DIRETTIVA 15 luglio 2010 n. 57
Linee
guida per il passaggio al nuovo ordinamento degli istituti tecnici a norma
dell'articolo 8, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 15
marzo 2010, n. 88.
(GU
n. 222 del 22-9-2010 - Suppl. Ordinario n.222)
ALLEGATI
IL
MINISTRO DELL'ISTRUZIONE,
DELL'UNIVERSITÀ
E DELLA RICERCA
Visto il decreto del
Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 88, recante
norme per il riordino degli istituti tecnici a norma dell'art. 64, comma 4,
del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla
legge 6 agosto
2008, n. 133;
Visto il decreto del
Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275,
recante: «Norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche»;
Visto il decreto del
Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 122,
relativo al coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli
alunni;
Visto il decreto del
Ministro della pubblica istruzione 22 agosto 2007, n. 139,
relativo al regolamento recante norme in materia di adempimento dell'obbligo
di istruzione;
Visto il proprio decreto 27
gennaio 2010, n. 9, con il quale è stato adottato, ai sensi dell'art. 4, comma
3, del citato decreto del Ministro della pubblica istruzione 22 agosto 2007,
n. 139, il modello di certificazione dei saperi e delle
competenze acquisiti dagli studenti nell'assolvimento dell'obbligo di
istruzione;
Considerato che l'art. 8, comma
3, del citato decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 88, prevede
ai fini del passaggio al nuovo ordinamento la definizione di linee guida a
sostegno dell'autonomia organizzativa e didattica delle istituzioni
scolastiche, anche per quanto concerne l'articolazione in competenze, abilità
e conoscenze dei risultati di apprendimento di cui agli allegati B e C del
predetto decreto;
Viste le proposte contenute nel
documento tecnico predisposto, ai fini di cui sopra, dal Gruppo di lavoro
costituito con decreto 17 febbraio 2009, n. 12, dal Capo dipartimento per
l'istruzione a conclusione dei seminari di studio e dell' interlocuzione in
presenza e a distanza con i dirigenti scolastici e i docenti degli istituti
tecnici nonchè del confronto con le parti sociali, le associazioni professionali
e disciplinari, i cui risultati sono stati presentati al Consiglio nazionale
della pubblica istruzione nella seduta del 9 giugno 2010;
E m a n a
la
seguente direttiva:
Art. 1
Oggetto
1. Le linee guida di cui
all'unito documento tecnico, parte integrante della presente direttiva, sono
definite, in relazione al primo biennio, ai sensi dell'art. 8, comma
3, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 88, con
l'obiettivo di sostenere il passaggio al nuovo ordinamento degli istituti
tecnici a partire dalle prime classi funzionanti nell'anno scolastico
2010/2011, con particolare riferimento alle indicazioni nazionali per
l'adempimento dell'obbligo di istruzione di cui al regolamento emanato con decreto del
Ministro della pubblica istruzione n. 139/2007 e ai
risultati di apprendimento di cui agli allegati B) e C) al regolamento n.
88/2010 sopra richiamato.
Art. 2
Monitoraggio
1. Il Dipartimento per
l'istruzione di questo Ministero effettua il periodico monitoraggio
sull'attuazione delle linee guida di cui all'art. 1 avvalendosi della
collaborazione dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia
scolastica (A,N.S.A.S) e dell'Istituto nazionale per la valutazione del
sistema educativo di istruzione e formazione (I.N.VAL.SI).
Roma, 15 luglio 2010
Il
Ministro: Gelmini
ISTITUTI
TECNICI
LINEE
GUIDA PER IL PASSAGGIO AL NUOVO
ORDINAMENTO
(d.P.R. 15
marzo 2010, articolo 8, comma 3)
INDICE
Premessa
1. Azioni per
il passaggio al nuovo ordinamento
1.1.Rendere riconoscibile l'identità degli istituti tecnici
1.1.1 Il Quadro di riferimento dell'Unione europea
1.1.2 L'identità degli istituti tecnici
1.1.3 Il profilo educativo, culturale e professionale
(PECUP)
1.2 Innovare l'organizzazione scolastica
1.2.1 Autonomia e flessibilità 1.2.2 I dipartimenti
1.2.3 Il comitato tecnico scientifico
1.2.4 L'ufficio tecnico
1.3 Motivare gli studenti a costruire il proprio progetto di vita e di
lavoro
1.4 Realizzare “alleanze formative” sul territorio con il mondo del
lavoro, delle professioni e della ricerca
1.5 Progettare e valutare per competenze
1.5.1 Insegnare per sviluppare competenze
1.5.2 Operare per progetti
1.5.3 Valutare le competenze sviluppate
2.
Orientamenti per l'organizzazione del curricolo
2.1 Profili generali
2.1.1 Il raccordo tra l' area di istruzione generale e
l'area di indirizzo
2.1.2 La formazione tecnologica
2.1.3 Il laboratorio come metodologia di apprendimento
2.2 Aspetti trasversali
2.2.1 L'integrazione delle scienze
2.2.2 Legalità, cittadinanza e Costituzione
2.2.3 La conoscenza dell'ambiente e del territorio
2.2.4 La formazione per la sicurezza
2.3 Aspetti specifici
2.3.1 Settore tecnologico: scienze e tecnologie
applicate
2.3.2 Scienze motorie
ALLEGATO A):
declinazione dei risultati di apprendimento in conoscenze e abilità per il
primo biennio
A.1 Settore economico
A.2 Settore
tecnologico
ALLEGATO B) : glossario
PREMESSA
Le linee guida definiscono il
passaggio al nuovo ordinamento degli istituti tecnici a norma dell'articolo 8,
comma 3, del regolamento emanato con decreto del Presidente della Repubblica
15 marzo 2010, n.88, di seguito denominato “Regolamento”, con
riferimento al documento “Persona, tecnologie e professionalità: gli istituti
tecnici e gli istituti professionali come scuole dell'innovazione”(1),
predisposto dalla Commissione nazionale costituita il 14 dicembre 2007 dal
Ministro della Pubblica istruzione pro tempore e confermata nell'attuale
legislatura sino alla conclusione dei suoi lavori.
(1) I lavori istruttori della
Commissione e il documento finale sono pubblicati sui numeri 115 -116/2006 e
120 - 121/2007 della collana “Studi e Documenti degli Annali della Pubblica
istruzione”, ed. Le Monnier .
Le linee guida sono state
redatte sulla base delle proposte del Gruppo tecnico nazionale operante
presso il Dipartimento per l'Istruzione che, in continuità con il lavoro
svolto dalla citata Commissione, ha raccolto riflessioni e indicazioni
attraverso il dialogo con docenti e dirigenti scolastici di centinaia di
istituti tecnici coinvolti in presenza e a distanza attraverso il sito
dell'ANSAS “http://nuovitecnici.indire.it
” e nel confronto con le associazioni professionali e disciplinari e le
parti sociali.
In questo documento sono
presentati riferimenti e orientamenti a sostegno dell'autonomia delle
istituzioni scolastiche, ai fini della definizione del piano dell'offerta
formativa e dell'organizzazione del curricolo, ivi compresa, per il primo
biennio, l'articolazione in competenze, abilità e conoscenze dei risultati di
apprendimento di cui agli allegati B) e C) del Regolamento. Parte integrante
del documento è anche un breve glossario per rendere il linguaggio utilizzato
più comprensibile.
Nell'ulteriore fase che si
aprirà dopo la pubblicazione delle linee guida, un programma di misure
nazionali, finalizzate soprattutto all'aggiornamento dei docenti e dei
dirigenti scolastici, ne accompagnerà l'attuazione.
1. AZIONI PER IL PASSAGGIO AL
NUOVO ORDINAMENTO
1.1. Rendere riconoscibile
l'identità degli istituti tecnici
1.1.1 Il Quadro di riferimento
dell'Unione europea
Il Regolamento sul riordino
degli istituti tecnici esplicita il nesso tra l'identità degli Istituti
tecnici e gli indirizzi dell'Ue nel richiamare la Raccomandazione del
Parlamento e del Consiglio d'Europa 18 dicembre 2006 sulle “Competenze chiave
per l'apprendimento permanente” e la Raccomandazione 23 aprile 2008 sulla
costituzione del “Quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento
permanente” (EQF).
Il rinnovamento degli istituti
tecnici va inquadrato, quindi, all'interno della cooperazione europea per la
costituzione di un sistema condiviso di istruzione e formazione
tecnico-professionale (Vocational Education and Training - VET) e, più in
generale, in coerenza con gli impegni assunti dal nostro Paese a seguito del
Consiglio di Lisbona del 2000. Il Quadro europeo delle qualifiche per
l'apprendimento permanente (EQF) consente, in particolare, di mettere in
relazione e posizionare, in una struttura a otto livelli, i diversi titoli
(qualifiche, diplomi, certificazioni, ecc.) rilasciati nei Paesi membri. Il
confronto si basa sui risultati dell'apprendimento (learning outcomes) e
risponde all'esigenza di raggiungere diversi obiettivi, tra cui quello di
favorire la mobilità e l'apprendimento permanente attraverso la messa in
trasparenza di titoli di studio, qualifiche e competenze. La Raccomandazione
sull' EQF indica, nel 2012, il termine per l'adozione, da parte degli Stati
membri, di sistemi nazionali per la comparazione dei titoli e delle
qualifiche. L'attenzione è rivolta ai risultati di apprendimento
(outcome-based approach), piuttosto che alla durata degli studi (numero di
anni), alle modalità o alle situazioni di apprendimento (formale, informale,
non-formale) o alle modalità di insegnamento (input-based approach). Al
centro è posta, quindi, la persona che apprende, indipendentemente dal tipo
di percorso seguito per apprendere.
All'adozione del Quadro europeo
sono seguite misure di supporto e l'attivazione di strumenti ulteriori per
rendere più agevole il percorso verso gli scopi dell'EQF, cui i nuovi
ordinamenti degli istituti tecnici si riferiscono, quali:
- il “Quadro europeo di
riferimento per l'assicurazione della qualità dell'IFP” (The European Quality
Assurance Reference framework for Vocational Education and Training -EQARF),
che punta sulla condivisione di criteri qualitativi, descrittori e indicatori
comuni per migliorare la qualità dei sistemi educativi d'istruzione e
formazione e costruire una comune cultura della valutazione e della qualità;
- il “Sistema Europeo per il
Trasferimento dei Crediti per l'Istruzione e la Formazione Professionale”
(The European Credit system for Vocational Education and Training - ECVET),
che stabilisce un sistema di crediti che favorisca il reciproco
riconoscimento degli apprendimenti tra i paesi europei, stimoli la mobilità
dei cittadini e lavoratori e promuova la flessibilità dei percorsi formativi al
fine di conseguire una qualificazione professionale.
Si richiamano, infine, i
seguenti documenti:
- la Conclusione del Consiglio
del 12/5/2009 (2009/C 119/02) “Education and Training 2020 ” che offre un
quadro aggiornato delle strategie europee in materia di istruzione e
formazione. Tale documento - ripreso per il nostro Paese da “Italia 2020” -
indica l'insieme delle competenze 'strategichè da promuovere che sono, in
buona misura, competenze di cittadinanza attiva, già proposte nella
Raccomandazione Ue del 18 dicembre 2006 (2006/962/CE);
- la Comunicazione della
Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e
sociale europeo e al Comitato delle regioni “Competenze chiave per un mondo
in trasformazione 25/11/2009”, che evidenzia il riflesso avuto dalle
politiche europee sulle riforme dei programmi scolastici dei Paesi membri,
con un giudizio positivo sulla diffusione di approcci interdisciplinari
nell'insegnamento e sul maggiore peso assegnato nei nuovi programmi
scolastici alle competenze trasversali, alla diffusione delle TIC (Tecnologie
dell'informazione e della comunicazione), al raccordo più stretto della
scuola con il mondo del lavoro;
- la Comunicazione della
Commissione Ue (COM 2010/2020) “Europa 2020. Una strategia per una crescita
intelligente, sostenibile e inclusiva”, adottata dal Consiglio europeo il 17
Giugno 2010, che promuove la conoscenza e l'innovazione come motori dello
sviluppo, soprattutto attraverso il miglioramento della qualità
dell'istruzione, il potenziamento della ricerca, l'utilizzazione ottimale
delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, in modo che le idee
innovative si trasformino in nuovi prodotti e servizi tali da stimolare la
crescita e favorire l'occupazione.
Con riferimento agli indirizzi
contenuti nei citati documenti, è necessario sviluppare, attraverso il
contributo dell'istruzione secondaria, il pensiero critico, le competenze per
“imparare ad imparare” e le metodologie dell'apprendimento attivo, aperto al
rapporto con il mondo del lavoro, anche ai fini di favorire il rientro nei
processi dell'istruzione di giovani e adulti che ne sono stati precocemente
espulsi o non ne hanno affatto fruito. Questo impegno richiede che tutti gli
istituti di istruzione secondaria superiore e, in particolare, gli istituti
dell'ordine tecnico e professionale, progettino e realizzino programmi di
studio con modalità di frequenza più flessibili e idonee a riconoscere anche
i saperi e le competenze comunque già acquisiti dagli studenti.
1.1.2 L'identità
degli istituti tecnici
I nuovi ordinamenti del secondo
ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione di cui al decreto
legislativo n.226/05, che avranno attuazione
dall'anno scolastico 2010/11, sono fondati sul principio dell'equivalenza
formativa di tutti i percorsi con il fine di valorizzare i diversi stili di
apprendimento degli studenti e dare una risposta articolata alle domande del
mondo del lavoro e delle professioni. La diversificazione dei percorsi di
istruzione e formazione ha proprio lo scopo di valorizzare le diverse
intelligenze e vocazioni dei giovani, anche per prevenire i fenomeni di
disaffezione allo studio e la dispersione scolastica, ferma restando
l'esigenza di garantire a ciascuno la possibilità di acquisire una solida ed
unitaria cultura generale per divenire cittadini consapevoli, attivi e
responsabili.
Nel quadro sopra delineato, il
rilancio dell'istruzione tecnica si fonda sulla consapevolezza del ruolo decisivo
della scuola e della cultura nella nostra società non solo per lo sviluppo
della persona, ma anche per il progresso economico e sociale; richiede perciò
il superamento di concezioni culturali fondate su un rapporto sequenziale tra
teoria/pratica e sul primato dei saperi teorici.
Come in passato gli istituti
tecnici hanno fornito i quadri dirigenti e intermedi del sistema produttivo,
del settore dei servizi e dell'amministrazione pubblica, così oggi è
indispensabile il loro apporto in un momento in cui il progresso scientifico
e tecnologico richiede “menti d'opera” con una specializzazione sempre più
raffinata, soprattutto in un paese, come l' Italia, che ha una forte
vocazione manifatturiera.
Agli istituti tecnici è affidato
il compito di far acquisire agli studenti non solo le competenze necessarie
al mondo del lavoro e delle professioni, ma anche le capacità di comprensione
e applicazione delle innovazioni che lo sviluppo della scienza e della
tecnica continuamente produce. Per diventare vere “scuole dell'innovazione”,
gli istituti tecnici sono chiamati ad operare scelte orientate
permanentemente al cambiamento e, allo stesso tempo, a favorire attitudini
all'autoapprendimento, al lavoro di gruppo e alla formazione continua. Nei
loro percorsi non può mancare, quindi, una riflessione sulla scienza, le sue
conquiste e i suoi limiti, la sua evoluzione storica, il suo metodo in
rapporto alle tecnologie. In sintesi, occorre valorizzare il metodo
scientifico e il sapere tecnologico, che abituano al rigore, all'onestà
intellettuale, alla libertà di pensiero, alla creatività, alla
collaborazione, in quanto valori fondamentali per la costruzione di una
società aperta e democratica. Valori che, insieme ai principi ispiratori
della Costituzione, stanno alla base della convivenza civile.
In questo quadro, orientato al
raggiungimento delle competenze richieste dal mondo del lavoro e delle
professioni, le discipline mantengono la loro specificità e sono volte a far
acquisire agli studenti i risultati di apprendimento indicati dal
Regolamento, ma è molto importante che i docenti scelgano metodologie
didattiche coerenti con l'impostazione culturale dell'istruzione tecnica che
siano capaci di realizzare il coinvolgimento e la motivazione
all'apprendimento degli studenti. Sono necessari, quindi, l'utilizzo di
metodi induttivi, di metodologie partecipative, una intensa e diffusa
didattica di laboratorio, da estendere anche alle discipline dell'area di
istruzione generale con l'utilizzo, in particolare, delle tecnologie dell'informazione
e della comunicazione, di attività progettuali e di alternanza scuola-lavoro
per sviluppare il rapporto col territorio e le sue risorse formative in
ambito aziendale e sociale.
