in relazione ai
contesti di socializzazione e di educazione nei quali si svolge.
Nell'osservazione sistematica del bambino è quindi
opportuno non assumere rigidi criteri di tipo quantitativo, ma preferire
sempre la contestualizzazione dei comportamenti rispetto alle notazioni
classificatorie. I livelli raggiunti da ciascuno richiedono infatti di
essere osservati più che misurati e compresi più che giudicati, poiché il
compito della scuola è di identificare i processi da promuovere, sostenere
e rafforzare per consentire ad ogni bambino di realizzarsi al massimo
grado possibile.
In questa prospettiva, sono indispensabili il
riconoscimento delle difficoltà cognitive, delle esigenze emotive e delle
richieste affettive di ciascuno e la consapevolezza che il modo in cui
ogni bambino percepisce se stesso nella sua situazione sociale ed
educativa costituisce una condizione essenziale per la sua ulteriore
crescita personale.
II - IL BAMBINO E LA SCUOLA
Art. 3.- Sistemi simbolico-culturali
Nell'età della scuola materna si sviluppano le basi
della simbolizzazione fino alla capacità di avvalersi, sia in termini di
fruizione che di produzione, di sistemi di rappresentazione riferibili a
diversi tipi di codici.
I sistemi simbolici raccolgono ed ordinano complessi
di significati culturalmente e storicamente determinati che trasmettono
informazioni diverse in funzione dei mezzi di comunicazione e di
espressione loro proprie, e permettono di costruire rappresentazioni e
descrizioni in grado di restituire aspetti significativi della realtà.
Inoltre, consentono di mediare il rapporto con il mondo attraverso un
attivo scambio di significati e di transizioni fra le diverse prospettive
personali, grazie all'impiego del linguaggio nelle forme definite dalla
cultura di appartenenza e alla possibilità concessa a ciascuno di poter
svolgere ed esprimere il proprio individuale modo di pensare e di
essere.
In quanto forme di organizzazione della conoscenza
adulta (linguaggi, scienze, arti), essi sono punti di forte riferimento
per l'insegnante e, di conseguenza, costituiscono anche componenti
fondamentali della sua preparazione: infatti, soltanto se è in grado di
controllarne direttamente i contenuti e di apprezzarne il valore egli può
avvicinare positivamente ad essi i bambini e disporre dei quadri di
competenza necessari per intervenire adeguatamente sullo sviluppo delle
loro capacità, aspirazioni e tendenze, attraverso l'organizzazione di
attività didattiche specifiche.
I sistemi simbolico-culturali offrono al bambino gli
strumenti ed i supporti (modi di operare e di rappresentare, concetti,
teorie) necessari per raggiungere sempre più elevati livelli di sviluppo
mentale. Essi, inoltre, definiscono contesti di esercizio rivolti allo
sviluppo di una pluralità di forme di intelligenza in cui si manifestano
forti variabilità individuali. Pur ammettendo una certa relativa
indipendenza fra i diversi settori considerati, si deve richiamare la
connessione esistente, in ogni sistema, tra il conoscere, il capire,
l'intuire, il sentire, l'agire e il fare, e tenere presenti le
interrelazioni esistenti fra di loro e fra le forme di intelligenza che ad
essi ineriscono.
II - IL BAMBINO E LA SCUOLA
Art. 4.- Continuità educativa
L'identità culturale del bambino, che la scuola
dell'infanzia è chiamata ad assumere come dato fondamentale di riferimento
della sua progettualità, si sostanzia di un complesso intreccio di
influenze. Le modalità dello sviluppo personale, inoltre, presentano
dinamiche evolutive che possono non corrispondere ai passaggi formali fra
le diverse istituzioni educative. Ciò esige, da parte della scuola, la
capacità di porsi in continuità e in complementarità con le esperienze che
il bambino compie nei suoi vari ambiti di vita, mediandole culturalmente e
collocandole in una prospettiva di sviluppo educativo.
Occorre, pertanto, prevedere un sistema di rapporti
interattivi tra la scuola materna e le altre istituzioni ad essa contigue,
che la configura come contesto educativo e di apprendimento saldamente
raccordato con tutte le esperienze e conoscenze precedenti, collaterali e
successive del bambino. E' quindi necessario prestare attenzione alla
coerenza degli stili educativi e dar luogo, in base a precisi criteri
operativi e in direzione sia orizzontale che verticale, a raccordi che
consentano alla scuola di fruire, secondo un proprio progetto pedagogico,
delle risorse umane, culturali e didattiche, presenti nella famiglia e nel
territorio, e di quelle messe a disposizione dagli enti locali, dalle
associazioni e dalla comunità. Appare, poi, pedagogicamente utile
concordare modalità di organizzazione e di svolgimento delle attività
didattiche e praticare scambi di informazioni e di esperienze fra i
livelli immediatamente contigui di scuola, nel rispetto delle reciproche
specificità.
Risultati concreti di raccordo possono venire
perseguiti mediante le programmazioni educative e didattiche, il confronto
e la verifica istituzionalmente preordinati fra i vari operatori
professionali e fra questi e i genitori, l'organizzazione dei servizi ed
il rapporto organico fra le scuole e le istituzioni del territorio. Fra le
condizioni essenziali per promuovere una effettiva continuità si
evidenziano l'attenzione da riservare, in stretta collaborazione con le
famiglie, all'accoglienza dei bambini, all'osservazione sistematica del
comportamento, alla equilibrata formazione delle sezioni, alla
flessibilità dei tempi, alla predisposizione degli spazi ed alla scansione
delle attività. Ugualmente opportuni possono essere i momenti di
interazione con gli educatori dell'asilo nido, volti a predisporre
occasioni di incontro e comuni modalità di osservazione del comportamento
dei bambini. Una particolare cura richiede la continuità con la scuola
elementare, finalizzata al coordinamento dei curricoli degli anni ponte,
alla comunicazione di informazioni utili sui bambini e sui percorsi
didattici effettuati, alla connessione fra i rispettivi impianti
metodologici e didattici ed alla eventuale organizzazione di attività
comuni. Uno strumento importante per realizzare queste prospettive è la
programmazione coordinata di obiettivi, itinerari e strumenti di
osservazione e verifica, accompagnata da momenti condivisi di formazione
per gli insegnanti dei due gradi di scuola.
II - IL BAMBINO E LA SCUOLA
Art. 5.- Diversità e integrazione
La scuola materna accoglie tutti i bambini, anche
quelli che presentano difficoltà di adattamento e di apprendimento, per i
quali costituisce una opportunità educativa opportunamente rilevante. Ogni
bambino deve potersi integrare nella esperienza educativa che esso offre,
così da essere riconosciuto e riconoscersi come membro attivo della
comunità scolastica, coinvolto nelle attività che vi si svolgono.
La presenza nella scuola dei bambini in difficoltà è
fonte di una preziosa dinamica di rapporti e di interazioni, che è, a sua
volta, occasione di maturazione per tutti, dalla quale si impara a
considerare ed a vivere la diversità come una dimensione esistenziale e
non come una caratteristica emarginante.
La scuola offre ai bambini con handicap adeguate
opportunità educative, realizzandone l'effettiva integrazione secondo un
articolato progetto educativo e didattico, che costituisce parte
integrante della programmazione.
Tale progetto richiede: una accurata diagnosi
funzionale che consenta la conoscenza degli eventuali deficit e
l'individuazione delle capacità potenziali; la promozione delle condizioni
in grado di ridurre le situazioni di handicap attraverso l'analisi delle
risorse organizzative, culturali e professionali della scuola; il
riconoscimento delle condizioni di vita e delle risorse educative della
famiglia; il reperimento delle opportunità esistenti nell'ambiente. La
formulazione di specifici progetti educativi individualizzati deve
considerare il soggetto protagonista del proprio personale processo di
crescita (sul piano relazionale, sociale e cognitivo), garantire
l'attuazione di verifiche periodiche e tempestive, nonché la
collaborazione con i servizi specialistici mediante il raccordo fra gli
interventi terapeutici e quelli scolastici, da attuarsi sulla base di
apposite intese interistituzionali.
Nella scuola materna sono presenti anche bambini le
cui difficoltà e i cui svantaggi possono risalire a condizionamenti di
natura socio-culturale. La loro integrazione deve essere favorita con ogni
mezzo, in modo da rispondere ai loro specifici bisogni relazionali e
cognitivi e da svilupparne e rafforzarne le capacità individuali, curando
che da parte dei servizi sociali vengano effettuati, a seconda dei casi,
gli indispensabili interventi.