Ogni nuovo impianto di studi
non può prescindere, infine, da una visione che accomuni studenti e docenti.
Considerare gli istituti tecnici come “scuole dell'innovazione” significa
intendere questi istituti come un laboratorio di costruzione del futuro,
capaci di trasmettere ai giovani la curiosità, il fascino dell'immaginazione
e il gusto della ricerca, del costruire insieme dei prodotti, di proiettare
nel futuro il proprio impegno professionale per una piena realizzazione sul
piano culturale, umano e sociale. In un mondo sempre più complesso e in
continua trasformazione, l'immaginazione è il valore aggiunto per quanti
vogliono creare qualcosa di nuovo, di proprio, di distintivo; qualcosa che
dia significato alla propria storia, alle proprie scelte, ad un progetto di
una società più giusta e solidale.
1.1.3 Il profilo educativo, culturale e professionale (PECUP)
Il secondo ciclo di istruzione e
formazione ha come riferimento unitario il profilo educativo, culturale e
professionale definito dal decreto
legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, allegato A).
Esso è finalizzato a:
a) la crescita educativa,
culturale e professionale dei giovani, per trasformare la molteplicità dei
saperi in un sapere unitario, dotato di senso, ricco di motivazioni;
b) lo sviluppo dell'autonoma
capacità di giudizio;
c) l'esercizio della
responsabilità personale e sociale.
Il Profilo sottolinea, in
continuità con il primo ciclo, la dimensione trasversale ai differenti
percorsi di istruzione e di formazione frequentati dallo studente,
evidenziando che le conoscenze disciplinari e interdisciplinari (il sapere) e
le abilità operative apprese (il fare consapevole), nonchè l'insieme delle
azioni e delle relazioni interpersonali intessute (l'agire) siano la
condizione per maturare le competenze che arricchiscono la personalità dello
studente e lo rendono autonomo costruttore di se stesso in tutti i campi
della esperienza umana, sociale e professionale.
Nel secondo ciclo, gli studenti
sono tenuti ad assolvere al diritto-dovere all'istruzione e alla formazione
sino al conseguimento di un titolo di studio di durata quinquennale o almeno
di una qualifica di durata triennale entro il diciottesimo anno di età.
Allo scopo di garantire il più
possibile che “nessuno resti escluso” e che “ognuno venga valorizzato”, il
secondo ciclo è articolato nei percorsi dell'istruzione secondaria superiore
(licei, istituti tecnici, istituti professionali) e nei percorsi del sistema
dell'istruzione e della formazione professionale di competenza regionale,
presidiati dai livelli essenziali delle prestazioni definiti a livello
nazionale. In questo ambito gli studenti completano anche l'obbligo di
istruzione di cui al regolamento emanato con decreto del
Ministro della pubblica istruzione 22 agosto 2007, n. 139.
I percorsi degli istituti
tecnici sono connotati da una solida base culturale a carattere scientifico e
tecnologico in linea con le indicazioni dell'Unione europea, costruita
attraverso lo studio, l'approfondimento, l'applicazione di linguaggi e
metodologie di carattere generale e specifico, ... correlati a settori
fondamentali per lo sviluppo economico e produttivo del Paese. Tale base ha
l'obiettivo di far acquisire agli studenti sia conoscenze teoriche e
applicative spendibili in vari contesti di vita, di studio e di lavoro sia
abilità cognitive idonee per risolvere problemi, sapersi gestire
autonomamente in ambiti caratterizzati da innovazioni continue, assumere
progressivamente anche responsabilità per la valutazione e il miglioramento
dei risultati ottenuti.
Il riordino dell'istruzione
tecnica si è misurato, tuttavia, con la frammentarietà che negli anni si è
andata moltiplicando, in assenza di riforme organiche e ha ricondotto
l'insieme delle proposte formative ad alcuni indirizzi fondamentali, in modo
da favorire l'orientamento dei giovani e, nel contempo, garantire una
preparazione omogenea su tutto il territorio nazionale. Nel successivo
triennio sarà possibile articolare ulteriormente tali proposte in opzioni,
anche per rispondere alle esigenze di una formazione mirata a specifiche
richieste del tessuto produttivo locale.
I percorsi dei nuovi istituti
tecnici danno, inoltre, ampio spazio alle metodologie finalizzate a
sviluppare le competenze degli allievi attraverso la didattica di laboratorio
e le esperienze in contesti applicativi, l'analisi e la soluzione di problemi
ispirati a situazioni reali, il lavoro per progetti; prevedono, altresì, un
collegamento organico con il mondo del lavoro e delle professioni, attraverso
stage, tirocini, alternanza scuola-lavoro.
I percorsi degli istituti
tecnici sono definiti, infine, rispetto ai percorsi dei licei, in modo da
garantire uno “zoccolo comune”, caratterizzato da saperi e competenze
riferiti soprattutto agli insegnamenti di lingua e letteratura italiana,
lingua inglese, matematica, storia e scienze, che hanno già trovato un primo
consolidamento degli aspetti comuni nelle indicazioni nazionali riguardanti
l'obbligo di istruzione (D.M. n.139/07).
1.2 Innovare l'organizzazione
scolastica
1.2.1 Autonomia e flessibilità
Gli istituti tecnici hanno
costituito, per molto tempo, un punto di forza dell'intero sistema economico
e produttivo italiano e uno dei fattori più efficaci di mobilità sociale, che
hanno accompagnato la ricostruzione del Paese nel secondo dopoguerra e
sostenuto il suo rapido sviluppo degli anni Sessanta e Settanta, mettendo a
disposizione del mondo produttivo e delle professioni una grande quantità di
giovani tecnici preparati e capaci di crescere sul lavoro, grazie alla buona
formazione culturale e tecnica ricevuta, fino a raggiungere posizioni di
elevata responsabilità, anche come imprenditori di successo.
Negli ultimi decenni gli
istituti tecnici hanno perso, però, capacità di attrazione soprattutto per la
mancata percezione della loro identità e ruolo sociale da parte dei giovani e
delle famiglie; nel 1990 avevano 1.300.000 studenti, pari al 45% degli
iscritti alla scuola secondaria superiore; oggi tale percentuale è il 34%.
L'inserimento dei giovani nel
mondo del lavoro è divenuto così uno dei paradossi del mercato del lavoro
italiano: a fronte di una sostenuta domanda delle imprese, puntualmente
testimoniata dai rapporti annuali del sistema informativo Excelsior e dalle
rilevazioni ISTAT sull'inserimento lavorativo dei diplomati, permane una
forte asimmetria tra la domanda e l'offerta di diplomati dell'istruzione
tecnica.
Questo difficile raccordo incide
negativamente sia sulle prospettive di sviluppo di attività economiche e
imprenditoriali strategiche per la competitività di ampi settori del made in
Italy, sia sul futuro di tanti giovani che faticano a “trovare la bussola”
per uno sbocco culturale e professionale efficace e coerente rispetto ai
propri interessi, talenti e aspirazioni, che rischiano di rimanere inespressi
se non addirittura inesplorati.
Il rilancio dell'istruzione
tecnica passa anche attraverso la razionalizzazione del sistema che, grazie
ai 2 settori e agli 11 indirizzi che fanno riferimento ai settori produttivi
di rilevanza nazionale, punta a predisporre un quadro coerente e trasparente
dell'offerta formativa per rispondere efficacemente alla molteplicità degli
interessi e delle aspirazioni dei giovani e alle esigenze del territorio, del
mondo produttivo e delle professioni.
A tal fine, gli istituti tecnici
dispongono di due opportunità:
1) utilizzare, nei percorsi
educativi, la quota di autonomia del 20% dei curricoli, sia per potenziare
gli insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti, con particolare
riferimento alle attività di laboratorio, sia per attivare ulteriori
insegnamenti, finalizzati al raggiungimento degli obiettivi previsti dal
piano dell'offerta formativa;
2) utilizzare gli spazi di
flessibilità, intesi come possibilità di articolare le aree di indirizzo in
opzioni, per offrire risposte efficaci e mirate alle esigenze del territorio
e ai fabbisogni formativi espressi dal mondo del lavoro e delle professioni.
Questo strumento va ricondotto, tuttavia, ad un quadro di criteri generali
definiti a livello nazionale, onde evitare il rischio del ritorno ad una
frammentazione e disarticolazione dei percorsi formativi.
Obiettivo irrinunciabile
dell'intera riorganizzazione del secondo ciclo del sistema educativo di
istruzione e formazione è quello di rendere più efficienti i servizi di
istruzione e più efficace l'utilizzo delle risorse.
Ci sono, dunque, considerevoli
differenze tra autonomia e flessibilità.
La quota di autonomia è
determinata, nei limiti del contingente di organico annualmente assegnato
alle istituzioni scolastiche, senza determinare situazioni di
soprannumerarietà, in base all'orario complessivo delle lezioni previsto per
il primo biennio e per il complessivo triennio. L'autonomia consente, dunque,
di modificare i curricoli, tenuto conto delle richieste degli studenti e
delle famiglie, entro il limite del 20% del monte ore delle lezioni, o per
rafforzare alcuni insegnamenti, oppure per introdurre nuovi insegnamenti che
concorrono a realizzare gli obiettivi educativi individuati nel piano
dell'offerta formativa della scuola. Al fine di preservare l'identità degli
istituti tecnici, le attività e gli insegnamenti scelti autonomamente dalle
istituzioni scolastiche sono coerenti con il profilo educativo, culturale e
professionale dello studente definito in relazione al percorso di studi
prescelto.
L'orario di ciascuna disciplina
non può essere ridotto oltre il 20% rispetto al quadro orario previsto
dall'indirizzo di riferimento. Gli studenti sono tenuti alla frequenza delle
attività e degli insegnamenti facoltativi prescelti. La valutazione dei
risultati di apprendimento delle materie facoltative concorre alla
valutazione complessiva. Le richieste sono formulate all'atto delle
iscrizioni alle classi.
Per sostenere l'autonomia delle
scuole, il Regolamento dispone che, nell'ambito delle dotazioni organiche del
personale docente determinate annualmente con il decreto adottato dal
Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con
il Ministero dell'economia e delle finanze, sia prevista la possibilità di
assegnare, previa verifica della sussistenza di economie aggiuntive, un
contingente potenziato di organico alle singole scuole e/o di renderlo
disponibile attraverso gli accordi di rete.
Gli spazi di flessibilità,
invece, sono riservati esclusivamente alle aree di indirizzo; si possono
aggiungere alle quote di autonomia e sono disponibili a partire dal terzo
anno, nella misura del 30% nel secondo biennio e del 35% nel quinto anno.
Essi consentono di articolare le aree di indirizzo per le quali il
Regolamento non prevede articolazioni, ovvero di adattare le articolazioni
ivi previste, con l'obiettivo di corrispondere alle esigenze del territorio e
ai fabbisogni formativi espressi dal mondo del lavoro, anche in relazione a
particolari distretti produttivi manifatturieri (per esempio, il settore
cartario).
Le opzioni sono indicate da un
elenco nazionale contenente anche l'indicazione delle classi di concorso dei
docenti che possono essere utilizzate per gli insegnamenti ivi previsti.
L'elenco nazionale è adottato con un apposito decreto del Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro
dell'economia e delle finanze, ed è periodicamente aggiornato sulla base
degli esiti del monitoraggio e della valutazione condotti a livello
nazionale.
Nel diploma rilasciato a
conclusione degli esami di Stato sono certificate le competenze acquisite
dallo studente anche con riferimento alle eventuali opzioni seguite.
La flessibilità non può
determinare comunque esuberi di personale, perciò va utilizzata nei limiti
delle dotazioni organiche assegnate.
Inoltre, per arricchire
l'offerta formativa della scuola e disporre di competenze specialistiche non
presenti nell'istituto, le scuole possono stipulare contratti d'opera con
esperti del mondo del lavoro e delle professioni, che abbiano una specifica e
documentata esperienza professionale maturata nel settore di riferimento, nei
limiti degli spazi di flessibilità previsti dal regolamento sul riordino
degli istituti tecnici e delle risorse iscritte nel programma annuale di
ciascuna istituzione scolastica.
1.2.2 I dipartimenti
La progettazione formativa delle
istituzioni scolastiche è lo strumento per rispondere alle esigenze degli
studenti, del contesto socio-culturale e ai fabbisogni del territorio e del
mondo del lavoro e delle professioni; essa valorizza la funzione dei docenti
che programmano le proprie attività sulla base degli obiettivi indicati nel
piano dell'offerta formativa di ciascun istituto.
L'impianto dei nuovi ordinamenti
degli istituti tecnici richiede che la progettazione formativa sia sostenuta
da forme organizzative che pongano, al centro delle strategie didattiche collegiali,
il laboratorio e la didattica laboratoriale, la costruzione dei percorsi di
insegnamento/ apprendimento in contesti reali, quali l'alternanza
scuola-lavoro, il raccordo con le altre istituzioni scolastiche (reti) e con
gli enti locali (convenzioni), anche per realizzare progetti condivisi.
A questo fine, come già avviene
in molti casi, è utile che gli istituti tecnici si dotino, nella loro
autonomia, di dipartimenti quali articolazioni funzionali del collegio dei
docenti, di supporto alla didattica e alla progettazione (art. 5, comma 3,
punto c) del Regolamento). Essi possono costituire un efficace modello
organizzativo per favorire un maggior raccordo tra i vari ambiti disciplinari
e per realizzare interventi sistematici in relazione alla didattica per
competenze, all'orientamento e alla valutazione degli apprendimenti.
L'istituzione dei dipartimenti
assume, pertanto, valenza strategica per valorizzare la dimensione collegiale
e co-operativa dei docenti, strumento prioritario per innalzare la qualità
del processo di insegnamento/apprendimento.
I dipartimenti, quale possibile
articolazione interna del collegio dei docenti, possono presidiare la
continuità verticale e la coerenza interna del curricolo, vigilare sui
processi di apprendimento per lo sviluppo dei saperi e delle competenze
previste nei profili dei vari indirizzi, la cui attuazione è facilitata da
una progettualità condivisa e un'articolazione flessibile.
Le tipologie di attività che i
dipartimenti possono svolgere sono strettamente correlate alle esperienze
realizzate dalla scuola e agli obiettivi di sviluppo e di miglioramento che
si intendono perseguire.
In particolare, nel primo
biennio, i dipartimenti possono svolgere una funzione strategica per il
consolidamento, con il concorso di tutte le discipline, delle competenze di
base per la lingua italiana, la lingua straniera e la matematica, per il
raccordo tra i saperi disciplinari e gli assi culturali previsti dall'obbligo
di istruzione e tra l'area di istruzione generale e le aree di indirizzo.
In generale, i dipartimenti
possono individuare i bisogni formativi e definire i piani di aggiornamento
del personale, promuovere e sostenere la condivisione degli obiettivi
educativi e la diffusione delle metodologie più efficaci per migliorare i
risultati di apprendimento degli studenti.
Gli istituti tecnici
definiscono, nella loro autonomia e nel rispetto delle tutele contrattuali in
materia di organizzazione del lavoro, le modalità di costituzione dei
dipartimenti e le regole per il loro funzionamento. Possono essere previste
anche forme molto flessibili e poco strutturate, con forme di comunicazione
in presenza e in rete tra i docenti e gli altri soggetti interessati. Si
ritiene comunque opportuno che ad essi vada riservato anche uno spazio fisico
dedicato.
Esemplificazioni di buone
pratiche realizzate dagli istituti tecnici sono disponibili al riguardo sul
sito ANSAS nella sezione dedicata ai nuovi istituti tecnici, sotto la voce
“Esperienze”.
1.2.3 Il comitato tecnico
scientifico
Gli istituti tecnici, in base
all'art. 5, comma 3 punto d) del Regolamento, possono dotarsi di un comitato
tecnico scientifico (CTS) composto da docenti e da esperti del mondo del
lavoro, delle professioni e della ricerca scientifica e tecnologica.
Il CTS costituisce un elemento
che può favorire l'innovazione dell'organizzazione degli istituti tecnici; è
un organismo con funzioni consultive e propositive per l'organizzazione delle
aree di indirizzo e l'utilizzazione degli spazi di autonomia e flessibilità;
è lo strumento per consolidare i rapporti della scuola con il mondo del
lavoro e delle professioni e sviluppare le alleanze formative di cui al par.
1.4.