Tutti gli insegnanti della scuola, e non soltanto gli
insegnanti di sostegno, concorrono collegialmente alla riuscita del
progetto educativo generale e di integrazione, al quale prende
significativamente parte anche il personale non insegnante ed ausiliario.
Una attenzione del tutto particolare va riservata all'individuazione delle
situazioni di apprendimento-insegnamento, al potenziamento dei contesti di
comunicazione e all'estensione delle opportunità relazionali.
La tempestività degli interventi educativi di
integrazione costituisce una delle forme più efficaci di prevenzione dei
disagi e degli insuccessi che ancora si verificano lungo la carriera
scolastica.
III - INDICAZIONI CURRICOLARI
Art. 1.- Curricolo e programmazione: elementi
costitutivi e funzioni
Il testo programmatico nazionale esplicita e motiva le
finalità della scuola materna, richiama le modalità e le dimensioni dello
sviluppo infantile, evidenzia gli apprendimenti congruenti con l'età e con
il contesto culturale, propone i criteri metodologici e didattici
dell'attività educativa; le programmazioni ne contestualizzano le
indicazioni in riferimento alle specifiche esigenze di educazione e di
apprendimento dei bambini ed alle domande formative delle diverse
comunità.
L'indicazione dei criteri assunti, delle procedure
impiegate, delle scelte responsabilmente effettuate e delle azioni
intraprese determinano il curricolo, le cui caratteristiche sono pertanto
costituite dalla specificità degli obiettivi, dei contenuti e dei metodi,
dalla molteplicità delle sollecitazioni educative e dalla flessibilità
nell'applicazione delle proposte programmatiche.
Gli elementi essenziali del progetto
educativo-didattico della scuola materna sono quindi costituiti, in base
alla struttura curricolare, dalle finalità educative, dalle dimensioni
dello sviluppo e dai sistemi simbolico-culturali. La struttura curricolare
si basa sulla stretta interrelazione fra questi elementi costitutivi che,
assunti in una coerente concezione educativa, concorrono ad articolare una
serie ordinata di campi di esperienza educativa verso i quali vanno
orientate le attività della scuola.
III - INDICAZIONI CURRICOLARI
Art. 2.- Campi di esperienza educativa
Con questo termine si indicano i diversi ambienti del
fare e dell'agire del bambino e quindi i settori specifici ed
individuabili di competenza nei quali il bambino conferisce significato
alle sue molteplici attività, sviluppa il suo apprendimento, acquisendo
anche le strumentazioni linguistiche e procedurali, e persegue i suoi
traguardi formativi, nel concreto di una esperienza che si svolge entro
confini definiti e con il costante suo attivo coinvolgimento.
Ciascun campo di esperienza presenta i suoi peculiari
esiti educativi, percorsi metodologici e possibili indicatori di verifica
ed implica una pluralità di sollecitazioni ed opportunità.
L'organizzazione delle attività si fonda su una continua e responsabile
flessibilità ed inventività operativa e didattica in relazione alla
variabilità individuale dei ritmi, dei tempi e degli stili di
apprendimento oltre che delle motivazioni e degli interessi dei bambini.
In particolare per i bambini in condizioni di handicap o di svantaggio,
che non devono venire esclusi da nessun campo di esperienza, è necessario
stabilire specifici punti di arrivo, percorsi metodologici ed indicatori
di verifica valorizzando le loro capacità e potenzialità.
a) Il corpo e il movimento
Il campo di esperienza della corporeità e della
motricità contribuisce alla crescita e alla maturazione complessiva del
bambino promuovendo la presa di coscienza del valore del corpo inteso come
una delle espressioni della personalità e condizione funzionale,
relazionale, cognitiva, comunicativa e pratica da sviluppare in ordine a
tutti i piani di attenzione formativa.
Ad esso ineriscono inoltre quei contenuti di natura
segnica i cui alfabeti sono indispensabili per l'espressione soggettiva e
la comunicazione interpersonale ed interculturale.
Le tappe evolutive procedono dalla dominanza del
"corpo vissuto" alla prevalenza della discriminazione percettiva e alla
rappresentazione mentale del proprio corpo statico e in movimento. Intorno
ai tre anni il bambino controlla globalmente gli schemi motori dinamici
generali (correre, lanciare, ecc.), imita di volta in volta posizioni
globali del corpo o posizioni semplici di un segmento, riconosce parametri
spaziali, discrimina e riproduce semplici strutture ritmiche.
Verso i sei anni effettua una prima forma di controllo
segmentario degli schemi dinamici generali, imita contemporaneamente
posizioni globali del corpo e posizioni combinate dei suoi segmenti,
riconosce la destra e la sinistra su di sé, discrimina e riproduce
strutture ritmiche varie e articolate.
I traguardi di sviluppo da perseguire consistono, da
una parte nello sviluppo delle capacità senso-percettive e degli schemi
dinamici e posturali di base (camminare, correre, saltare, lanciare, ecc.)
per adattarli ai parametri spazio-temporali dei diversi ambienti;
dall'altra nella progressiva acquisizione della coordinazione dei
movimenti e della padronanza del proprio comportamento motorio
nell'interazione con l'ambiente, vale a dire la capacità di progettare ed
attuare la più efficace strategia motoria e di intuire-anticipare quella
degli altri e le dinamiche degli oggetti nel corso delle attività
motorie.
L'educazione alla salute sarà avviata fornendo, in
modo contestuale alle esperienze di vita, le prime conoscenze utili per
una corretta gestione del proprio corpo, in modo da promuovere
l'assunzione di positive abitudini igienico-sanitarie.
Il naturale interesse per la conoscenza del corpo e
della sua dimensione sessuale può essere sostenuto dall'attenzione
educativa dell'insegnante rivolta sia alle occasioni informali, proprie
della vita quotidiana, sia alle attività ludiche. Va avvertito che la
dimensione della sessualità investe anche altri campi della esperienza
educativa.
L'insieme delle esperienze motorie e corporee
correttamente vissute costituisce un significativo contributo per lo
sviluppo di un'immagine positiva di sé.
La forma privilegiata di attività motoria è costituita
dal gioco, che sostanzia e realizza nei fatti il clima ludico della scuola
dell'infanzia, adempiendo a rilevanti e significative funzioni di vario
tipo, da quella cognitiva e quella socializzante a quella creativa.
Occorre quindi conoscere e sperimentare tutte le forme praticabili di
gioco a contenuto motorio: dai giochi liberi a quelli di regole, dai
giochi con materiali a quelli simbolici, dai giochi di esercizio a quelli
programmati, dai giochi imitativi a quelli popolari e tradizionali.
L'insegnante svolgerà compiti di regia educativa,
predisponendo ambienti stimolanti e ricchi di opportunità diversificate di
esercizio; inoltre programmerà con cura la scelta, l'ordine di successione
e le modalità di svolgimento dei giochi di regole, di cui potrà anche
assumere la conduzione. Nel giocodramma il suo intervento consisterà
soprattutto nel creare le condizioni affinché il bambino si possa
esprimere creativamente e nello stimolarlo alla ricerca di forme
espressive e comunicative personali ed efficaci.
I momenti di ordine valutativo poggeranno sulla
definizione dei comportamenti da osservare sistematicamente, sulla
documentazione e sulla ponderazione dei processi di sviluppo del bambino
con una particolare attenzione per il controllo dinamico e l'adattamento
spaziale e temporale.
L'impiego costante di piccoli attrezzi e oggetti
semplici, che i bambini possono facilmente manipolare ed usare in varie
situazioni e nei modi più diversi, garantisce comunque consistenza e
significatività all'attività motoria. Va poi osservato che la
disponibilità di impianti e attrezzature costosi e sofisticati non
costituisce in sé garanzia di consistenza e significatività educativa
delle attività, ma è da considerarsi utile o addirittura indispensabile in
relazione agli obiettivi della programmazione.
Ai soggetti disabili deve essere offerta la
possibilità di partecipare alle attività motorie programmate, sviluppando
percorsi originali ed evitando occasioni di esclusione.
b) I discorsi e le parole
E' lo specifico campo di esercizio delle capacità
comunicative riferite al linguaggio orale e al primo contatto con la
lingua scritta, la cui valida impostazione, sul piano culturale e
scientifico, muove dal principio che la lingua si apprende all'interno di
una varietà di contesti comunicativi e che essa, nella complessità dei
suoi aspetti costitutivi (fonologico, lessicale, semantico, morfologico,
sintattico, pragmatico), è un sistema governato da regole implicite, che
si applicano anche se non si sanno descrivere.