Pur non essendovi una specifica
regolamentazione in materia, la costituzione del CTS non può che essere
formalizzata con apposite delibere degli organi collegiali della scuola nel
rispetto dei ruoli istituzionali di ciascun organo. Per esigenze di
trasparenza e correttezza istituzionale, costituiscono parti integranti di
tali delibere l' atto costitutivo e il regolamento di funzionamento che ne
definiscono la composizione anche in ordine alle competenze dei propri membri
(coerenti con le caratteristiche dell'istituto e le finalità del CTS), le
funzioni, le modalità organizzative e forme di comunicazione e di cooperazione
con gli organi collegiali dell'istituto, nel rispetto delle loro specifiche
competenze.
Al fine di garantire un efficace
funzionamento del CTS , è opportuno prevedere un congruo numero di riunioni
annuali, con cadenza almeno trimestrale. Per assicurare continuità alle
azioni programmate dalle istituzioni scolastiche nella loro autonomia, anche
ai fini del monitoraggio, valutazione dei risultati e controllo di qualità
dei processi attivati, è opportuno, altresì, che il CTS duri in carica almeno
per un triennio.
Esemplificazioni di buone
pratiche realizzate dagli istituti tecnici sono disponibili sul sito ANSAS
nella sezione dedicata ai nuovi istituti tecnici, sotto la voce “Esperienze”.
1.2.4 L'ufficio tecnico
Gli istituti tecnici per gli
indirizzi del settore tecnologico sono dotati di un ufficio tecnico con il
compito di “sostenere la migliore organizzazione e funzionalità dei
laboratori a fini didattici e il loro adeguamento in relazione alle esigenze
poste dall'innovazione tecnologica, nonchè per la sicurezza delle persone e
dell'ambiente”.
L'ufficio tecnico riprende e
potenzia il tradizionale compito di collaborazione con la direzione
dell'istituto, di raccordo con gli insegnanti impegnati nello svolgimento
delle esercitazioni pratiche e con il personale A.T.A., per l'individuazione,
lo sviluppo e il funzionamento ottimale delle attrezzature tecnologiche e
delle strumentazioni necessarie a supporto della didattica; assume un ruolo
rilevante in una scuola che considera la didattica di laboratorio come una
delle sue caratteristiche distintive ai fini dell'acquisizione delle
competenze da parte degli studenti.
L'ufficio tecnico può estendere
il suo campo d'azione a tutte le aree disciplinari attraverso la
predisposizione di un piano di attività per l'uso programmato degli spazi e
delle attrezzature, la ricerca delle soluzioni logistiche e organizzative più
funzionali alla didattica ed anche per la condivisione in rete delle risorse
umane, professionali e tecnologiche disponibili.
Sulla base delle autonome scelte
organizzative dei singoli istituti, l'ufficio tecnico può divenire una
risorsa per lo sviluppo qualitativo delle competenze organizzative della
scuola, soprattutto raccordandosi con tutte le strutture (per esempio, i
dipartimenti) previste per la gestione e la realizzazione di progetti
didattici condivisi. Anche per questo, è importante che i responsabili
dell'ufficio tecnico provvedano ad assicurare una adeguata gestione
dell'archiviazione e della documentazione ai fini della piena fruibilità
delle conoscenze esistenti e di quelle accumulate nel tempo.
Per soddisfare le esigenze di
manutenzione e adeguamento continuo delle risorse tecniche necessarie
all'attività didattica e al funzionamento generale dell'istituto, è utile che
l'ufficio tecnico sviluppi una progettazione che parta dalla rilevazione
delle necessità evidenziate dai responsabili dei dipartimenti e dei
laboratori e dall'individuazione di categorie di beni o di servizi da
approvvigionare; interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria da
mettere in atto; possibili integrazioni di risorse disponibili sul territorio
anche in rete con altri istituti.
Il funzionamento e la gestione
dell'ufficio tecnico è descritto nel regolamento di istituto, che indica, con
trasparenza, le procedure e le modalità operative adottate per rispondere
agli obiettivi che l'istituzione scolastica si è data per innalzare la
qualità delle attività didattiche.
Il Regolamento, per i posti da
assegnare all'ufficio tecnico, fa riferimento a quelli già previsti, secondo
il previgente ordinamento, dai decreti istitutivi degli istituti tecnici
confluiti nel settore tecnologico in base alle indicazioni riportate nella
tabella di cui all'Allegato D) al Regolamento medesimo.
1.3. Motivare gli studenti a
costruire il proprio progetto di vita e di lavoro
Il sistema educativo di
istruzione e formazione presenta oggi due distinti modelli organizzativi,
che, in relazione al primo e al secondo ciclo, vanno resi progressivamente
coerenti, anche attraverso la valorizzazione delle buone pratiche.
Si pone, quindi, il problema di
garantire il diritto dello studente ad un percorso formativo organico e
completo, che miri a promuovere uno sviluppo articolato e multidimensionale
della sua persona.
Una corretta azione educativa
richiede un progetto formativo che accompagni lo studente con continuità
nell'acquisizione graduale dei risultati di apprendimento attesi in termini
di conoscenze, abilità e competenze. Essa si propone anche di prevenire le
difficoltà e le situazioni di criticità riscontrate in modo particolare nei
passaggi tra i diversi ordini di scuola, che sono di solito la causa
principale di una diffusa dispersione scolastica soprattutto nel primo
biennio della scuola secondaria superiore.
La continuità diviene, quindi,
un obiettivo prioritario per educare lo studente a riorganizzare i saperi, le
competenze e le esperienze acquisite. Continuità del processo educativo
significa pertanto considerare il percorso formativo secondo una logica di
sviluppo coerente, che da una parte valorizzi quello che lo studente sa e sa
fare e, dall'altra, riconosca la specificità degli interventi e del profilo
educativo culturale e professionale al termine di ogni ciclo scolastico.
A tal fine, gli insegnanti del
secondo ciclo di istruzione dovrebbero essere messi in grado di conoscere i
risultati di apprendimento che lo studente ha effettivamente conseguito prima
del suo ingresso nel secondo ciclo anche allo scopo di attuare eventuali
azioni di recupero.
È opportuno pertanto che il
passaggio dal primo al secondo ciclo sia accompagnato da specifiche azioni di
orientamento informativo e formativo ispirate ai principi della continuità
verticale e dell'integrazione tra i sistemi.
Il modello della rete
territoriale tra scuole medie, scuole secondarie superiori, uffici scolastici
provinciali, enti locali, associazioni e altri soggetti si è rivelato finora
il più efficace per coinvolgere un'ampia fascia di destinatari, con interessi
e aspettative diverse.
Le reti hanno facilitato i
contatti con le famiglie sia nella fase di informazione e sensibilizzazione
precedente alle iscrizioni al secondo ciclo del sistema di istruzione e
formazione, sia nelle successive attività a valenza orientativa o di
ri-orientamento.
Grazie alla loro capacità di
“fare sistema”, infatti, le reti favoriscono l'inclusione, riducono gli
insuccessi e le uscite precoci dai percorsi scolastici e formativi,
facilitano eventuali passaggi tra i percorsi educativi, accrescono il numero
dei diplomati e i livelli di istruzione tra gli adulti.
La collaborazione tra le scuole
e gli altri soggetti del territorio, a partire dal raccordo con le scuole del
primo ciclo, è molto importante anche per realizzare iniziative e percorsi
capaci di motivare gli studenti a costruire progressivamente il proprio progetto
di vita e di lavoro.
I giovani oggi incontrano
infatti maggiori difficoltà a disegnare il proprio futuro professionale e a
definire le strategie per realizzarlo. Il mondo non solo è radicalmente
mutato, ma continua a cambiare con una velocità sconosciuta alle generazioni
che li hanno preceduti. Le scelte diventano più difficili e complesse: nulla
può essere lasciato al caso e il percorso va costruito per tutta la durata
della scuola secondaria superiore, cogliendo tutte le opportunità per
vagliare con consapevolezza come valorizzare attitudini e talenti personali
in un coerente progetto di vita e di lavoro.
Diventa essenziale pertanto
sviluppare una cultura dell'orientamento che, privilegiando la dimensione
formativa e operativa piuttosto che quella informativa, accolga gli studenti
fin dal loro ingresso nella scuola secondaria e li accompagni lungo l'intero
percorso di studi, motivandoli verso le professioni tecniche, con
un'approfondita conoscenza del settore di riferimento e delle sue prospettive
evolutive, affinchè ogni giovane si senta protagonista del proprio processo
di formazione e orgoglioso del contributo professionale che può dare allo
sviluppo del Paese.
Soprattutto negli istituti
tecnici, che offrono un'ampia possibilità, dopo il diploma, di intraprendere
subito un percorso professionale, è auspicabile che gli studenti imparino il
prima possibile ad elaborare le acquisizioni che la scuola propone loro
attraverso lo studio delle discipline, arricchendole e integrandole con
esperienze che li mettano in grado di confrontarsi con crescente autonomia
con le richieste dal mondo del lavoro e delle professioni, per mettere in
relazione questi dati con gli interessi e le aspirazioni personali.
Nel rispetto dell'autonomia
organizzativa e didattica di ciascuna istituzione scolastica, è auspicabile
infine che l'impegno della scuola si concentri prevalentemente su principi
che sviluppino gli aspetti educativi più intimamente connessi con la
dimensione della progettualità personale, in funzione di una facilitazione
oggettiva delle scelte degli studenti. Si tratta di valorizzare le
potenzialità di ciascun allievo, soddisfare le aspettative di crescita e di
miglioramento, individuare percorsi rispondenti ai bisogni degli studenti. In
altre parole, promuovere un orientamento che sostenga l'esplorazione delle
possibilità di sviluppo personale e professionale, che valorizzi la
dimensione orientativa delle discipline che favorisca il collegamento e
l'interazione della scuola con il territorio e il mondo produttivo, soprattutto
attraverso gli stage e l'alternanza, che proponga agli studenti attività
coinvolgenti, utilizzando diffusamente metodologie attive e contesti
applicativi.
Per svolgere questo delicato
compito, gli istituti tecnici possono contare su alleanze consolidate, a
livello locale, regionale e nazionale con le istituzioni e le associazioni
professionali e imprenditoriali.
1.4. Realizzare “alleanze
formative” sul territorio con il mondo del lavoro, delle professioni e della
ricerca
Il rilancio dell'istruzione
tecnica richiede un raccordo più stretto e organico della scuola con i
soggetti istituzionali e sociali del territorio e, in particolare, con il
sistema produttivo, il mondo del lavoro e delle professioni, attraverso
un'alleanza formativa stabile, ampia e radicata a livello locale, anche per
superare le criticità determinatesi, a partire dagli anni '90, in relazione
alla decrescente attenzione dei giovani e delle loro famiglie verso le
professioni tecniche.
Questa situazione ha determinato
un crescente mancato incontro (mismatch) tra domanda e offerta di lavoro: da
un lato, le imprese non trovano i tecnici qualificati di cui hanno bisogno
per competere sui mercati mondiali; dall'altro, il tasso di disoccupazione o
sotto-occupazione dei nostri giovani è tra i più elevati dell'Unione europea
perché i titoli di studio acquisiti non rispondono ai fabbisogni del mondo
del lavoro, oppure risultano spendibili solo in settori e ambiti a bassa
crescita occupazionale.
Il nostro sistema di istruzione
è attraversato, quindi, da una contraddizione che occorre superare: i giovani
diplomati degli istituti tecnici sono i primi a capitalizzare rapidamente i
loro studi, trasformandoli in occasioni di crescita personale e professionale
sia attraverso un rapido inserimento nel mondo del lavoro sia nei successivi
percorsi universitari, ma questo fattore positivo incide scarsamente sulle
scelte delle famiglie e dei giovani al momento dell'iscrizione alla scuola
secondaria superiore.
L'apertura della scuola al mondo
del lavoro e delle professioni è, tra l'altro, una opportunità, unanimemente
riconosciuta, per prevenire e contrastare la dispersione scolastica, oltre
che per favorire l'occupabilità.
La competitività delle economie
più sviluppate, infatti, si gioca sempre più sul terreno della “competizione
intellettuale”, che intreccia profondamente conoscenza, innovazione e
internazionalizzazione. Per mantenere elevati i livelli di occupazione
occorre puntare su livelli di istruzione più elevati, ma anche sull'apertura
a esperienze e linguaggi diversi: contenuti specialistici e suddivisioni
disciplinari tendono ad una crescente interdipendenza e contaminazione tra i
saperi. Per far fronte alle nuove sfide dell'educazione, l'Unione europea
raccomanda ai paesi membri di innovare i sistemi educativi nazionali in moda
da superare la contrapposizione tra cultura generale e cultura tecnica e
professionale, creare nuovi ponti tra scuola, società e impresa, considerando
quest'ultima anche come ambiente formativo, per garantire ai cittadini e ai
lavoratori un apprendimento lungo l'intero corso della vita.
In questo contesto, sono sempre
più necessari l'interazione e il dialogo, in forme non episodiche, tra le
imprese, che per
sopravvivere e svilupparsi
devono divenire “fabbriche di conoscenza”, e le scuole, tradizionali
“fabbriche della conoscenza e della cittadinanza”.
L'impianto del nuovo ordinamento
accentua la rilevanza dell'istruzione tecnica come canale formativo dotato di
una propria identità culturale e pedagogica, fondata sulla filiera
scientifica e sulle tecnologie che caratterizzano gli indirizzi di studio:
meno settori e indirizzi per rispondere meglio all'evoluzione sempre più
rapida dei mestieri e delle professioni che, nella società della conoscenza,
tende a riorganizzare permanentemente i livelli di specializzazione richiesti
e, nel contempo, un collegamento organico tra scuola e impresa e con
l'ampliamento di stage, tirocini, alternanza scuola/lavoro, per favorire
l'apprendimento dei giovani in contesti operativi reali.
L'interazione con il mondo
produttivo e il territorio, pilastro dell'istruzione tecnica findalla
nascita, è strategica per gli istituti tecnici, perchè facilita uno scambio
di informazioni continuamente aggiornato sui fabbisogni professionali e
formativi delle imprese, sulla reale "spendibilità" dei titoli di
studio nel mercato del lavoro, sulle prospettive di sviluppo delle
professioni, sulle competenze specifiche richieste dal sistema produttivo,
sulle condizioni migliori per organizzare efficacemente gli spazi di
autonomia e di flessibilità che tali scuole hanno a disposizione.
Il piano “Italia 2020”, tra le
misure utili per promuovere l'occupabilità dei giovani, propone azioni
specifiche molto vicine alle consolidate esperienze che gli istituti tecnici
hanno sviluppato, soprattutto in quelle aree del Paese in cui sono stati
protagonisti della crescita dei sistemi produttivi locali. Il piano
sottolinea la necessità di progettare percorsi di istruzione e formazione di
qualità, accessibili a tutti e coerenti con le esigenze del sistema
produttivo e di facilitare la transizione dalla scuola al lavoro sia
attraverso servizi di orientamento più efficienti ed efficaci rivolti ai
giovani e alle famiglie sia attraverso percorsi educativi in alternanza
scuola/lavoro.
Tali indicazioni sono importanti
per valorizzare il ruolo dell'alternanza non solo per superare la separazione
tra momento formativo e applicativo, ma soprattutto per accrescere la
motivazione allo studio e per aiutare i giovani nella scoperta delle
vocazioni personali attraverso “l'imparare facendo”. L'alternanza li aiuta,
infatti, a capire e sperimentare “sul campo” la vastità e l'interconnessione
delle conoscenze e delle competenze necessarie per avere successo
nell'attuale situazione storica, ad avvicinare i ragazzi alla cultura del
lavoro e all'applicazione delle conoscenze alla risoluzione dei problemi.
Sebbene l'urgenza di
approfondire la collaborazione tra scuola e impresa sia ampiamente condivisa,
particolare attenzione andrà riservata alle modalità e ai mezzi per
svilupparla.
Le modalità di raccordo tra
istituti tecnici e territorio possono assumere forme diverse, con differenti
figure giuridiche che identificano la corresponsabilità dei vari soggetti
circa la qualità dell'offerta formativa in una logica di sussidiarietà. Un
esempio è il modello delle reti delineato dal Regolamento per l'autonomia
delle istituzioni scolastiche (d.P.R. n.
275/99, art. 7), che le prospetta come sedi naturali per
promuovere la cooperazione tra scuole e altri soggetti per realizzare la
ricerca educativa, l'orientamento scolastico e professionale, la formazione
del personale. Si tratta di un modello organizzativo già ampiamente diffuso a
livello nazionale, che consente di sperimentare innovative forme di
coordinamento tra le scuole, anche di diverso ordine e grado, e altri
soggetti al fine di migliorare la qualità dei servizi e delle politiche
formative, valorizzando il contributo degli operatori scolastici, degli enti
locali, delle istituzioni culturali, sociali ed economiche, delle Camere di
Commercio, delle associazioni e delle agenzie del territorio che intendono
dare il loro apporto alla realizzazione di specifici progetti educativi o,
più in generale, partecipare al miglioramento della qualità dell'offerta
formativa rivolta ai giovani e agli adulti.