Le finalità proprie del campo si possono condensare
nella acquisizione della fiducia nelle proprie capacità di comunicazione e
di espressione, nella disponibilità a riconoscere il diritto degli altri
alle proprie idee ed opinioni, nell'impegno a farsi un'idea personale ed a
manifestarla, nello sforzo di ascoltare e comprendere, nella disposizione
a risolvere i conflitti con la discussione, nella consapevolezza della
possibilità di esprimere le medesime esperienze in modi diversi.
Il conseguimento di una reale capacità di
comunicazione richiede che la scuola promuova l'esercizio di tutte le
funzioni (personale, interpersonale, euristica, immaginativa e poetica,
referenziale, argomentativa, metalinguistica) che risultano indispensabili
per un comportamento linguistico rispondente alla complessità dei contesti
ed alla ricchezza delle intenzioni, evitando di restringersi alle funzioni
semplicemente regolative e informative.
In termini più analitici, le principali abilità da far
progressivamente acquisire agli alunni possono consistere: - nel prestare
attenzione ai discorsi altrui e nel cercare di comprenderli; - nel farsi
capire dagli altri pronunciando correttamente le parole, indicando
appropriatamente oggetti, persone, azioni ed eventi, usando in modo
adeguato i tempi dei verbi, formulando frasi di senso compiuto; -
nell'analizzare e commentare figure di crescente complessità; - nel
descrivere una situazione ad altri; - nel dar conto di una propria
esperienza e nel rievocare un fatto; - nel riassumere una breve vicenda
presentata sotto forma di lettura e di racconto.
Il bambino di tre anni ha già acquisito una serie
complessa di abilità linguistiche e diventerà sempre più capace, anche in
virtù delle sollecitazioni offerte dalla scuola, di differenziare i piani
temporali del discorso, di usare appropriatamente nomi, verbi, forme
avverbiali ed aggettivi, di enucleare proposizioni all'interno del
periodo, di usare la subordinazione.
All'entrata nella scuola dell'infanzia si possono
constatare le differenze esistenti sul piano del linguaggio, che per
alcuni può essere un dialetto o un'altra lingua, in cui il bambino è molto
competente. La scuola accetta il modo di comunicare e di esprimersi di
tutti i bambini programmando ed attuando una molteplice varietà di
situazioni di apprendimento, ampliandone progressivamente la competenza
all'uso di altri codici, connessi ai diversi tipi di relazione sociale e
alle forme di comunicazione più allargate e complesse offerte dalla lingua
nazionale.
Lo sviluppo linguistico del bambino è favorito, in
primo luogo, dalla conversazione regolata dall'adulto e dall'interazione
con i coetanei.
La conversazione regolata dall'adulto appare molto
produttiva nel piccolo gruppo in cui tutti possono parlare e ascoltare. Il
grande gruppo (il circolo di tutta la sezione), invece, sebbene non
faciliti lo scambio comunicativo, è comunque utile (purché non ecceda
nella durata) a sviluppare un senso di appartenenza ed a condividere le
informazioni e le proposte dell'insegnante. Nel piccolo gruppo regolato da
un adulto si può parlare delle proprie esperienze personali, discutere di
eventi condivisi a scuola, ragionare su fatti ed avvenimenti, eseguire un
gioco collettivo, ascoltare fiabe, filastrocche, poesie e racconti,
produrre e confrontare scritture spontanee, fare giochi di parole,
scambiare significati e usi linguistici. Il racconto, il resoconto e
l'invenzione di storie contribuiscono a far acquisire, nelle forme del
pensiero narrativo, gli strumenti per comprendere il mondo naturale e
sociale e per costruire la propria identità.
Anche nella scuola, così come per alcuni bambini già
avviene nella famiglia, l'interazione fra lingua orale e lingua scritta
può continuare a svilupparsi in modo non casuale attraverso la
familiarizzazione con i libri, la lettura dell'adulto, la conversazione e
la formulazione di ipotesi sui contenuti dei testi letti. Il primo
accostamento alla lingua scritta, infatti, è ormai avvertito come un
nucleo qualificante per l'attività educativa della scuola dell'infanzia,
sia come avvio all'incontro col libro e alla comprensione del testo sia
come interessamento al sistema di scrittura, nei cui confronti il bambino
elabora congetture ed effettua tentativi sin da quando comincia a
differenziarlo dal disegno. Il processo di concettualizzazione della
lingua scritta inizia quindi prima dell'ingresso nella scuola elementare
ed è sostenuto dall'immersione in un ambiente ricco di fonti di
informazione e di immagini, capace di stimolare anche la curiosità per la
lingua ed i modi di scriverla.
Per quanto riguarda l'interazione con i coetanei,
opportunità di grande ricchezza linguistica sono presenti nel gioco
simbolico, che consente ai bambini di concentrare l'attenzione per
arrivare ad una identificazione e progettazione comune della finzione da
condividere, ed in tutte quelle attività (giocare con materiali,
esplorare, sperimentare, dipingere) che l'adulto presenta positivamente
come collaborative. Per i bambini di questa fascia di età il parlare tra
loro e con l'adulto mentre si svolgono delle attività motivanti, facendo
piani e previsioni, costruendo spiegazioni, formulando ipotesi e giudizi,
è uno strumento fondamentale per lo sviluppo del pensiero e del
ragionamento.
Lo sviluppo delle competenze sul piano della
conversazione, della comprensione e delle abilità metalinguistiche è poi
favorito dalle strategie comunicative (come la riformulazione,
l'intervento "a specchio" e la focalizzazione dell'attenzione) messe in
atto dall'insegnante al fine di realizzare un miglioramento ed un
incremento dei dialoghi e degli scambi verbali fra i bambini. E' anche
importante l'organizzazione di angoli disposti in modo da favorire la
conversazione, la libera consultazione di albi, libri, giornali ed
immagini, l'ascolto ed il racconto di storie al registratore, il gioco, le
attività di pittura e di esplorazione scientifica.
Lo strumento essenziale per accettare il livello di
acquisizione dei bambini è l'osservazione in tutti i possibili contesti di
uso del linguaggio. Si collocano in primo luogo le competenze relative a:
* conversare (per la progressiva padronanza degli aspetti pragmatici e per
l'arricchimento lessicale); *narrare eventi personali o piccole storie
(per la verifica delle capacità sintattiche e dell'uso dei meccanismi
della coerenza e della coesione); * comprendere ciò che viene raccontato o
letto (attraverso la riformulazione di punti essenziali e la richiesta di
spiegazioni); * usare un metalinguaggio (attraverso l'analisi di
significati e di somiglianze semantiche e fonologiche fra parole, la
ricerca di assonanze e rime, l'uso di verbi relativi a dire, significare,
pensare).
Per i bambini con difficoltà di linguaggio è
importante l'accertamento graduale dei risultati ottenuti e la loro
comparazione con i progressi conseguiti nelle eventuali attività di
logoterapia. Nelle diverse situazioni di handicap deve essere favorita la
più ampia partecipazione alla comunicazione, intesa come ascolto, scambio
e dialogo, attraverso le parole e gli oggetti, le immagini e il tatto, i
ritmi e il silenzio.
c) Lo spazio, l'ordine, la misura
Questo campo di esperienza si rivolge in modo
specifico alle capacità di raggruppamento, ordinamento, quantificazione e
misurazione di fatti e fenomeni della realtà, ed alle abilità necessarie
per interpretarla e per intervenire consapevolmente su di essa. A questo
scopo, le abilità matematiche riguardano in primo luogo la soluzione di
problemi mediante l'acquisizione di strumenti che possono diventare a loro
volta oggetto di riflessione e di analisi.
Intorno a tre anni il bambino esprime le prime
intuizioni numeriche, come valutazioni approssimate della quantità nel
contare gli oggetti, nel confrontare le quantità e le grandezze
direttamente, mentre trova difficoltà ad ordinarle serialmente. Incomincia
inoltre ad avvertire, esprimendole linguisticamente, alcune collocazioni
spaziali e a riconoscere alcune proprietà comuni degli oggetti.
Verso i sei anni -operando con oggetti, disegni,
persone, ecc.- è in grado di contarli, di valutarne la quantità e di
eseguirne operazioni sempre sul piano concreto, di ordinare più oggetti
per grandezza, lunghezza e altezza, di classificarli per forma e colore,
di localizzare le persone nello spazio, di rappresentare dei percorsi e di
eseguirli anche su semplice consegna verbale.