Un altro modello organizzativo
innovativo, finalizzato a promuovere in modo stabile la collaborazione tra
scuole e imprese per sostenere la diffusione della cultura tecnica e
scientifica, la ricerca e il trasferimento tecnologico, è quello dei poli
tecnico-professionali che potranno essere costituiti a norma dell'art. 13, comma
2, della legge n. 40/07, nel rispetto delle competenze
esclusive delle Regioni in materia di programmazione dell'offerta formativa,
tra istituti tecnici e istituti professionali, strutture della formazione
professionale accreditate, istituti tecnici superiori, centri di ricerca,
università e altri soggetti interessati.
1.5. Progettare e valutare per
competenze
1.5.1 Insegnare per sviluppare
competenze
L'impianto del sistema degli
Istituti Tecnici è diretto alla promozione di un insieme di competenze descritte
nel profilo educativo, culturale e professionale sia generale, sia relativo
ai singoli indirizzi. Per quanto riguarda il biennio iniziale, vengono
assunte per la parte comune le competenze incluse nell'impianto normativo
riferibile all'obbligo di istruzione. Tale quadro di riferimento sollecita la
progettazione e l'attuazione progressiva di una coerente pratica didattica. A
questo fine vengono proposti alcuni criteri di riferimento, in particolare
per quanto riguarda il primo biennio.
La normativa relativa
all'obbligo di istruzione elenca otto competenze chiave di cittadinanza e
quattro assi culturali a cui fare riferimento nell'impostare l'attività
formativa del primo biennio del secondo ciclo. Dal momento che l'impianto
europeo relativo alle competenze chiave da sviluppare lungo tutto l'arco
della vita le definisce come “la comprovata capacità di usare conoscenze,
abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di
lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale”, precisando
che esse “sono descritte in termine di responsabilità e autonomia”, esse
debbono essere collegate alle risorse interne (conoscenze, abilità, altre
qualità personali) che ne sono a fondamento. Di conseguenza anche la loro
valutazione implica, secondo un'efficace formula, “accertare non ciò che lo
studente sa, ma ciò che sa fare consapevolmente con ciò che sa”.
Sono di seguito presentate
alcune considerazioni che possono orientare i docenti ad insegnare per
sviluppare competenze:
a. una competenza sia generale,
sia di studio, sia di lavoro si sviluppa in un contesto nel quale lo studente
è coinvolto, personalmente o collettivamente, nell'affrontare situazioni, nel
portare a termine compiti, nel realizzare prodotti, nel risolvere problemi, che
implicano l'attivazione e il coordinamento operativo di quanto sa, sa fare,
sa essere o sa collaborare con gli altri. Ciò vale sia nel caso delle
competenze legate allo sviluppo della padronanza della lingua italiana, della
lingua straniera, della matematica e delle scienze, sia alla progressiva
padronanza delle tecnologie e tecniche di progettazione, realizzazione e
controllo di qualità nel settore di produzione di beni e/o servizi
caratterizzanti il proprio indirizzo, sia per quanto riguarda quelle che, nel
documento sull'obbligo di istruzione, sono chiamate competenze di
cittadinanza. Un ruolo centrale, come risulta dalla stessa definizione
europea di competenza, è svolto dalla qualità della conoscenze e delle
abilità sviluppate nei vari ambiti di studio. Esse infatti devono essere non
solo acquisite a un buon livello di comprensione e di stabilità ma devono
anche rimanere aperte a una loro mobilizzazione e valorizzazione nel contesto
di ogni attività di studio, di lavoro o di una vita sociale;
b. la progettazione di
un'attività formativa diretta allo sviluppo di competenze dunque non può non
tener conto della necessità che le conoscenze fondamentali da questa
implicate siano acquisite in maniera significativa, cioè comprese e
padroneggiate in modo adeguato, che le abilità richieste siano disponibili a
un livello confacente di correttezza e di consapevolezza di quando e come
utilizzarle, che si sostenga il desiderio di acquisire conoscenze e
sviluppare abilità nell'affrontare compiti e attività che ne esigono
l'attivazione e l'integrazione. Per questo è necessario l'individuazione
chiara delle conoscenze e abilità fondamentali che le varie competenze
implicano e del livello di profondità e padronanza da raggiungere e,
dall'altra, l'effettuazione di un bilancio delle conoscenze, delle abilità
già acquisite ed evidenziate da parte dello studente (o, eventualmente, delle
competenze da lui già raggiunte). Dal confronto tra questi due riferimenti è
possibile elaborare un progetto formativo coerente.
Ciò è abbastanza evidente nel
caso delle competenze riferibili allo scrivere, al leggere e alla matematica,
competenze che condizionano non poco lo sviluppo di qualsiasi altra
competenza;
c. la consapevolezza, che tutti
gli insegnanti dovrebbero raggiungere circa il ruolo degli apporti delle loro
discipline allo sviluppo delle competenze intese, favorisce la presenza di un
ambiente educativo nel quale studenti e docenti collaborano in tale
direzione.
Si tratta di promuovere una
pratica formativa segnata dall'esigenza di favorire un'acquisizione di
conoscenze e abilità del cui valore, ai fini dello sviluppo personale,
culturale e professionale indicate nelle competenze finali da raggiungere,
siano consapevoli sia i docenti, sia gli studenti. Ciò implica l'uso di
metodi che coinvolgono l'attività degli studenti nell'affrontare questioni e
problemi di natura applicativa (alla propria vita, alle altre discipline,
alla vita sociale e lavorativa) sia nell'introdurre i nuclei fondamentali
delle conoscenze e abilità, sia nel progressivo padroneggiarli. Un ambiente
di lavoro nel quale si realizzano individualmente o collettivamente prodotti
che richiedono un utilizzo intelligente di quanto studiato o sollecitano un
suo approfondimento è la chiave di volta metodologica. Naturalmente nei primi
due anni si tratta di prodotti non particolarmente impegnativi come sintesi
scritte di testi studiati, alle quali si possono accostare riflessioni
personali, esempi di applicazioni pratiche, argomentazioni critiche o
risultati di discussioni di gruppo (eventualmente in lingua straniera);
ricerca di applicazioni di concetti e principi matematici e/o scientifici a
casi di vita quotidiana e/o tecnici; individuazione di fondamenti concettuali
che fanno da supporto a procedure e tecniche presentate nelle attività di
indirizzo; l'impostazione e la realizzazione di piccoli progetti che
implichino l'applicazione di quanto studiato; progettazione di protocolli di
laboratorio o di semplici ricerche sperimentali;
d. l'ambiente nel quale si
svolgono i percorsi dovrebbe assumere sempre più le caratteristiche di un
laboratorio nel quale si opera individualmente o in gruppo al fine di
acquisire e controllare la qualità delle conoscenze a e abilità
progressivamente affrontate, mentre se ne verifica la spendibilità nell'affrontare
esercizi e problemi sempre più impegnativi sotto la guida dei docenti. Si
tratta di promuovere una metodologia di insegnamento e apprendimento di tipo
laboratoriale, alla quale si potrà accostare con ancor maggior profitto
l'utilizzo delle previste attività da svolgere nei laboratori. Ad esempio, si
può immaginare un laboratorio di scrittura in italiano, sostenuto dall'uso
personale e/o collettivo di tecnologie digitali, nel quale si possano anche
redigere relazioni su quanto esplorato nelle scienze o nelle tecnologie,
oltre che commenti alle proprie letture; un laboratorio di introduzione e di
applicazione dei concetti e dei procedimenti matematici, mediante la
soluzione di problemi anche ispirati allo studio parallelo delle scienze o
delle tecnologie; esercitazioni nella lingua straniera, valorizzando, se ci
sono, quanti ne manifestano una maggiore padronanza o mediante la lettura e/o
ascolto collettivo di testi tecnici in inglese;
e. infine, occorre ribadire che
nella promozione delle varie competenze previste, anche a livello di biennio
iniziale, va curata con particolare attenzione l'integrazione tra quanto
sviluppato nell'area generale, comune a tutti gli indirizzi, e quanto oggetto
di insegnamento nell'area specifica di ciascun indirizzo. In particolare nel
promuovere le competenze di natura tecnica proprie di ciascun indirizzo
occorre evidenziare i collegamenti esistenti con le conoscenze e le abilità
introdotte negli assi matematico e scientifico-tecnologico e, viceversa,
facilitare l'applicazione dei concetti, principi e procedimenti degli assi
matematico e scientifico-tecnologico alla costruzione delle competenze
tecniche e tecnologiche. Questa impostazione implica una particolare cura
nella progettazione didattica dei vari insegnamenti e nella loro
realizzazione, cercando in primo luogo una sistematica collaborazione tra i
docenti delle varie discipline coinvolte e, in secondo luogo, favorendo una
costante verifica della capacità di collegamento da parte degli studenti tra
quanto appreso nell'area comune e quanto affrontato nell'area di indirizzo e
viceversa. In sede di progettazione collegiale, è molto opportuno indicare
anche come ciascuna disciplina intende concorrere al raggiungimento dei
risultati di apprendimento comuni a tutti i percorsi (punto 2.1 dell'allegato
A) al Regolamento per gli istituti tecnici), declinandoli in termini di
abilità misurabili.
Con riferimento alle indicazioni
di natura metodologica sopra esposte, si suggerisce, in particolare, che i
dipartimenti assumano compiti collaborativi in ordine alla progettazione,
realizzazione e valutazione dei percorsi formativi anche selezionando e/o
producendo materiali a supporto delle didattica e predisponendo opportuni
strumenti di valutazione dei progressi dei singoli studenti. In particolare,
per il primo biennio, si ritiene molto utile la costituzione di strutture
dipartimentali in relazione alla progettazione e valutazione di attività di
consolidamento delle competenze di padronanza della lingua italiana, della
matematica e della lingua straniera, e dell'integrazione tra gli insegnamenti
che concorrono alla promozione delle competenze proprie dell'area di
indirizzo.
1.5.2 Operare per progetti
In generale la pedagogia del
progetto è una pratica educativa che coinvolge gli studenti nel lavorare
intorno a un compito condiviso che abbia una sua rilevanza, non solo
all'interno dell'attività scolastica, bensì anche fuori di essa. Ad esempio,
si può proporre agli studenti di impegnarsi nella produzione di uno
spettacolo, nella pubblicazione di un giornale, nel preparare un viaggio o
un'escursione, scrivere una novella, redigere una guida turistica che
descriva un luogo o un oggetto d'arte, preparare una esposizione, girare un
film o un video, progettare e realizzare un sito informatico, partecipare a
un'azione umanitaria ecc. È nel contesto di tali attività che essi saranno
stimolati a mettere in moto, ad acquisire significativamente, a coordinare
efficacemente conoscenze e abilità, ad arricchire e irrobustire le loro
disposizioni interne stabili (valori, atteggiamenti, interessi, ecc.). Il
grande vantaggio di questo approccio sta nel favorire l'interiorizzazione del
senso di quello che si apprende, cioè del fatto che conoscenze e abilità
fatte proprie o ancora da ancora acquisire hanno un ruolo e un significato,
possono servire per raggiungere uno scopo più vasto.
Lavorare per progetti induce la
conoscenza di una metodologia di lavoro di grande rilievo sul piano
dell'agire, la sensibilità verso di essa e la capacità di utilizzarla in vari
contesti. Il progetto, infatti, è un fattore di motivazione, in quanto ciò
che viene imparato in questo contesto prende immediatamente, agli occhi degli
studenti, la figura di strumenti per comprendere la realtà e agire su di
essa.
Per questa ragione, la pedagogia
del progetto è utile all'acquisizione di competenze complesse, perchè dà agli
allievi l'abitudine di vedere i procedimenti appresi a scuola come strumenti
per raggiungere degli scopi che possono percepire e che stanno loro a cuore,
anche nella vita extra scolastica.
Sul piano operativo, si parte
sempre da un momento di natura progettuale. Si tratta di tutto il lavoro che
precede l' azione concreta, ma che ne fornisce i fondamenti e i riferimenti
generali e particolari. È il momento ideativo. Esso comporta l'elaborazione
del progetto sia nel suo risultato finale o prodotto, sia nel modo di
raggiungerlo o processo di produzione. In esso vengono anche esplicitati
tempi, luoghi, persone, risorse implicate nella sua realizzazione. Spesso assume
un ruolo importante la capacità di interpretare le linee e le indicazioni
progettuali per adattarle alle specifiche circostanze che giorno per giorno
si evidenziano. In questa fase entrano in gioco complesse competenze di
gestione delle relazioni interpersonali e istituzionali.
Accanto all'evidenziarsi delle
capacità tecniche realizzatrici, è opportuno prevedere un vero e proprio
processo di valutazione continua, un controllo della qualità della
realizzazione del progetto, sia quanto al risultato sul piano del prodotto,
sia quanto alle modalità con le quali esso viene conseguito. Vengono messi in
risalto gli scarti esistenti tra progetto e sua realizzazione, ne vengono
studiati l'origine e il significato e quindi si interviene o modificando il
progetto stesso, o migliorando la sua realizzazione concreta. L'esperienza
diretta di un lavoro per progetti porta a esaminare e interpretare il mondo
produttivo e professionale, secondo categorie di lettura che consentono
attribuzioni di significato e valutazioni di congruenza.
1.5.3 Valutare le competenze
sviluppate
Problematiche connesse con la
valutazione delle competenze In ogni programma educativo diretto allo
sviluppo di competenze è cruciale la scelta della modalità di valutazione che
i responsabili della progettazione e conduzione di tale programma debbono
fare sia per quanto riguarda le competenze iniziali, già validamente e
stabilmente possedute, sia per quanto concerne il costituirsi progressivo di
quelle oggetto di apprendimento. Occorre anche aggiungere che intrinseca al
processo stesso è la promozione di un'adeguata capacità di autovalutazione
del livello di competenza raggiunto. Ciò per varie ragioni: in primo luogo,
perchè occorre sollecitare e sostenere lo sviluppo di competenze
autoregolative del proprio apprendimento; in secondo luogo, perchè la
constatazione dei progressi ottenuti è una delle maggiori forze motivanti
all'apprendimento.
Una competenza si manifesta
quando uno studente è in grado di affrontare un compito o realizzare un
prodotto a lui assegnato, mettendo in gioco le sue risorse personali e
quelle, se disponibili, esterne utili o necessarie. Naturalmente la natura
del compito o del prodotto caratterizza la tipologia e il livello di
competenza che si intende rilevare. Questo può essere più direttamente
collegato con uno o più insegnamenti, oppure riferirsi più direttamente a
un'attività tecnica e/o professionale. Comunque, esso deve poter sollecitare
la valorizzazione delle conoscenze, delle abilità apprese e delle altre
caratteristiche personali in maniera non ripetitiva e banale. Il livello di
complessità e di novità del compito proposto rispetto alla pratica già
consolidata determina poi la qualità e il livello della competenza posseduta.
Occorre anche aggiungere che non
è possibile decidere se uno studente possieda o meno una competenza sulla
base di una sola prestazione. Per poterne cogliere la presenza, non solo
genericamente, bensì anche specificatamente e qualitativamente, si deve poter
disporre di una famiglia o insieme di sue manifestazioni o prestazioni
particolari. Queste assumono il ruolo di base informativa e documentaria
utile a ipotizzarne l'esistenza e il livello raggiunto. Infatti, secondo
molti studiosi, una competenza effettivamente posseduta non è direttamente
rilevabile, bensì è solo inferibile a partire dalle sue manifestazioni. Di
qui l'importanza di costruire un repertorio di strumenti e metodologie di
valutazione, che tengano conto di una pluralità di fonti informative e di
strumenti rilevativi.
È inoltre opportuno ricordare
che in un processo valutativo un conto è la raccolta di elementi informativi,
di dati, relativi alle manifestazioni di competenza, un altro conto è la loro
lettura e interpretazione al fine di elaborare un giudizio comprensivo.
Ambedue gli aspetti del processo valutativo esigono particolare attenzione.
Quanto alla raccolta di
informazioni, occorre che queste siano pertinenti (cioè si riferiscano
effettivamente a ciò che si deve valutare) e affidabili (cioè degne di
fiducia, in quanto non distorte o mal raccolte). Ma la loro lettura,
interpretazione e valutazione, esigono che preventivamente siano stati
definiti i criteri in base ai quali ciò viene fatto, deve cioè essere
indicato a che cosa si presta attenzione e si attribuisce valore e seguire effettivamente
e validamente in tale apprezzamento i criteri determinati.