La scuola materna svolge la sua azione in due
fondamentali direzioni:
- raggruppare, ordinare, contare, misurare: ricorsi a
modi più o meno sistematici di confrontare e ordinare, in rapporto a
diverse proprietà, grandezze ed eventi; uso di oggetti o sequenze o
simboli per la registrazione; impiego diretto di alcuni semplici strumenti
di misura; quantificazioni, numerazioni, confronti;
- localizzare: ricorso a modi, spontanei o guidati, di
esplorare il proprio ambiente, viverlo, percorrerlo, occuparlo,
osservarlo, rappresentarlo; ricorso a parole, costruzioni, modelli,
schemi, disegni; costruzione di sistemi di riferimenti che aiutano il
bambino a guardare la realtà da più punti di vista, coordinandoli
gradualmente fra loro.
E' anche opportuno sviluppare la capacità di porre in
relazione, come: formulare previsioni e prime ipotesi; individuare,
costruire ed utilizzare relazioni e classificazioni; costruire
corrispondenze e rapporti di complementazione, unione, intersezione ed
inclusioni tra classi; riconoscere invarianti; utilizzare strumenti di
rappresentazione; operare riflessioni e spiegazione su numeri, sistemi di
riferimento, modalità di rappresentazione e così via. A ciò si aggiunge
l'opportunità di sviluppare le capacità di progettare e inventare, come:
la creazione di progetti e forme, derivati dalla realtà o del tutto nuovi,
di oggetti e spazi dell'ambiente; l'ideazione di storie; la realizzazione
di giochi con regole più o meno formalizzate e condivise; le
rappresentazioni spontanee o ricavate da quelle in uso e così via.
Tutti gli aspetti dell'esperienza presentano, in
maniera più o meno immediata e diretta, ma sempre pertinente, numerose e
variate situazioni in grado di stimolare lo sviluppo di processi cognitivi
di natura matematica, che offrono lo spunto per attività basate
essenzialmente sul gioco, sulla manipolazione, l'esplorazione,
l'osservazione diretta, la collaborazione e il confronto con gli altri, lo
scambio fra pari, le sollecitazioni occasionali dell'insegnante. Le varie
forme di linguaggio naturale, a loro volta, costituiscono, per la loro
ricchezza espressiva e la loro potenzialità logica, il punto di partenza
di ogni attività di formalizzazione.
La elaborazione e la conquista dei concetti matematici
avviene quindi attraverso esperienze reali, potenziali e fantastiche che
si aprono a percorsi e tracciati occasionali o programmati di
razionalizzazione.
L'insegnante, pertanto, potrà valersi di un ampio
contesto di opportunità per proporre al bambino di svolgere, in un
contesto per lui significativo, operazioni di matematizzazione a vario
livello e guidarlo all'uso di espressioni adeguate di quantificazione,
ordinamento e comparazione, interagendo attivamente con i suoi processi di
argomentazione e sforzandosi di capire la logica che è alla base delle sue
risposte. In particolare, vanno tenute presenti le attività di vita
quotidiana (l'appello, il percorso casa-scuola, ecc.), la conoscenza di sé
e la storia personale, i ritmi ed i cicli temporali, i giochi di gruppo e
di squadra, l'ambientazione nello spazio (mappe, tracce, movimenti), le
produzioni fantastiche (fiabe, drammatizzazioni, conte), l'esplorazione
della natura, la progettazione di costruzioni e l'invenzione di storie. A
questo si aggiunge la possibilità di introdurre il riferimento diretto ad
oggetti matematizzati, come i materiali strutturati e la familiarizzazione
con simmetrie e combinazioni di forme (ritagli, piegature, mosaici,
incastri, ecc.).
Ai bambini che presentano particolari problemi ed
incontrano specifiche difficoltà nello svolgimento delle attività
programmate saranno proposti interventi educativi e didattici basati su di
un più costante ed intensivo riferimento ed aggancio alla concretezza,
sull'eventuale impiego di materiali e sussidi finalizzati e sull'invio di
segnali continui di apprezzamento dei loro sforzi e delle loro strategie
individuali di apprendimento.
d) Le cose, il tempo e la natura
E' il campo di esperienza relativo alla esplorazione,
scoperta e prima sistematizzazione delle conoscenze sul mondo della realtà
naturale ed artificiale, che ha come sistemi simbolici di riferimento
tutti i domini della conoscenza scientifica nei quali entrano
particolarmente in gioco l'intelligenza spaziale, quella
logico-linguistica ed i collegamenti con il pensiero matematico.
Le finalità specifiche riguardano la prima formazione
di atteggiamenti e di abilità di tipo scientifico.
Potenziando e disciplinando quei tratti -come la
curiosità, la spinta ad esplorare e capire, il gusto della scoperta, la
motivazione a mettere alla prova il pensiero- che già a tre anni
caratterizzano nella maggioranza dei casi il comportamento dei bambini, la
scuola orienta i suoi interventi ad un vasto raggio di obiettivi:
riconoscimento dell'esistenza dei problemi e della possibilità di
affrontarli e risolverli; perseveranza nella ricerca ed ordine nelle
procedure; sincerità nell'ammettere di non sapere, nel riconoscere di non
aver capito e quindi nel domandare; disponibilità al confronto con gli
altri e alla modifica delle proprie opinioni; senso del limite e della
provvisorietà delle spiegazioni; rispetto per tutti gli esseri viventi e
interesse per le loro condizioni di vita; apprezzamento degli ambienti
naturali ed impegno attivo per la loro salvaguardia.
Le abilità da sviluppare riguardano: l'esplorazione,
la manipolazione, l'osservazione con l'impiego di tutti i sensi;
l'esercizio di semplici attività manuali e costruttive; la messa in
relazione, in ordine, in corrispondenza; la costruzione e l'uso di simboli
e di elementari strumenti di registrazione; l'uso di misure non
convenzionali sui dati dell'esperienza; la elaborazione e la verifica di
previsioni, anticipazioni ed ipotesi; la formulazione di piani di azione
tenendo conto dei risultati; l'uso di un lessico specifico come strumento
per la descrizione e per la riflessione; il ragionamento conseguente per
argomentare e per spiegare gli eventi.
L'accostamento educativo alle conoscenze scientifiche
rispetta le caratteristiche proprie delle esperienze e delle riflessioni e
si adegua alle modalità di comprensione ed ai bisogni evolutivi dei
bambini. Per questo è essenziale che l'insegnante sia disponibile alle
concezioni che essi esprimono ed ai modi della loro formulazione, dia
spazio alle loro domande ed eviti di dare risposte premature, sappia
innescare processi individuali e collettivi di ricerca e di
chiarificazione mediante l'osservazione, la sperimentazione e la
discussione collettiva, semplifichi le situazioni e prospetti facili
confronti in modi che abbiano senso per i bambini, valorizzi la
prospettiva personale ed il pensare con la propria testa, non penalizzi
l'errore che, come espressione del proprio punto di vista ed occasione di
autocorrezione, promuove il pensiero critico.
Il lavoro collaborativo -che si manifesta nell'azione
congiunta, nell'imitazione reciproca, nella costruzione condivisa delle
conoscenze e nella opposizione dei punti di vista- offre un fondamentale
sostegno sociale e conoscitivo. Quanto all'intervento intenzionale
dell'adulto, la sequenza più raccomandabile di apprendimento procede dal
prevedere al fare, al rappresentare, al ridiscutere in gruppo,
confrontando le previsioni con i risultati dell'azione.
I bambini soddisfano i loro bisogni esplorativi e le
loro possibilità conoscitive esercitandosi con diversi tipi di materiali
(acqua, sassi, sabbia, ecc.), lavorando con le mani, da soli o in piccolo
gruppo, con oggetti, utensili ed elementi da costruzione, svolgendo
attività che uniscono alla valenza scientifica un particolare carattere
motivante come, ad esempio, le attività di cucina, le esperienze di fisica
elementare con materiali diversi, le attività di interesse biologico
(semine, coltivazioni di piante e, in particolare, osservazioni e
riflessioni sugli animali, valorizzando con ciò la naturale tendenza
affettiva dei bambini).