L'elaborazione di un giudizio
che tenga conto dell'insieme delle manifestazioni di competenza, anche da un
punto di vista evolutivo, non può basarsi su calcoli di tipo statistico, alla
ricerca di medie: assume invece il carattere di un accertamento di presenza e
di livello, che deve essere sostenuto da elementi di prova (le informazioni
raccolte) e da consenso (da parte di altri). Si tratta, infatti, di un
giudizio che risulti il più possibile degno di fiducia, sia per la
metodologia valutativa adottata, sia per le qualità personali e professionali
dei valutatori.
Il ruolo della valutazione delle
conoscenze, delle abilità e degli atteggiamenti
Allo scopo di costruire
progressivamente una reale pratica valutativa delle competenze, un primo
passo spesso consiste nella valutazione della qualità delle conoscenze e
delle abilità che risultano componenti essenziali delle competenze.
Occorre però ricordare che le
conoscenze, per poter essere valorizzate nello sviluppo di una competenza,
devono manifestare tre caratteristiche: significatività, stabilità e
fruibilità. Occorre che gli elementi conoscitivi siano effettivamente
compresi a un adeguato livello di profondità, tenuto conto dell'età e del percorso
formativo seguito. Forme d'acquisizione solamente ripetitive, non
sufficientemente dominate, rimangono rigide e non facilmente collegabili a
situazioni diverse da quelle nelle quali sono state acquisite. La
costituzione di una base conoscitiva stabile e ben organizzata, che permetta
un facile accesso ai concetti e ai quadri concettuali richiesti, deve fornire
principi organizzatori adeguati. Un concetto, o un quadro concettuale, deve
infine poter essere utilizzato per interpretare situazioni e compiti diversi
da quelli nei quali esso è stato costruito.
Analoghe caratteristiche
dovrebbero presentare le abilità apprese.
Una abilità deve poter essere
utilizzata in maniera fluida e corretta, sapendo collegarla a quelle che sono
denominate conoscenze condizionali; cioè di fronte a una questione o un
compito lo studente dovrà essere in grado di attivare quelle abilità che sono
richieste e farlo in maniera adeguata e consapevole. Tra le abilità rivestono
particolare importanza quelle collegate con la capacità di controllare e
gestire in proprio un processo di apprendimento.
Un accenno infine alle
componenti critiche di natura affettiva e motivazionale. Purtroppo spesso si
trascura questa dimensione delle competenze, ma basta osservare uno studente
per cogliere come all'origine di scarsi risultati in termini di apprendimento
siano presenti disposizioni interiori negative sul piano affettivo,
motivazionale e volitivo. Un atteggiamento negativo verso un insegnamento o
un insegnante, la fragilità della capacità di concentrazione, l'incapacità o
debolezza nel superare le frustrazioni di fronte alle difficoltà o agli
insuccessi, la scarsa tenuta e perseveranza nello svolgere un compito un pò
impegnativo, pregiudicano sia l'acquisizione, sia la manifestazione di competenze.
Le principali fonti informative
su cui basare un giudizio di competenza
Per quanto riguarda, in
generale, le fonti informative sulla base delle quali esprimere un giudizio
di competenza, possono essere classificate secondo tre grandi ambiti specifici:
quello relativo ai risultati ottenuti nello svolgimento di un compito o nella
realizzazione del prodotto; quello relativo a come lo studente è giunto a
conseguire tali risultati; quello relativo alla percezione che lo studente ha
del suo lavoro.
Il primo ambito riguarda i
compiti che devono essere svolti dallo studente e/o i prodotti che questi
deve realizzare. Essi devono esigere la messa in moto non solo delle
conoscenze delle abilità possedute, ma anche una loro valorizzazione in
contesti e ambiti di riferimento moderatamente diversi da quelli ormai già
resi famigliari dalla pratica didattica. Occorre che lo studente evidenzi la
capacità di sapersi muovere in maniera sufficientemente agevole e valida al
di fuori dei confini della ripetizione e della familiarità, individuando in
primo luogo proprio le esigenze di adattamento e di flessibilità che la
situazione proposta implica una previa definizione esplicita di criteri di
qualità favorisce la valutazione dei risultati ottenuti dai singoli studenti.
Il secondo ambito implica una
osservazione sistematica del comportamento dello studente mentre svolge il
compito; ciò comporta una previa definizione delle categorie osservative,
cioè di quegli aspetti specifici che caratterizzano una prestazione e sui
quali concentrare l'attenzione per poter decidere se una certa competenza sia
stata raggiunta o meno. Anche in questo caso non è possibile risalire
dall'osservazione di un'unica prestazione alla constatazione di
un'acquisizione effettiva di una competenza sufficientemente complessa.
Il terzo ambito evoca una
qualche forma di narrazione di sé da parte dello studente, sia come
descrizione del come e perchè ha svolto il compito assegnato in quella
maniera, sia come valutazione del risultato ottenuto. Ciò coinvolge una
capacità di raccontare, giustificandole, le scelte operative fatte; di
descrivere la successione delle operazioni compiute per portare a termine il
compito assegnato, evidenziando, eventualmente, gli errori più frequenti e i
possibili miglioramenti; di indicare la qualità non solo del prodotto,
risultato del suo intervento, ma anche del processo produttivo adottato.
La raccolta sistematica delle
informazioni e la loro lettura e interpretazione permette di inferire se lo
studente abbia raggiunto un certo livello di competenza in un ambito di
attività specifico.
In questo modo, i docenti
possono disporre di evidenze utili ai fini della valutazione finale da
effettuare secondo quanto previsto dalla normativa vigente, ivi compresa
quella relativa alla certificazione delle competenze per l'adempimento
dell'obbligo di istruzione, il cui modello è stato adottato con il decreto
ministeriale n. 9 del 27 gennaio 2010.
2. ORIENTAMENTI PER L'ORGANIZZAZIONE DEL CURRICOLO
2.1 Profili generali
2.1.1 Il raccordo tra l'area di
istruzione generale e l'area di indirizzo
L'identità degli istituti
tecnici, così come esplicitato nel Regolamento, è connotata, in linea con le
indicazioni dell'Unione Europea di cui al paragrafo 1. 1, da una solida base
culturale a carattere scientifico e tecnologico, acquisita attraverso saperi
e competenze sia dell'area di istruzione generale sia dell'area di indirizzo.
L'area di istruzione generale
comune a tutti i percorsi ha l'obiettivo di fornire ai giovani - a partire
dal rafforzamento degli assi culturali che caratterizzano l'obbligo
d'istruzione - una preparazione adeguata su cui innestare conoscenze teoriche
e applicative nonchè abilità cognitive proprie dell'area di indirizzo.
Per comprendere il rapporto fra
area di istruzione generale e area di indirizzo occorre aver presente,
anzitutto, che tali aree non sono nettamente separabili, pur avendo una loro
specificità, per le seguenti motivazioni:
- la cultura generale, necessaria
alla formazione delle persone e dei cittadini, include una forte attenzione
ai temi del lavoro e delle tecnologie;
- una moderna concezione della
professionalità richiede, oltre al possesso delle competenze tecniche,
competenze comunicative e relazionali e di saper collegare la cultura tecnica
alle altre culture, saper riflettere sulla natura del proprio lavoro, saper
valutare il valore e le conseguenze dell'uso delle tecnologie nella società.
Il peso dell'area di istruzione
generale è maggiore nel primo biennio ove, in raccordo con l'area di
indirizzo, esplica una funzione orientativa in vista delle scelte future,
mentre decresce nel secondo biennio e nel quinto anno, dove svolge una
funzione formativa, più legata a contesti specialistici, per consentire,
nell'ultimo anno una scelta responsabile per l'inserimento nel mondo del
lavoro o il prosieguo degli studi.
Nel primo biennio, i risultati
di apprendimento dell'area di istruzione generale sono in linea di continuità
con gli assi culturali (dei linguaggi, matematico, scientifico-tecnologico e
storico-sociale) dell'obbligo di istruzione e si caratterizzano per il
collegamento con le discipline di indirizzo. La presenza di saperi
scientifici e tecnologici, tra loro interagenti, permette, infatti, un più
solido rapporto, nel metodo e nei contenuti, tra scienza, tecnologia e
cultura umanistica.
Le competenze linguistico -
comunicative, proprie dell'asse dei linguaggi sono patrimonio comune a tutti
i contesti di apprendimento e costituiscono l'obiettivo dei saperi afferenti
sia ai quattro assi culturali sia all'area di indirizzo. Le discipline
scientifiche e tecniche favoriscono, l'allargamento dell'uso della lingua nel
loro contesto. A questo fine si possono prendere in considerazione anche le
prove di comprensione della lettura delle indagini OCSE-PISA, in quanto
propongono, in modo sistematico, testi “multilinguaggio” che integrano la
scrittura testi “continui” e “discontinui” (come tabelle, grafici ecc.).
L'asse matematico garantisce
l'acquisizione di saperi e competenze che pongono lo studente nelle
condizioni di possedere una corretta capacità di giudizio e di sapersi
orientare consapevolmente nei diversi contesti del mondo contemporaneo. Al
termine dell'obbligo d'istruzione, gli studenti acquisiscono le abilità
necessarie per applicare i principi ed i processi matematici di base nel
contesto quotidiano della sfera domestica, nonchè per seguire e vagliare la
coerenza logica delle argomentazioni proprie ed altrui L'asse
scientifico-tecnologico rende gli studenti consapevoli dei legami tra scienza
e tecnologia, della loro correlazione con il contesto culturale e sociale,
con i modelli di sviluppo e la salvaguardia dell'ambiente. L'insegnamento
della scienza e della tecnologia si colloca, quindi, entro un orizzonte
generale in cui i saperi si ricompongono per offrire ai giovani strumenti
culturali ed applicativi per porsi con atteggiamento razionale, critico e
creativo di fronte alla realtà, e ai suoi problemi anche ai fini
dell'apprendimento permanente.
Il raggiungimento di tali
risultati richiede la progettazione di percorsi congiunti in cui si integrano
conoscenze e competenze diverse, metodologie didattiche innovative, idonei
strumenti e strategie anche ai fini dell'orientamento.
La consapevolezza dell'interdipendenza
tra evoluzione della scienza e della tecnologia ed implicazioni etiche,
sociali ed ambientali è uno strumento culturale per l'integrazione tra le due
aree.
Sul piano culturale, al fine di
collegare organicamente i saperi, è essenziale la ricerca disciplinare. Lo
statuto epistemologico delle discipline diventa, quindi, il riferimento
culturale per la connessione tra competenze generali e
scientifico-tecnologiche e per l'individuazione di concetti guida nella
comprensione della realtà.
L'asse storico-sociale
contribuisce alla comprensione critica della dimensione culturale
dell'evoluzione scientifico-tecnologica e sviluppa il rapporto fra discipline
tecniche e l'insegnamento della storia. In questo insegnamento, il ruolo
dello sviluppo delle tecniche e il lavoro sono un elemento indispensabile
perchè tutti gli studenti comprendano come si è sviluppata la storia
dell'umanità. È evidente che se il lavoro dell'insegnante di storia è
sorretto da quello delle discipline tecniche, i docenti di materie di
indirizzo possono non solo rispondere a domande specifiche relative alla loro
disciplina, ma anche introdurre, nel proprio insegnamento, elementi di
storicità che aiutano a comprendere meglio le dinamiche interne di sviluppo
delle tecniche.
A tal fine, le attività e gli
insegnamenti relativi a “Cittadinanza e Costituzione” di cui alla legge n.
169/08 possono sviluppare organici raccordi tra le due aree e
sviluppare le competenze chiave per l'apprendimento permanente indicate
dall'Unione europea.
Sul piano metodologico, il
laboratorio, le esperienze svolte in contesti reali e l'alternanza scuola-
lavoro sono strumenti indispensabili per la connessione tra l'area di
istruzione generale e l'area di indirizzo; sono luoghi formativi in cui si
sviluppa e si comprende la teoria e si connettono competenze disciplinari
diverse; sono ambienti di apprendimento che facilitano la ricomposizione dei
saperi e coinvolgono, in maniera integrata, i linguaggi del corpo e della
mente, il linguaggio della scuola e della realtà socio-economica.
In un quadro di coinvolgimento
degli studenti, tali strumenti implicano, inoltre, la partecipazione creativa
e critica ai processi di ricerca e di soluzione dei problemi, stimolano la
propensione ad operare per obiettivi e progetti, abituano al lavoro
cooperativo e di gruppo e ad assumere atteggiamenti responsabili ed
affidabili nei confronti del territorio, dell'ambiente e della sicurezza nei
luoghi di vita e di lavoro.
Sul piano organizzativo, il
dipartimento - come illustrato nel paragrafo 2.2 - può essere la struttura
più idonea a sostenere l'integrazione tra le discipline afferenti alle due
aree; esso può avere un ruolo di facilitazione del lavoro collegiale dei
docenti, soprattutto al fine di collegare organicamente i quattro assi
culturali che caratterizzano l'obbligo di istruzione con i risultati di
apprendimento relativi ai diversi indirizzi.
Le istituzioni scolastiche,
utilizzando la quota prevista dall'autonomia scolastica, possono progettare,
nel primo biennio, percorsi didattici pluridisciplinari in termini di
apprendimento per competenze, da articolare in forme coerenti con le scelte
generali del piano dell'offerta formativa e con le indicazioni del curricolo
del primo ciclo di istruzione.
2.1.2 La formazione tecnologica
Rapporto fra formazione
scientifica e tecnologica
La cultura scientifica è
necessaria nella formazione di tutti i cittadini e, soprattutto, per gli
studenti che intendono continuare gli studi superiori ad indirizzo
scientifico. In particolare, la cultura scientifica incide molto
positivamente sulle caratteristiche delle professioni tecniche, come
sostengono le imprese più avanzate che raccomandano un rapporto forte e
continuo fra cultura scientifica e tecnologica, che non riduca la prima a
mera funzione strumentale della seconda.
La tradizionale collocazione
delle scienze in funzione prevalentemente propedeutica assicura, infatti, le
basi necessarie per lo studio delle tecnologie; essa non è sufficiente, però,
a far acquisire agli studenti una formazione tecnologica rivolta
all'innovazione, che richiede sia la capacità di risolvere problemi sia
quella di riflettere sui modelli e sui fondamenti concettuali.
Per questo, occorre una rapporto
costante e reciproco fra dimensione scientifica e dimensione tecnologica.
Il rapporto fra la formazione
scientifica e tecnologica si risolve in modo differenziato nel percorso
quinquennale in quanto, nel primo biennio, sono presenti le discipline sia
tecnologiche sia scientifiche che non hanno, invece, una autonoma presenza
nel triennio successivo.
Nel primo biennio, si tratta di
mantenere uno stretto collegamento fra i due tipi di discipline e favorirne
l'incontro attraverso reciproche “contaminazioni”: l'uso dei concetti e dei
metodi di base della scienza nella tecnologia e, viceversa, la posizione dei
contesti e problemi reali della tecnologia nella scienza. Nel secondo biennio
e nell'ultimo anno, in cui sono presenti unicamente le discipline
tecnologiche, il rapporto va risolto tutto all'interno di queste; ciò implica
che sia mantenuta viva la loro dimensione scientifica e metodologica
attraverso la dimostrazione della validità generale dei molti modelli usati
nella tecnologia, anche al di fuori della loro applicazione specifica.
Caratteristiche di
professionalità e qualità della formazione tecnologica
La scuola ha garantito, per un
lungo periodo di tempo, la formazione di tecnici di livello intermedio dotati
di una padronanza duratura di concetti, tecniche e metodi, attraverso
l'organizzazione di curricoli molto sistematici, rivolti a competenze basate
su repertori di procedimenti e soluzioni standard. Per questo, sono prevalse
metodologie indirizzate a far acquisire apparati sistematici ed esaustivi di
conoscenze tecniche unite alla padronanza di un limitato numero di
procedimenti ben determinati.
Questo tipo di formazione è
ancora, in parte, necessario ma una formazione rivolta all'innovazione pone
due problemi:
1) le tecnologie di frontiera
sono normalmente meno stabili di quelle mature e non si prestano a
trattazioni sistematiche valide per lunghi periodi;
2) la stessa attitudine
all'innovazione richiede di affrontare l'imprevisto: problemi nuovi per i
quali le procedure standard non bastano. Inoltre, l'insieme delle competenze
tecniche deve essere più dinamico per affrontare la complessità e la
variabilità organizzativa dei nuovi contesti.
La risposta al primo problema è
data da un tipo di istruzione che unisca un insieme di competenze ed
approfondimenti tecnici opportunamente selezionati e una solida formazione
sui fondamenti scientifici e culturali, inclusa la prospettiva storica.