In molte di queste attività entrano in gioco
dimensioni di tipo temporale, come la simultaneità, l'ordine, la
successione e la misurazione delle durate. Le sequenze temporali sono
utilizzate dai bambini anche per organizzare gli eventi più familiari, in
modo da elaborare su questa base le ben più complesse nozioni ed abilità
che vanno dal ricostruire il passato ad anticipare il futuro. La scuola
svolge un ruolo importante anche nella articolazione della capacità di
percepire e collocare gli eventi nel tempo: la giornata scolastica,
infatti, offre i riferimenti esterni sui quali si distende la vita
quotidiana e sui quali si può avviare la strutturazione sia dell'aspetto
ciclico della scansione temporale (le ore, i giorni, la settimana) sia del
tempo irreversibile del divenire.
E' essenziale che l'ambiente e il tempo scolastico
siano organizzati in modo da consentire il lavoro autonomo e collaborativo
dei bambini anche secondo la consolidata esperienza dei laboratori e
l'utilizzazione di spazi attrezzati all'aperto. Sono poi indispensabili
alcune condizioni di carattere strutturale e strumentale (disporre di
semplici strumenti e recipienti di vario tipo, per fruire di condizioni
che permettano di manipolare materiali diversi, il facile accesso
all'acqua, spazi esterni per osservazioni ed esperienze) e la
progettazione di uscite finalizzate alla ricerca nella realtà naturale,
sociale e del lavoro.
La verifica delle abilità acquisite e degli
atteggiamenti maturati dai bambini può essere condotta mediante
osservazioni sistematiche, che useranno come indicatori gli obiettivi
stessi.
Le rilevazioni di maggior interesse si concentreranno
sul comportamento del bambino durante le attività di esplorazione e di
indagine svolte da solo o con altri, tenendo presente che non è importante
il contenuto dell'azione quanto l'insieme delle modalità in cui essa è
svolta. Occorre fare attenzione all'impegno di pianificazione, all'uso dei
risultati, al tipo di verbalizzazione che l'accompagna. Il momento in cui
si richiede di fare anticipazioni e previsioni può fornire validi elementi
per diagnosticare i livelli di partenza delle conoscenze dei bambini, così
come il modo in cui affrontano un nuovo problema informa sulla loro
padronanza di abilità ed atteggiamenti. Più in generale, la richiesta di
rappresentare fatti ed eventi, la formulazione di domande e l'ulteriore
richiesta di fornire previsioni e spiegazioni congruenti offrono probanti
indicazioni sull'andamento dei processi di comprensione e di
assimilazione.
e) Messaggi, forme e media
Questo campo di esperienza considera tutte le attività
inerenti alla comunicazione ed espressione manipolativo-visiva,
sonoro-musicale, drammatico-teatrale, audiovisuale e massmediale e il loro
continuo intreccio.
Esso comprende contenuti ed attività verso i quali i
bambini dimostrano una particolare propensione, hanno da sempre
caratterizzato i progetti educativi della scuola dell'infanzia e sono
venuti ad assumere una particolare rilevanza in relazione alle
caratteristiche proprie della civiltà dell'informazione. E' infatti
essenziale rendersi conto dell'importanza, nell'era della multimedialità,
della capacità di produrre e comprendere messaggi, tradurli e rielaborarli
in un codice diverso.
La scuola si adopera affinchè i linguaggi corporei,
sonori e visuali più accessibili ai bambini vengano accolti ed usati il
più consapevolmente e correttamente possibile, al fine di avviarli
tempestivamente ad una fruizione attivamente critica dei messaggi diretti
ed indiretti dai quali sono continuamente investiti e, di conseguenza, di
attrezzarli ad una efficace difesa nei confronti dei rischi di
omologazione immaginativa ed ideativa che la comunicazione mass-mediale
comporta, in modo da porre le basi per lo sviluppo di una creatività
ordinata e produttiva.
L'orientamento metodologico fondamentale consiste
nell'utilizzazione in forma educativa della stessa multimedialità,
liberata dall'usuale approccio consumistico per essere ricondotta ad una
vasta serie di esperienze dirette. La scuola stessa può dare luogo, a
questo scopo, ad una propria multimedialità che comprende sia esperienze
fantastiche e narrative sia sollecitazioni derivanti dalla esplorazione di
ambiente. E' fondamentale ricordare la rilevanza culturale ed educativa
dei linguaggi non verbali, per cui è della massima importanza impadronirsi
delle forme codificate di ciascuno di essi.
Le attività grafiche, pittoriche e plastiche
introducono il bambino ai linguaggi della comunicazione ed espressione
visiva, partendo dallo scarabocchio e dalle prime concettualizzazioni
grafiche per attivare una più matura possibilità di produzione, fruizione,
utilizzazione e scambio di segni, tecniche e prodotti. L'esigenza
prioritaria è di far acquisire una padronanza dei vari mezzi e delle varie
tecniche che consenta di avvalersi di quelli più corrispondenti alle
intenzioni del bambino stesso.
Gli itinerari di attività tengono conto della
maturazione delle capacità percettive, visive e manipolative e della
necessità di attuare un approccio educativo rivolto a tutti i linguaggi e
mirato all'apprendimento di specifiche abilità. L'insegnante è quindi
impegnato a costruire percorsi didattici che consentano di esplorare
diversi mezzi e di sperimentare diverse tecniche. Va in ogni caso
valorizzata la diversità degli stili personali (ad esempio: il decorativo,
l'espressionistico, il rappresentativo), escludendo qualsiasi intervento
che possa indurre l'assunzione di stereotipie.
L'intervento diretto dell'insegnante muove da un
ascolto iniziale delle esperienze, dei desideri e delle proposte infantili
per una successiva elaborazione e una restituzione in chiave progettuale
con temi da sviluppare, storie da inventare, prodotti da fare in gruppo.
Tali obiettivi si perseguono attraverso la predisposizione di un ambiente
atto a stimolare la fantasia, l'immaginazione e la creatività, l'uso
attento di immagini e stimoli, l'offerta di una differenziata gamma di
esperienze, quali: esplorare la realtà fisica e manipolare materiali;
organizzare, modificare, progettare interventi sull'ambiente; osservare,
analizzare, rappresentare la realtà scolastica ed extrascolastica; vivere
in un ambiente esteticamente ed artisticamente valido. E' in ogni caso
importante disporre di adeguati spazi, organizzati ed attrezzati con
materiali e strumenti abbondanti e facilmente accessibili.
Le attività drammatico-teatrali sono finalizzate allo
sviluppo di processi regolati di identificazione-proiezione mediante
interventi che, coinvolgendo i bambini nella partecipazione, ne
arricchiscono l'esperienza su diversi piani. Si attivano, così, molteplici
tracciati di crescita di ordine cognitivo e affettivo (dalla ricostruzione
temporale alle diverse modalità di espressione alla invenzione fantastica)
e si contribuisce a promuovere l'apprendimento e la formazione
integrale.
Le attività da realizzare comprendono, per esempio, i
giochi simbolici liberi e guidati, i giochi con maschere, i travestimenti,
la costruzione e l'utilizzazione di burattini e marionette, le
drammatizzazioni, le narrazioni e tutto ciò che può facilitare i processi
di identificazione dei bambini e il controllo della emotività.
L'intervento degli adulti assume una funzione di
mediazione fra il bambino e la realtà e va pertanto gestito -attraverso la
proposta di stimoli interessanti, dialoghi, giochi in compartecipazione-
in modo da lasciare sempre il maggior spazio possibile alla fantasia ed
alla inventività dei bambini stessi. Non si tratta, infatti, di insegnare
a recitare, ma di creare le situazioni in cui la stessa esperienza ludica
del bambino assuma le forme e la consistenza del "far teatro". Sono quindi
fondamentali la disponibilità dell'insegnante, la sua competenza
nell'impiego delle tecniche di animazione e la sua capacità di coinvolgere
i bambini in tutte le fasi di elaborazione della narrazione, da quella
verbale a quella teatrale vera e propria.
I materiali messi a disposizione devono consentire un
uso il più possibile aperto e creativo.
Le attività sonore e musicali mirano a sviluppare la
sensibilità musicale, a favorire la fruizione della produzione presente
nell'ambiente, a stimolare e sostenere l'esercizio personale diretto,
avviando anche alla musica d'insieme.
Il bambino vive in un mondo caratterizzato dalla
compresenza di stimoli sonori diversi, il cui eccessivo e disorganico
sovrapporsi può comportare il rischio sia di una diminuzione
dell'attenzione e dell'interesse per il mondo dei suoni sia un
atteggiamento di ricezione soltanto passiva. La scuola dell'infanzia può
quindi svolgere una essenziale funzione di riequilibrazione, di
attivazione e di sensibilizzazione, offrendo ai bambini proposte che
consentano loro di conoscere la realtà sonora, di orientarvisi, di
esprimersi con i suoni e di stabilire per il loro tramite relazioni con
gli altri.
L'intervento didattico si concretizza nelle attività
di esplorazione, di produzione e di ascolto.
L'elaborazione degli itinerari di lavoro può tener
conto di alcune tracce orientative particolari: scoperta e conoscenza
della propria immagine sonora; ricognizione esplorativa dell'ambiente
sonoro; uso dei suoni della voce e di quelli che si possono produrre con
il corpo; uso di oggetti e strumenti tradizionali ed elettronici; uso di
strumenti di registrazione ed amplificazione; utilizzazione di strumenti
musicali adatti ai bambini (ad esempio strumentario didattico);
apprendimento di canti adatti all'estensione vocale dei bambini;
invenzione di semplici melodie; sonorizzazione di fiabe o racconti;
attività ritmico-motorie; forme elementari e ludiche di rappresentazione
dei suoni; giochi per la scoperta e l'uso di regole musicali.
Dal punto di vista organizzativo, le attività musicali
possono essere favorite dalla costituzione di un laboratorio musicale o,
comunque, dalla predisposizione di ambienti che consentono l'uso della
sonorità e del movimento.
L'educazione mass-mediale ha per oggetto l'esperienza
televisiva, i giocattoli tecnologici e gli strumenti tecnici di uso
quotidiano di cui il bambino già fruisce o che comunque utilizzerà. Anche
per questo ambito non si tratta di compiere un intervento sistematico, ma
di rievocare e riprodurre esperienze e situazioni per farne oggetto di
gioco, di verbalizzazione, di confronto, di conoscenza e di
rappresentazione sempre più ricca, in modo da contrastare gli effetti
magici, totalizzanti e stereotipizzanti degli approcci correnti.
La scuola può utilizzare in modo critico e consapevole
le numerose occasioni didattiche che implicitamente accompagnano i
programmi radiotelevisivi, quelli cinematografici, i cartoni e i fumetti,
privilegiando le proposte che possono meglio facilitare e stimolare
comportamenti attivi, sociali e creativi.
Il desiderio dei bambini di comunicare e di narrare
visivamente può offrire, ad esempio, l'opportunità di "giocare alla TV" e
di avviare in tal modo una prima comprensione delle operazioni di
montaggio. Un ampio spazio spetta poi a tutti i momenti in cui si rende
possibile reagire in termini personali, attraverso il gioco o la
drammatizzazione o il contatto diretto con la realtà stessa, ai diversi
messaggi, a cominciare dalla pubblicità, cui il bambino è quotidianamente
ed intensivamente esposto, avviandolo a demistificarne e a
deassolutizzarne linguaggi e contenuti.
I bambini potranno così realizzare, anche nei
confronti degli oggetti e delle strumentazioni tecnologiche più diffuse,
un'ampia esplorazione diretta, accompagnata da occasioni di riflessione,
della loro realtà culturale.
f) Il sé e l'altro
In questo campo confluiscono tutte le esperienze ed
attività esplicitamente finalizzate che stimolano il bambino a comprendere
la necessità di darsi e di riferirsi a norme di comportamento e di
relazione indispensabili per una convivenza umanamente valida. Tali
esperienze muovono dal fatto che il bambino ha già iniziato a maturare una
sua propria capacità di riflessione e di interiorizzazione, e viene
progressivamente a vivere in una sempre più estesa e articolata comunità
di rapporti. Si avviano in tal modo il riconoscimento pratico e la presa
di coscienza critica dell'esistenza di norme sulle quali si fonda
l'organizzazione sociale e della presenza di diversi contesti
valoriali.
Le finalità specificamente considerate si volgono in
primo luogo all'assunzione personalizzata dei valori della propria cultura
nel quadro di quelli universalmente condivisi ed al rispetto attivo delle
diversità. In secondo luogo, si rapportano alla presenza nel bambino di
una capacità non soltanto di stare genericamente con gli altri, ma anche
di comprendere, condividere, aiutare e cooperare, e prendono in
considerazione il fatto che a questa età, in relazione con lo sviluppo
cognitivo, si delinea un iniziale interesse per la sfera del giudizio
morale. In terzo luogo, si riferiscono a strutture anche
simbolico-culturali (organizzazioni sociali e politiche, sistemi morali,
religioni) che nella loro pluralità e differenziazione hanno avuto ed
hanno una presenza altamente significativa e rilevante nella vita
dell'uomo, nella storia e nella cultura del nostro Paese.
In questo contesto, può verificarsi il ricorrere di
interessi e interrogativi (il senso della propria esistenza, della nascita
e della morte; le origini della vita; i motivi di fatti ed eventi; le
ragioni delle diverse scelte degli adulti, il problema dell'esistenza di
Dio) dal preciso spessore esistenziale, culturale, etico, metafisico e
religioso: il bambino, infatti, si pone e pone domande impegnative per
ogni persona, e che per lui hanno anche una rilevanza cognitiva, alle
quali si sono date e si continuano a dare differenti risposte, nei cui
confronti è indispensabile sviluppare un atteggiamento di attenzione,
comprensione, rispetto e considerazione. Pertanto, lungi dall'impedirle,
dallo scoraggiarle o dal sentirsene turbati, occorre impegnarsi ad aprire
con lui un dialogo franco, sincero ed ispirato ad una chiara sensibilità
multiculturale.
Il campo così delineato è comprensivo di diverse
possibili articolazioni.
Una prima articolazione riguarda lo sviluppo affettivo
ed emotivo, che ha come obiettivi la promozione dell'autonomia e della
capacità di riconoscere ed esprimere emozioni e sentimenti, la
canalizzazione dell'aggressività verso obiettivi costruttivi, il
rafforzamento della fiducia, della simpatia, della disponibilità alla
collaborazione, dello spirito di amicizia ed il sostegno nella conquista
di una equilibrata e corretta identità. Occorre, a questo proposito,
ricordare l'importanza degli incontri e dei rapporti affettivi con i
coetanei di entrambi i sessi, la necessità di non indurre nè rafforzare
stereotipi di genere, la positività della coeducazione ed il valore
dell'esperienza di una varietà di assunzione di ruoli.
Una seconda articolazione inerisce allo sviluppo
sociale. Al fine di offrire al bambino i primi elementi per la conoscenza
dell'organizzazione della società, si richiede lo svolgimento di
progressive opportunità di esplorazione dell'ambiente sia nelle sue
dimensioni di vicinato e di territorio sia in quelle istituzionali, a
partire dalle più immediate per volgersi nella direzione dei grandi
problemi dell'umanità. La conoscenza dell'ambiente culturale e delle sue
tradizioni, integrandosi con le attività proprie di altri campi
curricolari, consente anche di sviluppare il rapporto con il passato
attraverso la ricostruzione di eventi riferibili al bambino. Un'importante
esperienza educativa in tal senso è rappresentata dalla partecipazione a
eventi significativi della vita sociale e della comunità. Va pure
sviluppata, sul piano relazionale, comunicativo e pratico, la capacità di
comprendere i bisogni e le intenzioni degli altri e di rendere
interpretabili i propri, di superare il proprio esclusivo punto di vista,
di accettare le diversità (in particolare quelle legate a disabilità
fisiche e mentali) e ad assumere autonomamente ruoli e compiti.
Un risalto del tutto particolare spetta all'educazione
della multiculturalità, che esige la maggior attenzione possibile per la
conoscenza, il riconoscimento e la valorizzazione delle diversità che si
possono riscontrare nella scuola stessa e nella vita sociale in senso
ampio. A tale proposito è utile che l'insegnante si soffermi accuratamente
sugli elementi di somiglianza che accomunano le esigenze proprie di ogni
essere umano e sugli elementi di differenza riscontrabili nelle diverse
risposte culturali, in modo da renderli comprensibili anche ai
bambini.
Una terza articolazione attiene allo sviluppo
etico-morale, in cui emergono i significati sulla base dei quali si
definiscono e si strutturano le regole per l'appartenenza alla comunità e
la condivisione dei valori.
Il riconoscimento del valore e della dignità di ogni
soggetto umano costituisce il criterio di orientamento per la convivenza e
la costruzione di validi rapporti interpersonali. Gli obiettivi specifici,
pertanto, si qualificano come promozione dell'autonomia, del senso di
responsabilità, dell'accoglienza e dell'appartenenza. La stessa vita di
scuola si presenta come l'ambito più naturalmente adatto al loro
perseguimento attraverso lo svolgimento delle attività quotidiane,
l'esempio della condotta coerente degli adulti, il progressivo
coinvolgimento di bambini e bambine nelle attività e nelle decisioni, la
sollecitazione a riflettere sui comportamenti ed a formulare
valutazioni.