La risposta al secondo problema
pone la questione del metodo di apprendimento. È anzitutto opportuno, anche
in un curricolo sequenziale che affronta, uno dopo l'altro, contenuti o
procedimenti specifici, assumere il metodo del problem-solving: proporre
sistematicamente problemi che richiedano, oltre all'applicazione di principi
e procedure standard, attività di analisi e di interpretazione.
È opportuno, comunque, che nei
percorsi formativi siano sviluppate le competenze necessarie ad affrontare
situazioni complesse, a prendere decisioni sulla base di molte variabili ed
in condizioni di incertezza. Come indicato nel paragrafo 5.2, il lavoro per
progetti è una metodologia che contribuisce a sviluppare queste competenze.
Problem-solving e lavoro per
progetti sono i metodi necessari per acquisire, rielaborare e inquadrare
nuove conoscenze e valorizzare la competenza chiave dell' imparare a imparare
già richiamata dalle indicazioni nazionali riguardanti l'adempimento
dell'obbligo di istruzione (DM n. 139/07).
2.1.3 Il laboratorio come
metodologia di apprendimento
Il laboratorio è concepito, nei
nuovi ordinamenti dell'istruzione tecnica, non solo come il luogo nel quale
gli studenti mettono in pratica quanto hanno appreso a livello teorico
attraverso la sperimentazione di protocolli standardizzati, tipici delle
discipline scientifiche, ma soprattutto come una metodologia didattica
innovativa, che coinvolge tutte le discipline, in quanto facilita la
personalizzazione del processo di insegnamento/apprendimento che consente
agli studenti di acquisire il “sapere” attraverso il “fare”, dando forza
all'idea che la scuola è il posto in cui si “impara ad imparare” per tutta la
vita. Tutte le discipline possono, quindi, giovarsi di momenti laboratoriali,
in quanto tutte le aule possono diventare laboratori.
Il lavoro in laboratorio e le attività
ad esso connesse sono particolarmente importanti perchè consentono di
attivare processi didattici in cui gli allievi diventano protagonisti e
superano l'atteggiamento di passività e di estraneità che caratterizza spesso
il loro atteggiamento di fronte alle lezioni frontali.
L'impianto generale dei nuovi
ordinamenti richiede che l'attività laboratoriale venga integrata nelle
discipline sulla base di progetti didattici multidisciplinari fondati “sulla
comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali,
sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello
sviluppo professionale e/o personale”.
I nuovi ordinamenti degli
istituti tecnici possono offrire, quindi, occasioni per valorizzare i diversi
stili cognitivi in una rinnovata relazione tra discipline teoriche ed
attività di laboratorio che aiutino lo studente, attraverso un processo
induttivo, a connettere il sapere acquisito in contesti applicativi al sapere
astratto, basato su concetti generali e riproducibile nella più ampia
generalità dei contesti.
L'attività di laboratorio,
condotta con un approccio operativo ai processi tecnologici, può coniugare
l'attitudine degli studenti alla concretezza e all'azione con la necessità di
far acquisire loro i quadri concettuali che sono indispensabile per
l'interpretazione della realtà e la sua trasformazione. La didattica di
laboratorio facilita l'apprendimento dello studente in quanto lo coinvolge
anche dal punto di vista fisico ed emotivo nella relazione diretta e gratificante
con i compagni e con il docente.
I docenti, utilizzando il
laboratorio, hanno la possibilità di guidare l'azione didattica per
“situazioni-problema” e strumenti per orientare e negoziare il progetto
formativo individuale con gli studenti, che consente loro di acquisire
consapevolezza dei propri punti di forza e debolezza.
Il processo sistematico di
acquisizione e di trasferimento di conoscenze/abilità/competenze che
caratterizza l'apprendimento dello studente può esprimersi, in modo
individuale o collegiale, in un'attività osservabile che si configuri come un
risultato valutabile. Il laboratorio, quindi, rappresenta la modalità
trasversale che può caratterizzare tutta la didattica disciplinare e
interdisciplinare per promuovere nello studente una preparazione completa e
capace di continuo rinnovamento.
Nell'attività di laboratorio
sono varie le attività che si possono esplicare sul piano didattico.
Oltre all'utilizzo delle diverse
strumentazioni, delle potenzialità offerte dall'informatica e della telematica,
si può far ricorso alle simulazioni, alla creazione di oggetti complessi che
richiedono l'apporto sia di più studenti sia di diverse discipline. In questo
caso, l'attività di laboratorio si intreccia con l'attività di progetto e
diventa un'occasione particolarmente significativa per aiutare lo studente a
misurarsi con la realtà. Tirocini, stage ed esperienze condotte con la
metodologia dell'“impresa formativa simulata” sono strumenti molto importanti
per far acquisire allo studente competenze molto utili per l'orientamento e
per l'occupabilità.
Metodologie didattiche basate
sul costante utilizzo delle tecnologie aiutano i docenti a realizzare
interventi formativi centrati sull'esperienza, che consentono allo studente
di apprendere soprattutto tramite la verifica della validità delle conoscenze
acquisite in un ambiente interattivo di "apprendimento per
scoperta" o di "apprendimento programmato", che simuli
contesti reali. I docenti possono avvalersi della simulazione in svariati modi:
per realizzare giochi didattici, esperimenti di laboratorio, per lo studio di
fenomeni, esercitazioni, rinforzo, verifiche di apprendimento.
È importante, comunque, che i
docenti , nel tener conto delle diverse intelligenze degli studenti e delle
loro attitudini e motivazioni, scelgano le simulazioni in modo da integrarle
con altre metodologie e strumenti didattici.
2.2 Aspetti trasversali
2.2.1 L'integrazione delle
scienze
Le scienze integrate non vanno
intese come una nuova disciplina, nella quale si fondono discipline diverse,
ma come l'ambito di sviluppo e di applicazione di una comune metodologia di
insegnamento delle scienze. Essenziale al riguardo è la ricerca e l'adozione
di un linguaggio scientifico omogeneo, di modelli comparabili, nonchè di temi
e concetti che abbiano una valenza unificante.
Integrare non significa
affidarsi ad accostamenti improvvisati, quanto piuttosto impegnarsi in
un'operazione di alto profilo culturale, che richiede consapevolezza,
apertura mentale e grande padronanza del sapere scientifico, non disgiunto
dalla volontà e dalla propensione al lavoro di equipe.
Le scienze integrate (scienza
della terra e biologia, chimica, fisica) e le scienze applicate (tecnologie
informatiche, tecnologie e tecniche di rappresentazione grafica), così come
presentate nei nuovi quadri orari degli istituti tecnici, richiedono
espressamente un cambiamento del metodo di approccio nella progettazione e
programmazione didattica e curriculare.
Le composizioni e le
articolazioni degli argomenti di queste discipline, richiedono infatti nuove
forme di comunicazione e di cooperazione fra i docenti: essi sono chiamati a
valutare, nell'esercizio delle proprie funzioni e nel rispetto della libertà
di insegnamento, la possibilità di congiungere, integrare e armonizzare, in
termine di risorse, le informazioni offerte agli studenti dai diversi punti
di vista.
Sul piano curriculare,
l'insegnamento delle scienze integrate intende ricondurre il processo
dell'apprendimento verso lo studio della complessità del mondo naturale,
ricomponendo e tematizzando i saperi che solo per facilità di studio, quando
necessario, possono essere affrontati separatamente. Le scienze della terra,
la fisica, la chimica e la biologia fanno parte degli strumenti che la
cultura ha sviluppato per conoscere, comprendere, speculare e utilizzare.
L'osservazione dei fenomeni, la
proposta di ipotesi e la verifica sperimentale della loro attendibilità,
permettono agli studenti di valutare la propria creatività, di apprezzare le
proprie capacità operative e di sentire più vicini i temi proposti.
Nel primo biennio,
l'integrazione delle scienze, pur non disperdendo la specificità degli
apporti disciplinari, mira a potenziare e sviluppare l'intima connessione del
sapere scientifico di base, a partire da quanto acquisito nella scuola
secondaria di primo grado e in vista di orientare progressivamente gli
studenti alla scelta degli studi successivi a livello post-secondario.
L'integrazione non è tuttavia affidata all'unicità dell'insegnante; gli
insegnanti possono essere diversi per le diverse discipline. Essa si realizza
nell'attività di progetto che muove dall'individuazione di elementi comuni
che uniformano prospettive, visioni e metodi. Esige un lavoro in team dei
docenti di tutto il consiglio di classe nella programmazione dell'attività
didattica: nella progettazione, nella previsione dei momenti di confronto tra
i docenti interessati su metodi e contenuti, nella preparazione di prove di
verifica dell'apprendimento e nella valutazione dei risultati. Potrà essere
utile costituire nella singola istituzione scolastica un dipartimento
specifico e ricorrere anche ad altre forme di aggregazione territoriale, ad
esempio per i laboratori e per le attività di rilevazione, di supporto e di
controllo.
L'impegno del singolo docente è
necessario ma non basta; in molti casi finirebbe per prevalere negli
insegnanti la tendenza a rifugiarsi nella propria disciplina, nell'illusione
che gli alunni acquisiscano da soli la capacità di operare corretti
collegamenti e approfondimenti interdisciplinari. Neppure si può pensare che
l'integrazione disciplinare si realizzi senza una necessaria gradualità, nè
tantomeno senza una progressiva preparazione dei docenti e senza la
predisposizione di interventi istituzionali che rendano attuabile questa
modalità di apprendimento degli allievi.
Per questo è indispensabile
prevedere una fase sperimentale che guidi e curi a livello territoriale la
messa in atto di percorsi didattici da testare, verificandone e comparandone
i risultati. Tale impegno riguarda anche l'editoria scolastica, oltre che la
creatività di quanti si occupano della produzione di materiali per
l'insegnamento scientifico.
L'insegnamento delle scienze
integrate, se correttamente interpretato e realizzato, potrà così essere una
grande occasione per avvicinare le nuove generazioni alla scienza, per
sviluppare la cultura scientifica, per far avanzare nel nostro Paese la
capacità di misurarsi con le grandi questioni dello sviluppo economico e
dell'integrazione fra le culture e i popoli.
Indicazioni metodologiche
Le istituzioni scolastiche e gli
organi collegiali, avranno cura di privilegiare la didattica laboratoriale
ritenuta maggiormente in grado sia di raccordare le discipline tradizionali
con le nuove discipline previste dal Regolamento (scienze integrate e scienze
applicate), sia di favorire un atteggiamento mentale adeguato con cui
affrontare situazioni problematiche.
La più importante prova della
validità dell'approccio laboratoriale è il relativo controllo che gli allievi
hanno sui vari aspetti dell'esperienza di apprendimento: qualcosa di esterno,
il fenomeno, e qualcosa di interno a ognuno di essi, cioè il pensiero critico
e la riflessione metacognitiva su quanto pensato, si fondono fino a portare
ad un apprendimento significativo. Quindi una riflessione sulla scienza,
sulle sue conquiste e sui suoi limiti, sulla sua evoluzione storica, sulla
sua strategia di ricerca, sulle ricadute sociali delle sue acquisizioni.
Per ottenere una reale
competenza scientifica, gli studenti hanno bisogno ridisporre dello spazio di
tempo necessario per costruire il proprio bagaglio intellettuale attraverso
domande, scambio di idee con altri studenti, esperienze in laboratorio e
problemi da risolvere. Tale approccio, mentre può risultare particolarmente
motivante per gli allievi, riserva un ruolo fondamentale all'insegnante, che
seleziona e adatta i contenuti e le strategie didattiche ai fabbisogni degli
allievi in base al tempo disponibile.
Va da sé, che la qualità
dell'atto educativo non si misura con la larghezza del curricolo proposto ma
con la profondità dei concetti affrontati e anche gli errori commessi dagli
studenti durante il processo d'apprendimento forniscono preziose informazioni
per la scelta di ulteriori e/o diversificati interventi didattici, finalizzati
anche all'attività di sostegno e di recupero.
Più che dalla predisposizione di
metodi astratti e generali, la realizzazione dell'integrazione fra le scienze
dipenderà dalla capacità delle scuole di trasferire saperi e competenze in un
progetto didattico che ne consenta una trattazione organica, forte di legami
tra concetti, modelli, procedure e teorie. Ad esempio negli U.S.A. il
National Science Education Standard propone come nessi i “concetti e processi
unificanti”, atti a stabilire più solide connessioni tra le discipline
scientifiche in quanto riconosciuti fondamentali e ampi, comprensibili e
utilizzabili durante l'intero percorso di studi. Esempi di concetti e
processi unificanti sono:
sistemi, ordine e
organizzazione; evidenza, modelli e spiegazione;
costanza, cambiamento e
misurazione; evoluzione ed equilibrio; forma e funzione.
I concetti e processi
unificanti, denominati anche organizzatori concettuali o cognitivi, possono
essere utilizzati quali collanti culturali ideali per l'integrazione didattica
delle discipline scientifiche, con un riferimento continuo agli interrogativi
e ai problemi della vita di tutti i giorni.
Gli studenti più giovani tendono
a interpretare i fenomeni separatamente piuttosto che in termini di sistema;
la forza, per esempio, è percepita come una proprietà di un oggetto piuttosto
che il risultato di un'interazione tra corpi. Ai docenti di materie
scientifiche è affidato, perciò, il compito di aiutare gli studenti a
riconoscere le proprietà dei corpi, fino ad arrivare a comprendere i sistemi.
Ancora, gli studenti percepiscono spesso i modelli come copie fisiche della
realtà e non come rappresentazioni concettuali.
Bisogna, perciò, aiutarli a
comprendere che i modelli sono sviluppati e testati confrontandoli con gli
eventi empirici.
I concetti e i processi
unificanti si pongono come categorie che permettono una facile transizione
attraverso vari domini di conoscenza nonchè come elementi strutturali che
consentono esplicitazioni contestuali plurime. Essi costituiscono validi
strumenti didattici, permettono allo studente di adattarsi alle varie
situazioni problematiche reali, favorendo l'espansione dello spazio mentale,
individuale e collettivo, aumentando la consapevolezza in merito a come
s'impara.
Le scienze integrate rappresentano
quindi un ambito potenziale che orienta al superamento della frammentarietà
dei saperi, attorno ad un “fuoco”, un oggetto, naturale o artificiale, una
ricerca, il perseguimento di un risultato che permetta di sviluppare e
applicare una metodologia che consenta apprendimenti trasversali alle diverse
materie. Discipline scientifiche in primis, compresa la matematica, per gli
strumenti di calcolo e di rappresentazione che riesce a fornire, ma anche
quelle tecnologiche fino a comprendere quelle umanistiche, coinvolgendo
potenzialmente tutti i docenti del consiglio di classe.
Perchè l'integrazione delle
scienze possa radicarsi, non si può prescindere dalla valutazione degli
allievi. Essa è uno strumento per accertare le acquisizioni che garantiscono
il crescere di un sapere organico permeato di solida cultura scientifica. La
valutazione potrà essere realizzata in diversi modi: recependola all'interno
delle singole discipline, oppure prevedendo una valutazione interdisciplinare
di “integrazione delle scienze” cui potrebbero fare riferimento anche le
valutazioni di altre competenze o attività, come quelle di progetto o di
stage.
2.2.2 Legalità, cittadinanza e
Costituzione
La Decisione n. 1904/2006/CE del
Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006 ha istituito il
programma "Europa per i cittadini" mirante a promuovere la
cittadinanza europea attiva e a sviluppare l'appartenenza ad una società
fondata sui principi di libertà, democrazia e rispetto dei diritti dell'uomo,
diversità culturale, tolleranza e solidarietà, in conformità della Carta dei
diritti fondamentali dell'Unione europea, proclamata il 7 dicembre 2007.
Educare alla legalità significa
elaborare e diffondere un'autentica cultura dei valori civili, cultura che
intende il diritto come espressione del patto sociale, indispensabile per
costruire relazioni consapevoli tra i cittadini e tra questi ultimi e le
istituzioni.
Consente, cioè, l'acquisizione
di una nozione più profonda ed estesa dei diritti di cittadinanza, a partire
dalla reciprocità fra soggetti dotati della stessa dignità; aiuta a
comprendere come l'organizzazione della vita personale e sociale si fondi su
un sistema di relazioni giuridiche; sviluppa la consapevolezza che condizioni
quali dignità, libertà, solidarietà, sicurezza, non possano considerarsi come
acquisite per sempre, ma vanno perseguite, volute e, una volta conquistate,
protette.