L'itinerario educativo va inteso e realizzato come un
tirocinio morale non forzato, che conduce dalla semplice scoperta
dell'esistenza dell'altro e dall'adattamento alla sua presenza al
riconoscimento rispettoso dei suoi modi di essere e delle sue esigenze
fino alla acquisizione di una effettiva capacità di collaborazione
regolata da norme in un quadro di ideali condivisi. E' così possibile,
all'interno di un positivo contesto interpersonale, consolidare le prime
capacità di scelta e di impegno della volontà e, nello stesso tempo,
sostenere la conquista dell'autostima in vista di una progressiva
autonomia.
Una quarta articolazione riguarda lo sviluppo di un
corretto atteggiamento nei confronti della religiosità e delle religioni e
delle scelte dei non credenti, che è innanzi tutto essenziale come motivo
di reciprocità, fratellanza, impegno costruttivo, spirito di pace e
sentimento dell'unità del genere umano in un'epoca di crescenti spinte
all'interazione multiculturale ed anche multiconfessionale. Questa
situazione rende particolarmente rilevante ogni intervento volto ad
evitare le distorsioni (come l'assunzione di comportamenti di
discriminazione) che possono conseguire all'assenza di una equilibrata
azione educativa.
Esistono specifiche motivazioni di ordine
antropologico, storico e culturale che consentono di prestare attenzione
sia al vissuto del bambino sia alle tradizioni ed alle caratteristiche
della cultura di appartenenza.
Gli itinerari formativi mirano alla comprensione delle
esperienze relative al senso dell'appartenenza, allo spirito di
accoglienza e all'atteggiamento di disponibilità.
Le molteplici manifestazioni ed espressioni proprie
della religiosità, delle religioni e delle scelte dei non credenti, con
particolare riguardo per quelle più direttamente connesse con il vissuto
soggettivo ed ambientale del bambino, offrono un'ampia gamma di occasioni
utili ad individuare i contenuti delle attività.
La conduzione didattica terrà conto delle opportunità
reali offerte dall'ambiente e del grado di interesse che esse suscitano
nel bambino per svolgerle in una linea rispettosa del compito fondamentale
di chiarificazione, rasserenamento, conoscenza e confronto leale ed
ispirata alla comprensione ed al rispetto delle scelte e degli
orientamenti delle famiglie.
Le esperienze formative, riferite all'intero campo di
esperienze del sé e l'altro, sebbene possano essere stimolate dal gioco,
dalle attività ricorrenti oppure prendere spunto da eventi occasionali,
vanno adeguatamente previste. Nel loro svolgimento, vanno assicurate la
partecipazione attiva del bambino e la spiegazione-comprensione delle
norme, in modo da evitare il ricorso ad affermazioni ed impostazioni
autoritarie.
IV - DIDATTICA ED ORGANIZZAZIONE
Art. 1.- Lineamenti di metodo
L'approccio intenzionale e programmatico alle finalità
e allo sviluppo dei campi di esperienza propri della scuola materna
richiede una organizzazione didattica intesa come predisposizione di un
accogliente e motivante ambiente di vita, di relazioni e di apprendimenti
che, escludendo impostazioni precocemente disciplinaristiche e
trasmissive, favorisca una pratica basata sulla articolazione di attività,
sia strutturate che libere, differenziate, progressive e mediate.
In particolare la metodologia della scuola
dell'infanzia riconosce come suoi connotati essenziali:
a) La valorizzazione del gioco
Il gioco costituisce, in questa età, una risorsa
privilegiata di apprendimento e di relazioni. Esso, infatti, favorisce
rapporti attivi e creativi sul terreno sia cognitivo che relazionale,
consente al bambino di trasformare la realtà secondo le sue esigenze
interiori, di realizzare le sue potenzialità e di rivelarsi a se stesso e
agli altri in una molteplicità di aspetti, di desideri e di funzioni.
L'insegnante, evitando facili improvvisazioni, invia
al bambino, attraverso la ricchezza e la varietà delle offerte e delle
proposte di gioco, una vasta gamma di messaggi e di stimolazioni, utile
alla strutturazione ludiforme dell'attività didattica nei diversi campi di
esperienza.
b) L'esplorazione e la ricerca
Le esperienze promosse nella scuola dovranno inserire
la originaria curiosità del bambino in un positivo clima di esplorazione e
di ricerca, nel quale si attivino -confrontando situazioni, ponendo
problemi, costruendo ipotesi, elaborando e confrontando schemi di
spiegazione- adeguate strategie di pensiero.
L'insegnante, attraverso una regia equilibrata ed
attenta, capace anche di interpretare e valorizzare i cosiddetti "errori",
guiderà il bambino a prendere coscienza di sé e delle proprie risorse, ad
adattarsi creativamente alla realtà ed a conoscerla, controllarla e
modificarla per iniziare a costruire, così, la propria storia personale
all'interno del contesto in cui vive.
E' comunque essenziale evitare l'artificiosità ed il
didatticismo ed attribuire invece il più ampio rilievo al fare ed alle
esperienze dirette di contatto con la natura, le cose, i materiali e
l'ambiente sociale e culturale, valorizzando le proposte e le iniziative
del bambino.
c) La vita di relazione
Il ricorso a varie modalità di relazione (nella
coppia, nel piccolo gruppo, nel gruppo più allargato, con o senza
l'intervento dell'insegnante) favorisce gli scambi e rende possibile una
interazione che facilita la risoluzione dei problemi, il gioco simbolico e
lo svolgimento di attività complesse, spinge alla problematizzazione,
sollecita a dare e ricevere spiegazioni.
Un clima sociale positivo è favorito anche dalla
qualità delle relazioni tra adulti e tra adulti e bambini. Quest'ultima
richiede, da una parte, una attenzione continua e competente ai segnali
inviati dai bambini stessi e all'emergere dei loro bisogni di sicurezza,
gratificazione e autostima e, dall'altra, la capacità di attivare forme
flessibili, interattive e circolari di comunicazione didattica. In questo
contesto va tenuto presente che la dimensione affettiva rappresenta una
componente essenziale dei processi di crescita anche sul piano
cognitivo.
d) La mediazione didattica
La scuola materna si avvale di tutte le strategie e le
strumentazioni che consentono di orientare, sostenere e guidare
proceduralmente lo sviluppo e l'apprendimento del bambino. In questo
senso, l'attivazione di abilità generali di assimilazione ed elaborazione
delle informazioni (memorizzare, rappresentare, comprendere relazioni
spaziali e causali) ed il ricorso a materiali sia informali che
strutturati da manipolare, esplorare ed ordinare innescano specifici
procedimenti di natura logica ed avviano una sequenza graduata di
occasioni, suggestioni e situazioni che consentono la conquista di una
maggiore sicurezza e di una prima organizzazione delle conoscenze.
e) L'osservazione, la progettazione, la verifica
All'interno dell'azione professionale dell'insegnante,
l'osservazione occasionale e sistematica, appresa ed esercitata attraverso
specifici itinerari formativi, consente di valutare le esigenze del
bambino e di riequilibrare via via le proposte educative in base alla
qualità delle sue risposte, poiché la progettazione degli interventi si
modula e si mette a punto costantemente sui modi di essere, sui ritmi di
sviluppo e sugli stili di apprendimento di ogni bambino. L'osservazione,
inoltre, è uno strumento essenziale per condurre la verifica della
validità e della adeguatezza del processo educativo.
Una progettazione aperta, flessibile, da costruirsi in
progressione e lontana da schematismi risulta coerente con la plasticità
ed il dinamismo dello sviluppo infantile e, di conseguenza, capace di
sollecitare sinergicamente tutte le potenzialità, i linguaggi e le forme
di intelligenza.