I risultati di apprendimento
comuni a tutti i percorsi dell'istruzione tecnica contribuiscono a fornire
agli studenti un sistema di valori coerenti con i principi della
Costituzione. Le attività e gli insegnamenti relativi a “Cittadinanza e
Costituzione” coinvolgono pertanto tutti gli ambiti disciplinari
dell'istruzione tecnica e si sviluppano, in particolare, in quelli di
interesse storico-sociale e giuridico- economico; interessano, però, anche le
esperienze di vita e, nel triennio, le attività di alternanza scuola- lavoro,
con la conseguente valorizzazione dell'etica del lavoro.
In questa prospettiva, il
bagaglio culturale dei giovani è frutto della interazione tra apprendimenti
formali e non formali; la cultura della cittadinanza e della legalità è il
risultato dell'esperienze e delle conoscenze acquisite anche fuori della
scuola, e, contemporaneamente, evidenzia come l'educazione alla democrazia ed
alla legalità trova nel protagonismo degli studenti e delle studentesse un
ambito privilegiato; i diritti- doveri di cittadinanza si esplicano nel
rispetto delle regole e nella partecipazione di tutti i cittadini alla vita
civile, sociale, politica ed economica.
È n orientamento tendenzialmente
finalizzato a prevenire il diffuso malessere dei giovani nella scuola e nella
società, che si esprime in molteplici forme e dimensioni come l'abbandono
precoce, lo scarso rendimento scolastico, le difficoltà di apprendimento, la
fuga dalle regole del vivere civile e sociale.
A riguardo, particolare
importanza riveste la dimensione dell'accoglienza quale strumento con il
quale la scuola, nell'accogliere, conosce e valorizza tutti gli apporti dei
singoli alunni, anche quelli di diversa cultura ed abilità e cura - nella
propria autonomia - la comunicazione, dando adeguato spazio ad attività in
cui ciascuno possa esprimersi liberamente utilizzando le competenze informali
e non formali possedute, molto spesso non adeguatamente valorizzate, per
assumere compiti e funzioni utili per la collettività scolastica.
Già nel primo biennio dei
percorsi di istruzione tecnica, il superamento dei tradizionali programmi di
Educazione civica avviene, quindi, sulla base di una concreta prospettiva di
lavoro che incardina Cittadinanza e Costituzione nel curricolo, perchè è
concepita non come discorso aperto a tutte le prospettive, ma come un
orizzonte di senso trasversale e come un organico impianto culturale diretto
a conferire particolare rilievo al concetto di “cittadinanza attiva”; esso
diviene, come tale, elemento catalizzatore della valenza educativa di tutte
le discipline. Il richiamo alla “cittadinanza attiva” è basato sugli
orientamenti europei in materia di apprendimento permanente, recepiti nella
Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18/12/2006,
relativa, appunto, alle competenze chiave per l'apprendimento permanente
(2006/962/CE), assunte come riferimento a livello nazionale, dal Decreto
22/8/2007 n. 139 (Regolamento recante norme in materia di
adempimento dell'obbligo di istruzione).
Nell'insegnamento di
“Cittadinanza e Costituzione”, è molto importante focalizzare lo studio sulla
Costituzione italiana, a partire dall'Assemblea Costituente, e fare in modo
che diventi, attraverso l'impegno dei docenti, parte fondante delle coscienze
e dei comportamenti dei giovani in rapporto a diritti e doveri
costituzionalmente sanciti.
Gli istituti tecnici attuano
l'insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” con prevalente riferimento a
principi e valori afferenti l'asse scientifico-tecnologico che li
caratterizza e ai risultati di apprendimento previsti per l'area di
istruzione generale e per le aree di indirizzo. Tra essi particolare
rilevanza assumono le questioni concernenti la possibilità di collocare
l'esperienza personale in un sistema di regole fondato sul reciproco
riconoscimento dei diritti garantiti dalla Costituzione, a tutela della
persona, della collettività e dell'ambiente, come espressamente indicato
nell'obbligo di istruzione.
Tale obiettivo si consegue più
puntualmente nel primo biennio attraverso lo studio della Costituzione
Italiana (principi, libertà, diritti e doveri), dell'Unione europea e delle
grandi organizzazioni internazionali, nonchè dei concetti di norma giuridica
e fonti del diritto e della loro codificazione. A tale studio concorrono
prioritariamente storia, diritto ed economia e, per il settore economico,
geografia e questa ultima soprattutto per gli aspetti riguardanti il delicato
rapporto tra l'uomo e l'ambiente. È opportuno che i docenti di storia che
insegnano nei percorsi del settore tecnologico affrontino tali aspetti anche
in una prospettiva geografica.
Anche il tema dell'educazione
finanziaria e del relativo grado di “alfabetizzazione” dei cittadini
(financial literacy) è di grande rilevanza all'interno della prospettiva qui
considerata, poichè le scelte finanziarie hanno conseguenze determinanti
sulla qualità e sullo stile di vita dei cittadini e sulla legalità della
collettività. Per questo è necessario dotare gli studenti di strumenti utili
a comprendere benefici e rischi collegati ad un corretto utilizzo di beni e
servizi finanziari quale utile contributo per la cittadinanza consapevole.
La stessa prospettiva
curricolare in cui si colloca “Cittadinanza e Costituzione” favorisce il
coinvolgimento e valorizza infine la progettazione collegiale e l'attività
laboratoriale di tutti i docenti che, proprio in rapporto alla specificità
culturale dell'istruzione tecnica, sono chiamati ad affrontare, con gli
studenti, aspetti e problemi di rilevante importanza come la sicurezza,
l'igiene e la salubrità dei luoghi di produzione e di lavoro, anche nel corso
di stage e percorsi di alternanza scuola/lavoro.
2.2.3 La conoscenza
dell'ambiente e del territorio
I risultati di apprendimento
relativi al profilo culturale, educativo e professionale degli istituti
tecnici contengono espliciti riferimenti alla dimensione geografica dei saperi.
La geografia, infatti quale scienza che studia processi, segni e fenomeni,
derivanti dall'umanizzazione del nostro pianeta, sviluppa competenze che
riguardano sia l'area di istruzione generale sia quelle più specifiche di
indirizzo.
Tale insegnamento, trattando
tematiche relative alla sfera dell'uomo
e della natura, può essere
concepito, simultaneamente e/o alternativamente, come "umanistico"
e come “scientifico”, configurandosi come ponte e snodo tra i diversi saperi
e mappa di riferimento per l'acquisizione di competenze linguistiche,
storiche, economiche, sociali e tecnologiche.
La consapevolezza delle
connessioni tra aspetti geografici e strutture demografiche, economiche,
sociali e culturali, il confronto tra le tradizioni culturali locali e
internazionali, l'uso di strumenti tecnologici a tutela dell'ambiente e del
territorio, rafforzano la cultura dello studente, lo pongono nelle condizioni
di inserirsi nei contesti professionali con autonomia e responsabilità e
favoriscono la mobilità anche in contesti globali. Il discorso geografico
s'inquadra fondamentalmente in una visione sistemica e d'insieme, nella quale
confluiscono varie componenti che afferiscono a discipline diverse.
La grande varietà di competenze
geografiche può essere proposta agli alunni e didatticamente tradotta in più
modi e in più forme a scuola, costituendo un momento didatticamente
propulsivo. Infatti, l'oggetto della geografia è radicato nella realtà stessa
del mondo in cui viviamo: da qui l'aiuto sostanzioso che lo studente può ricevere,
sia per avere il "senso" degli avvenimenti correnti sia per
formulare valutazioni informate su problemi demografici, economici,
socio-culturali, politici, ambientali.
D'altra parte, però, le
possibilità di comunicazione e di informazione sono legate alla
disponibilità, alla varietà e alla qualità delle fonti. Le informazioni vanno
attentamente vagliate; a scuola è necessario fornire gli alunni di valide
chiavi di interpretazione, che consentano una valutazione seria delle fonti
(alle quali bisogna "reagire" in modo attivo e partecipe). Un tipo
di approccio interdisciplinare agevola, comunque, la diversificazione delle
fonti da utilizzare. Questa metodologia aiuta, tra l'altro, l'insegnante a
proporre confronti critici che sono necessari all'alunno per guardare la
realtà da diverse prospettive e per giungere ad una migliore comprensione,
interpretazione e valutazione dei problemi da affrontare.
L'interdipendenza tra discipline
storiche e geografiche costituisce un binomio per percorsi di approfondimento
geo-storici di tipo interdisciplinare. La cartografia non può prescindere
infatti da operazioni matematico-geometriche, il linguaggio della
geo-graficità contribuisce alla competenza linguistica più generale.
Nel primo biennio in
particolare, gli aspetti geografici forniscono i concetti di base
sull'organizzazione territoriale, sulla comprensione del significato
dell'ambiente naturale e artificiale, sull'utilizzo corretto delle fonti
(atlanti, carte geografiche ecc.), sulla specificità del linguaggio cartografico
anche in vista del prosieguo degli studi Luogo privilegiato per affinare ed
integrare le competenze geografiche è anche in questo caso il laboratorio che
si configura come centro di documentazione, sul territorio e nel territorio,
che favorisce il dialogo con il mondo esterno, anche attraverso attività
mirate e consente l'utilizzo dei vari linguaggi (grafico, numerico, visivo
spaziale, sociale ecc) in una ricomposizione unitaria dei saperi.
Per quanto riguarda la scelta
delle tematiche e delle conoscenze specifiche dell'educazione geografica, sul
sito dell'ANSAS è proposto un repertorio di esemplificazioni, dal quale le
istituzioni scolastiche interessate possono attingere, nella loro autonomia,
per percorsi di approfondimento, riguardanti le seguenti discipline:
italiano; matematica; storia; scienze; lingua inglese; diritto ed economia;
disegno tecnico; informatica; storia e scienze.
2.2.4 La formazione per la
sicurezza
Il riordino degli istituti
tecnici, nel riconfigurare gli indirizzi e ridisegnare il profilo educativo,
culturale e professionale dello studente a conclusione del secondo ciclo del
sistema educativo di istruzione e formazione, pone particolare attenzione al
corredo culturale ed etico legato alla sicurezza in tutte le sue accezioni e
all'effettivo collegamento tra scuola e mondo del lavoro, ove tale tematica,
insieme con la salvaguardia dell'ambiente, emerge con particolare criticità.
Lo studio della sicurezza,
svolto in continuità e coerenza con le competenze chiave di cittadinanza, promuove,
inoltre, comportamenti generali adeguati e stili di vita sani e sicuri.
In relazione all'assolvimento
dell'obbligo di istruzione, gli argomenti che riguardano la sicurezza trovano
corrispondenza nei saperi e nelle competenze riguardanti gli assi scientifico-tecnologico
e storico-sociale; gli strumenti per affinarne lo studio si possono acquisire
anche attraverso i saperi e le competenze relativi all'asse dei linguaggi e
all'asse matematico.
Gli approfondimenti disciplinari
sulla sicurezza assumono un carattere specifico negli istituti tecnici,
essendo riferiti alla loro identità, esplicitata dai risultati di
apprendimento delle aree di istruzione generale e di indirizzo, come si
evince dal Regolamento (d.P.R. 15
marzo 2010, allegato A, punto 2.1): “gli studenti -
attraverso lo studio, le esperienze operative di laboratorio e in contesti
reali, la disponibilità al confronto e al lavoro cooperativo, valorizzando la
loro creatività ed autonomia - sono in grado di: padroneggiare l'uso di
strumenti tecnologici, con particolare attenzione alla sicurezza nei luoghi
di vita e di lavoro, alla tutela della persona, dell'ambiente e del
territorio”.
Questo implica che, in tutti i
percorsi dell'istruzione tecnica, la sicurezza è un valore da perseguire
attivamente, attraverso le attività di progettazione, produzione,
costruzione, gestione e organizzazione, svolte nel rispetto di criteri,
regole e leggi dello Stato, secondo il principio che la sicurezza è un valore
intrinseco e non complementare o addizionale alle attività.
Il riferimento a tale principio
può avere effetti di grande efficacia, specialmente se viene introdotto fin
dalla fase dell'obbligo di istruzione, che si compie nel primo biennio, nel
quale gli apprendimenti tecnici vengono fondati e sviluppati insieme con la
dimensione etica del comportamento; particolare valore formativo assume,
inoltre, la contestualizzazione delle esperienze dello studente attraverso il
rapporto col territorio, l'analisi e l'interpretazione di casi, dati e
testimonianze, per riconoscere e riconoscersi nel sistema di regole a tutela
della Persona, della collettività e dell'ambiente, fondate sulla
Costituzione.
Sul piano organizzativo della
didattica, le tematiche della sicurezza sono multidisciplinari e coinvolgono
tutti i docenti, negli aspetti generali e nella specificità culturale
dell'istruzione tecnica. È quindi opportuno che tutti concorrano in maniera
cooperativa alla progettazione e realizzazione degli esiti di apprendimento
convenuti, con attività laboratoriali, e prioritariamente attraverso la
concreta applicazione dei principi della sicurezza nei contesti specifici
ambientali e di apprendimento (T.U. 81/2008). Per,l'approfondimento delle
tematiche nei contesti esterni alla scuola, possono essere proficuamente
realizzati stage e percorsi di alternanza scuola/ lavoro.
Nel prosieguo del percorso, le
competenze specifiche indicate nei risultati di apprendimento si
caratterizzeranno per una maggiore complessità e per una correlazione più
specifica agli aspetti peculiari di ogni settore, relativi sia
all'operatività (strumenti, sostanze, procedure e dispositivi) che alle
interazioni con l'ambiente e al relativo impatto. Tutte le discipline
concorrono, quindi, a sviluppare e a potenziare le competenze degli studenti
in fatto di sicurezza, per arricchirne i profili con i riferimenti culturali
ed etici indispensabili perchè essi divengano lavoratori capaci di assumere
comportamenti professionalmente responsabili.
2.3
Aspetti specifici
2.3.1. Settore tecnologico:
scienze e tecnologie applicate
Finalità
“Scienze e tecnologie applicate”
è la nuova disciplina, introdotta nel secondo anno degli indirizzi del
settore tecnologico, per avviare i giovani allo studio delle filiere
produttive di interesse e offrirne il relativo contesto specifico di
applicazione agli insegnamenti/apprendimenti che vengono proposti nelle
discipline generali e di indirizzo.
La disciplina si riferisce
particolarmente ai risultati di apprendimento relativi all'asse
scientifico-tecnologico, dal quale mutua contesti e contenuti, e attinge
competenze anche dall'asse storico sociale per evidenziare come l'incontro
fra scienza e tecnologia avvenga effettivamente nel realizzarsi di specifiche
condizioni economiche e sociali.
Con questa disciplina si
realizza esplicitamente l'incontro di Scienza e Tecnologia sul terreno dei
processi organizzativi della produzione, introdotti con graduale complessità,
con la reciproca valorizzazione dei metodi di studio, delle strumentazioni
tipiche e delle cognizioni proprie delle discipline scientifiche e delle
tecnologiche studiate.
Nello studio della disciplina,
lo studente è messo in grado di risolvere problemi ricorrendo ai diversi
strumenti materiali, cognitivi e metodologici tipici dell'indirizzo, scelti
col criterio dell'efficacia delle soluzioni adottate. Nell'applicazione e
approfondimento, lo studente è messo in grado di attingere spontaneamente da
tutti gli apprendimenti scientifici e tecnologici in suo possesso e di
contestualizzarli e affinarli gradualmente.
A tal fine si suggerisce che
nell'incontro di Scienza e Tecnologia vengano riprodotte, con metodo
laboratoriale, le interazioni fra pensiero operativo e speculativo che hanno
segnato storicamente le profonde trasformazioni intervenute, nel tempo, nei
processi produttivi fino all'attuale fase di globalizzazione.
La dimensione orientativa
La disciplina “Scienze e
tecnologie applicate” introduce gli studenti al linguaggio, ai contenuti e ai
metodi caratteristici dell'indirizzo e, per questo motivo, il suo
insegnamento è affidato al docente che svolge il maggior numero di ore di
disciplina di indirizzo nel triennio; essa appartiene peraltro al primo
biennio dove, insieme con le altre discipline di indirizzo, costituisce
un'area di avviamento all'indirizzo.
La nuova disciplina associa ai
suoi contenuti e caratteri specifici una valenza ben più generale, utile per
sostenere il processo di orientamento degli studenti, in quanto:
a - attraverso la connessione
con “Scienze integrate”, “Tecnologie informatiche” e “Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica”, “Scienze e tecnologie applicate” concorre al
consolidamento del sostrato culturale generale caratteristico di tutta la
formazione tecnica;
b -si sviluppa in attività di
tipo analitico e progettuale, centrate sull'individuazione, soluzione e
discussione di problemi tecnologici, anche in forma simulata, che sono
presenti in tutte le filiere produttive;
c - in coordinamento con le
discipline scientifiche e tecniche, permette una trattazione distribuita
delle tematiche, valorizza tutte le risorse di laboratorio disponibili
nell'istituto e genera feed-back positivi.