La valutazione dei livelli di sviluppo prevede: - un
momento iniziale, volto a delineare un quadro delle capacità con cui si
accede alla scuola materna; - dei momenti interni alle varie sequenze
didattiche, che consentono di aggiustare ed individualizzare le proposte
educative ed i percorsi di apprendimento; - dei bilanci finali per la
verifica degli esiti formativi, della qualità dell'attività educativa e
didattica e del significato globale e dell'esperienza scolastica.
f) La documentazione
L'itinerario che si compie nella scuola assume pieno
significato per i soggetti coinvolti ed interessati nella misura in cui
può venire adeguatamente rievocato, riesaminato, analizzato, ricostruito e
socializzato. Il progetto educativo, infatti si rende concretamente
visibile attraverso una attenta documentazione ed una conveniente
comunicazione dei dati relativi alle attività, per i quali ci si può
utilmente avvalere sia di strumenti di tipo verbale, grafico e
documentativo, sia delle tecnologie audiovisive più ampiamente diffuse
nelle scuole. Tali documentazioni, da raccogliere in modo agile, ma
continuativo, offrono ai bambini l'opportunità di rendersi conto delle
proprie conquiste e forniscono a tutti i soggetti della comunità educativa
varie possibilità di informazione, riflessione e confronto, contribuendo
positivamente anche al rafforzamento della prospettiva della
continuità.
La documentazione didattica assume poi una particolare
importanza perché da essa derivano utili indicazioni ai fini di una
programmazione opportunamente individualizzata per i soggetti che
presentano difficoltà.
IV - DIDATTICA ED ORGANIZZAZIONE
Art. 2.- Un'organizzazione per l'educazione
Le finalità pedagogiche della scuola dell'infanzia si
riflettono necessariamente sul suo modello organizzativo, da intendersi
come sorta di curricolo implicito, che influenza il comportamento degli
operatori della scuola ed il significato che essi attribuiscono alla loro
attività e che si ripercuote, in tal modo, sulla qualità stessa
dell'esperienza dei bambini.
a) L'organizzazione della sezione
La struttura per sezioni garantisce la continuità dei
rapporti fra adulti e bambini e fra coetanei, evita i disagi affettivi
causati da frequenti ed improvvisi cambiamenti, facilita i processi di
identificazione, consente di attuare progetti educativi mirati a favorire
la predisposizione coerente di spazi, ambienti e materiali.
Per evitare i rischi della sezione chiusa è
indispensabile programmare anche occasioni di attività di intersezione,
che creano rapporti più stimolanti fra gli insegnanti e fra i bambini e
consentono una più articolata fruizione degli spazi, dei materiali ludici,
delle attrezzature e dei sussidi didattici. La sezione aperta, inoltre,
permette di superare la sterile contrapposizione sezioni miste/sezioni
omogenee per età, poiché riduce gli inconvenienti ed accresce i possibili
vantaggi di ciascuno dei due moduli. Infatti, l'interazione fra bambini di
età diversa consente di allargare le esperienze e di ampliare le
opportunità di scambio, di confronto e di arricchimento anche mediante
occasioni di aiuto reciproco e forme di apprendimento socializzato. Nello
stesso tempo, l'attenzione alle esigenze specifiche delle diverse età
sostiene la puntuale realizzazione di obiettivi finalizzati, apprendimenti
formalizzati e percorsi individualizzati e valorizza il lavoro a piccoli
gruppi, gli angoli, i laboratori e gli atelier.
L'attività per gruppi differenziati consentirà
all'insegnante di porsi in relazione anche con pochi bambini
contemporaneamente ed ai bambini di sperimentare la possibilità di
attività autonome al di fuori dell'interazione continua con l'adulto.
b) Le attività ricorrenti di vita quotidiana
In una prospettiva di valorizzazione ed integrazione
di tutte le esperienze formative, le attività ricorrenti di vita
quotidiana rivestono un ruolo di grande rilievo, dal momento che il
bambino sviluppa la sua autonomia e potenzia la sua abilità anche mediante
comportamenti usuali ed azioni consuete. La presenza attivamente
consapevole nel contesto quotidiano in cui vive, infatti, lo porta ad
affinare capacità percettive e di coordinamento, ad anticipare e dominare
gli eventi più comuni e a padroneggiare competenze e abilità semplici, ma
operativamente basilari, che lo inducono verso l'autocontrollo, la
precisione, la costanza, l'attenzione per la verifica dei risultati, la
solidarietà e la responsabilizzazione.
A tali attività, proprio in quanto costituiscono la
trama visibile della organizzazione educativa dell'ambiente, va attribuito
uno specifico spazio nelle programmazioni di scuola.
c) La strutturazione degli spazi
L'organizzazione degli spazi definisce la scuola come
ambiente finalizzato non artificioso. Lo spazio, infatti, si carica di
risonanze e connotazioni soggettive attraverso precisi punti di
riferimento, rappresentati da persone, oggetti e situazioni che offrono al
bambino il senso della continuità, della flessibilità e della coerenza.
Non appaiono quindi opportune nè una continua destrutturazione nè la
ripetizione di tipologie standardizzate: la scuola, infatti, diviene
educativamente vissuta quando spazi ed arredi non vengono lasciati alla
casualità ed alla improvvisazione, ma sono predisposti al fine di
facilitare l'incontro di ogni bambino con le persone, gli oggetti e
l'ambiente.
d) La scansione dei tempi
Il tempo scolastico assume una esplicita valenza
pedagogica in ragione delle esigenze di relazione di apprendimento dei
bambini e deve porsi in un corretto equilibrio con le regole istituzionali
che disciplinano i periodi di apertura del servizio.
Il ritmo della giornata va determinato in modo da
salvaguardare il benessere psicofisico e da tenere nel massimo conto la
percezione individuale del tempo e le sue componenti emotive, con
particolare riguardo per quei bambini che possono trovarsi a disagio con
le scansioni temporali proposte dalla scuola ed essere soggetti più degli
altri a fenomeni di affaticamento.
Il tempo costituisce una risorsa fondamentale per lo
sviluppo del curricolo, per cui il suo impiego ottimale eviterà il più
possibile le ripartizioni innaturalmente rigide per consentire una
distribuzione ordinatamente varia delle opportunità educative nella
giornata scolastica. Le attività libere e strutturate, le esperienze
socializzate e quelle individuali, i momenti di accoglienza e le attività
ricorrenti esigono una attenta considerazione di quei tempi necessari per
realizzare un sereno alternarsi di proposte che richiedono una diversa
intensità di impegno. Una corretta concertazione dei tempi consentirà di
sviluppare significative esperienze di apprendimento nonchè di acquisire e
far proprie alcune regole fondamentali del vivere in comunità.
IV - DIDATTICA ED ORGANIZZAZIONE
Art. 3.- Strutture di
professionalità
Essere insegnante di scuola materna comporta oggi un
profilo di alta complessità e di grande responsabilità e richiede la
padronanza di specifiche competenze culturali, pedagogiche, psicologiche,
metodologiche e didattiche unite ad una aperta sensibilità e disponibilità
alla relazione educativa con i bambini.
Il lavoro dell'insegnante si esplica nell'impegno
personale e nella collegialità ai diversi livelli della sezione,
dell'intersezione, della scuola e del circolo. Nel rispetto della libertà
di insegnamento, l'organizzazione del lavoro si fonda sulla modularità
degli interventi, sulla individuazione di ambiti di competenze e sulla
corresponsabilità educativa degli operatori. In particolare, va garantita
una finalizzazione unitaria e coordinata del progetto educativo attraverso
la piena partecipazione di tutti gli insegnanti ai diversi momenti della
programmazione, della gestione delle attività e della valutazione. In
questo quadro, è opportuno favorire una adeguata distribuzione dei compiti
considerando anche la specificità di determinati interventi (attività di
sostegno, laboratori, ecc.) e dando spazio alla più ampia valorizzazione
delle risorse umane e professionali disponibili in ciascuna unità
scolastica.
In questo spirito la realizzazione del progetto
pedagogico qui delineato richiede un reale e pieno riconoscimento della
professionalità del personale della scuola dell'infanzia in tutti i
momenti del suo curriculum ed in tutte le forme istituzionali della sua
prestazione di lavoro.
Tale professionalità esige un itinerario formativo ed
una collocazione operativa che si caratterizza per alcune imprescindibili
note di qualità così definibili: - orientamento maturo e responsabile
dell'attività educativa e didattica per l'età infantile; - effettiva
attuazione della preparazione iniziale a livello universitario completo,
rivolta alla formazione sul piano personale, culturale, pedagogico,
psicologico ed operativo; - formazione in servizio mirata al sostegno per
la soluzione dei problemi specifici dell'attività, al perfezionamento
continuo della professionalità ed alla crescita personale; - vita
professionale condotta in un ambiente di lavoro relazionalmente valido,
culturalmente stimolante, fondato sulla collaborazione, finalizzato allo
sviluppo migliorativo della scuola stessa e dei suoi rapporti con la
società.
I nuovi orientamenti, pertanto, rimandano ad una
scuola altrettanto nuova: un ambiente professionalizzato per la piena
educazione del bambino.
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