Partendo da tali considerazioni
di contesto, questa disciplina colloca gli apprendimenti nel più generale
percorso di orientamento dello studente, inserendolo organicamente nella
struttura organizzativa del curricolo.
In questo modo l'orientamento
non viene svolto solo attraverso un servizio di informazione ma viene
inserito direttamente nel complessivo processo di formazione.
L'apprendimento della tecnologia
necessita di riferimenti concreti e operativi e l'uso di strumenti, metodi e
linguaggi delle scienze e delle tecnologie per risolvere problemi, per
analizzare e realizzare oggetti tecnici, e permette allo studente di
comprendere meglio le proprie attitudini e motivazioni.
Gli apprendimenti acquisiti
nella disciplina, anche se riferiti ad uno specifico indirizzo, grazie alla
loro trasversalità, possono essere valorizzati inoltre in tutti i trienni del
settore tecnologico. Nel secondo anno di corso, è opportuno pertanto evitare
la trattazione di argomenti specialistici, che, oltre a costituire
un'anticipazione di competenze, potrebbero costituire prerequisiti per i
percorsi dei successivi trienni.
In relazione all'indirizzo
seguito, gli studenti possono essere introdotti ai processi produttivi, alle
normative e alle pratiche relativi alla disciplina studiata, con particolare
riguardo ai temi relativi alla sicurezza delle persone e alla tutela
dell'ambiente, ai contesti organizzativi e aziendali, nonchè agli aspetti
attinenti alle figure professionali di riferimento.
Allo scopo di evitare un
approccio nozionistico, è opportuno che le conoscenze vengano acquisite, il
più possibile, nel rapporto diretto della scuola con le realtà produttive,
con le quali progettare percorsi di orientamento e situazioni reali, anche
simulate.
2.3.2 Scienze motorie e sportive
L'insegnamento di scienze
motorie e sportive negli istituti tecnici fa riferimento a quanto previsto
dall'art. 2, comma 2, del Regolamento. Esso costituisce un ambito essenziale
per favorire negli studenti il perseguimento di un equilibrato sviluppo e un
consapevole benessere psico-fisico.
Non a caso è previsto che tale
insegnamento concorra a far conseguire allo studente, al termine del percorso
quinquennale, risultati di apprendimento che lo mettano in grado di avere
consapevolezza dell'importanza che riveste la pratica dell'attività motoria -
sportiva per il benessere individuale e collettivo e di saperla esercitarla
in modo efficace. Si tratta di una prospettiva finalizzata a valorizzare la
funzione educativa e non meramente addestrativa delle scienze motorie e
sportive.
Tenuto conto che nell'obbligo di
istruzione non sono indicate specifiche competenze al riguardo, può essere
opportuno segnalare, nel rispetto dell'autonomia scolastica e didattica,
alcune concrete conoscenze e abilità perseguibili al termine del primo
biennio.
Esse riguardano non solo aspetti
collegati alla pratica motoria e sportiva, come ad esempio quelli relativi
all'esecuzione di corrette azioni motorie, all'uso di test motori appropriati
o ai principi di valutazione dell'efficienza fisica, ma anche quelli relativi
alla consapevolezza del ruolo culturale ed espressivo della propria corporeità
in collegamento con gli altri linguaggi.
Inoltre, in questo insegnamento
assume speciale rilevanza la dimensione delle competenze sociali o
trasversali, in particolare quelle collegabili all'educazione alla
cittadinanza attiva, tra cui si possono prevedere fin nel primo biennio le
seguenti:
- utilizzare le regole sportive
come strumento di convivenza civile, - partecipare alle gare scolastiche,
collaborando all'organizzazione dell'attività sportiva anche in compiti di
arbitraggio e di giuria,
- riconoscere comportamenti di
base funzionali al mantenimento della propria salute,
- riconoscere e osservare le
regole di base per la prevenzione degli infortuni adottando comportamenti
adeguati in campo motorio e sportivo.
Sul piano metodologico, il
percorso didattico - in coerenza con queste valenze educative - è finalizzato
a colmare eventuali lacune nella formazione di base, ma soprattutto a
valorizzare le potenzialità di ogni studente in ordine alla integralità del
proprio sviluppo.
Allegato
A)
Declinazione
dei risultati di apprendimento in conoscenze e abilità per il primo biennio
A.1 Settore
economico
A.2 Settore
tecnologico
Il presente allegato è stato
redatto con riferimento alle indicazioni nazionali per l'adempimento
dell'obbligo di istruzione di cui al regolamento emanato con decreto del
Ministro della Pubblica istruzione n. 139/2007 e ai
risultati di apprendimento - allegati B) e C) del regolamento
d.P.R. n. 88/2010.
Allegato
A.1
SETTORE
ECONOMICO
Primo
biennio
Indirizzi:
- “Amministrazione, finanza e
marketing”
- “Turismo”
PREMESSA
Il settore economico comprende
due ampi indirizzi, riferiti ad ambiti e processi essenziali per la
competitività del sistema economico e produttivo del Paese, come quelli
amministrativi, finanziari, commerciali e del turismo. Per l'approfondimento
di tecnologie e metodologie specifiche di indirizzo, sono previste alcune
articolazioni nell'indirizzo “Amministrazione, finanza e marketing”.
In tutti gli indirizzi e
articolazioni, i risultati di apprendimento sono definiti a partire dalle
funzioni aziendali e dai processi produttivi e tengono conto dell' evoluzione
che caratterizza l'intero settore sia sul piano delle metodologie di
erogazione dei servizi sia sul piano delle tecnologie di gestione, che
risultano sempre più trasversali alla diverse tipologie aziendali. Essi tengono
conto, in particolare, di un significativo spostamento di attenzione che
riguarda l'organizzazione e il sistema informativo aziendale, la gestione
delle relazioni interpersonali e degli aspetti comunicativi, i processi di
internazionalizzazione.
I risultati di apprendimento
rispecchiano questo cambiamento delle discipline economico-aziendali in senso
sistemico e integrato e vanno letti nel loro insieme. Tale impostazione
intende facilitare, inoltre, apprendimenti più efficaci e duraturi nel tempo,
in quanto basati su un approccio che parte dall'osservazione del reale,
essenziale per affrontare professionalmente le problematiche delle discipline
in una prospettiva dinamica.
Questo ambito di studi si
caratterizza, in generale, per un'offerta formativa relativa ad un settore
che ha come sfondo il mercato e affronta lo studio dei macrofenomeni
economico-aziendali nazionali e internazionali, la normativa civilistica e
fiscale, il sistema azienda nella sua complessità e nella sua struttura, con
specifica attenzione all'utilizzo delle tecnologie e forme di comunicazione
più appropriate, anche in lingua straniera.
Le discipline di indirizzo sono
presenti nel percorso fin dal primo biennio, in funzione orientativa e
concorrono a far acquisire agli studenti i risultati di apprendimento
dell'obbligo di istruzione; si sviluppano nel successivo triennio con gli
approfondimenti specialistici che si propongono di sostenere gli studenti
nelle loro scelte professionali e di studio.
Le competenze acquisite dagli
studenti nell'intero corso di studi sono configurate a partire dal quadro
unitario definito dagli assi culturali dell'obbligo di istruzione, che ne
risulta progressivamente potenziato. In particolare, l'asse
scientifico-tecnologico viene consolidato dagli apporti specialistici,
finalizzati a far comprendere anche la continua evoluzione delle normative e
degli standard tecnici, nazionali ed internazionali, operanti a livello
settoriale.
Un altro aspetto di rilievo per
il settore economico è costituito dall'educazione all'imprenditorialità, in
linea con le indicazioni dell'Unione europea, in quanto le competenze
imprenditoriali sono motore dell'innovazione, della competitività e della
crescita. La loro acquisizione consente agli studenti di sviluppare una
visione orientata al cambiamento, all'iniziativa, alla creatività, alla
mobilità geografica e professionale, nonchè all'assunzione di comportamenti
socialmente responsabili, che li mettono in grado di organizzare il proprio
futuro professionale tenendo conto dei processi in atto.
Presentazione sintetica degli
indirizzi e delle articolazioni Gli indirizzi del settore economico fanno
riferimento a comparti in costante crescita sul piano occupazionale e
interessati a forti innovazioni sul piano tecnologico ed organizzativo,
soprattutto in riferimento alle potenzialità delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione (Information Communication
Technologies -ICT):
- l'indirizzo “Amministrazione,
finanza e marketing” persegue lo sviluppo di competenze relative alla gestione
aziendale nel suo insieme e all'interpretazione dei risultati economici, con
le specificità relative alle funzioni in cui si articola il sistema azienda
(amministrazione, pianificazione, controllo, finanza, commerciale, sistema
informativo, gestioni speciali). Esso presenta due articolazioni specifiche:
- “Relazioni internazionali per
il Marketing”, per approfondire gli aspetti relativi alla gestione delle
relazioni commerciali internazionali riguardanti differenti realtà
geo-politiche e settoriali e per assicurare le competenze necessarie a
livello culturale, linguistico e tecnico;
- “Sistemi informativi
aziendali”, per sviluppare competenze relative alla gestione del sistema
informativo aziendale, alla valutazione, alla scelta e all'adattamento di software
applicativi, alla realizzazione di nuove procedure, con particolare riguardo
al sistema di archiviazione, della comunicazione in rete e della sicurezza
informatica;
- l'indirizzo “Turismo” integra
le competenze dell'ambito professionale specifico con quelle linguistiche e
informatiche per operare nel sistema informativo dell'azienda e contribuire
all'innovazione e al miglioramento dell'impresa turistica. Esso intende
promuovere abilità e conoscenze specifiche nel campo dell'analisi dei
macrofenomeni economici nazionali ed internazionali, della normativa
civilistica e fiscale, dei sistemi aziendali con l'attenzione alla
valorizzazione integrata e sostenibile del patrimonio culturale, artistico,
artigianale, enogastronomico, paesaggistico ed ambientale. Particolare
attenzione è rivolta alla formazione plurilinguistica.
Allegato
A.2
SETTORE
TECNOLOGICO
Primo
biennio
Indirizzi :
- “Meccanica, Meccatronica ed
Energia
- “Trasporti e Logistica”
- “Elettronica ed
Elettrotecnica”
- “Informatica e Telecomunicazioni”
- “Grafica e Comunicazione”
- “Chimica, Materiali e
Biotecnologie”
- “Sistema Moda”
- “Agraria, Agroalimentare e
Agroindustria”
- “Costruzioni, Ambiente e
Territorio”
PREMESSA
Il settore tecnologico
comprende nove ampi indirizzi, riferiti alle aree tecnologiche più
rappresentative del sistema economico e produttivo del Paese: Meccanica,
Meccatronica ed Energia; Trasporti e Logistica; Elettronica ed
Elettrotecnica; Informatica e Telecomunicazioni; Grafica e Comunicazione;
Chimica, Materiali e Biotecnologie; Sistema Moda; Agraria, Agroalimentare e
Agroindustria; Costruzioni, Ambiente e Territorio. Per l'approfondimento di
tecnologie specifiche di indirizzo, che hanno una spiccata caratterizzazione,
la maggior parte degli i indirizzi prevede articolazioni.
In tutti gli indirizzi e
articolazioni, i risultati di apprendimento sono definiti a partire dai
processi produttivi reali e tengono conto della continua evoluzione che
caratterizza l'intero settore, sia sul piano delle metodologie di
progettazione, organizzazione e realizzazione, sia nella scelta dei
contenuti, delle tecniche di intervento e dei materiali. Il riferimento ai
processi produttivi riflette, in tutti i percorsi del settore, la dinamicità
propria dei contesti, con l'introduzione graduale alle tematiche
dell'innovazione tecnologica e del trasferimento dei saperi dalla ricerca
alla produzione.
Questa impostazione facilita
apprendimenti efficaci e duraturi nel tempo in quanto basati su una
metodologia di studio operativa, essenziale per affrontare professionalmente
le diverse problematiche delle tecnologie, l'approfondimento specialistico e
gli aggiornamenti.
Nei nuovi percorsi, lo studio
delle tecnologie approfondisce i contenuti tecnici specifici degli indirizzi
e sviluppa gli elementi metodologici e organizzativi che, gradualmente nel
quinquennio, orientano alla visione sistemica delle filiere produttive e dei
relativi segmenti; viene così facilitata anche l'acquisizione di competenze
imprenditoriali, che attengono alla gestione dei progetti, alla gestione di
processi produttivi correlati a funzioni aziendali, all'applicazione delle
normative nazionali e comunitarie, particolarmente nel campo della sicurezza
e della salvaguardia dell'ambiente.
In particolare, nel complesso
degli indirizzi, l'offerta formativa del settore tecnologico presenta un
duplice livello di intervento: la contestualizzazione negli ambiti tecnici
d'interesse, scelti nella varietà delle tecnologie coinvolte, e
l'approfondimento degli aspetti progettuali più generali, che sono
maggiormente coinvolti nel generale processo di innovazione.
Le discipline di indirizzo sono
presenti nel percorso fin dal primo biennio in funzione orientativa e
concorrono a far acquisire agli studenti i risultati di apprendimento dell'obbligo
di istruzione; si sviluppano nel successivo triennio con gli approfondimenti
specialistici che sosterranno gli studenti nelle loro scelte professionali e
di studio.
Presentazione sintetica degli
indirizzi e delle articolazioni Gli indirizzi del settore tecnologico fanno
riferimento alle aree di produzione e di servizio nei diversi comparti
tecnologici, con particolare attenzione all'innovazione dei processi, dei
prodotti e dei servizi:
- L'indirizzo “Meccanica,
Meccatronica ed Energia” integra competenze scientifiche e tecnologiche di
ambito meccanico, dell'automazione e dell'energia e presenta due
articolazioni:
- “Meccanica e Meccatronica”,
che approfondisce, nei diversi contesti produttivi, le tematiche generali
connesse alla progettazione, realizzazione e gestione di apparati e sistemi e
alla relativa organizzazione del lavoro;
- “Energia”, per
l'approfondimento, in particolare, delle specifiche problematiche collegate
alla conversione e utilizzazione dell'energia, ai relativi sistemi tecnici di
controllo e alle normative per la sicurezza e la tutela dell'ambiente.
- L'indirizzo “Trasporti e
Logistica” integra competenze tecniche specifiche e metodi di lavoro
funzionali allo svolgimento delle attività inerenti la progettazione, la
realizzazione e la manutenzione dei mezzi con competenze specifiche dell'area
logistica in relazione alle modalità di gestione del traffico, all'assistenza
e alle procedure di spostamento e trasporto. L'indirizzo presenta tre
articolazioni:
- “Costruzione del mezzo”, per
approfondire gli aspetti relativi alla costruzione e manutenzione del mezzo:
aereo, navale e terrestre e all'acquisizione delle professionalità nel campo
delle certificazioni d'idoneità all'impiego dei mezzi medesimi;
- “Conduzione del mezzo”, per
l'approfondimento delle problematiche relative alla conduzione e
all'esercizio del mezzo di trasporto: aereo, marittimo e terrestre;
- “Logistica”, che approfondisce
gli aspetti delle problematiche relative alla gestione e al controllo degli
aspetti organizzativi del trasporto e all'interrelazione fra le diverse
componenti dello stesso.
- L'indirizzo “Elettronica ed
Elettrotecnica” integra competenze scientifiche e tecnologiche nel campo dei
materiali, della progettazione, costruzione e collaudo, nei contesti produttivi
di interesse, relativamente ai sistemi elettrici ed elettronici, agli
impianti elettrici e ai sistemi di automazione; presenta le tre
articolazioni:
- “Elettronica”, per
approfondire la progettazione, realizzazione e gestione di sistemi e circuiti
elettronici;
- “Elettrotecnica”, che
approfondisce la progettazione,realizzazione e gestione di sistemi e impianti
elettrici, civili e industriali;
- “Automazione”, per
l'approfondimento della progettazione, realizzazione e gestione di sistemi di
controllo.
- L'indirizzo “Informatica e
Telecomunicazioni” integra competenze scientifiche e tecnologiche nel campo
dei sistemi informatici, dell'elaborazione delle informazioni, delle
applicazioni e tecnologie Web, delle reti e degli apparati di comunicazione; presenta
due articolazioni:
- “Informatica”, che
approfondisce l'analisi, la comparazione e la progettazione di dispositivi e
strumenti informatici e lo sviluppo delle applicazioni informatiche;
- “Telecomunicazioni”, che
approfondisce l'analisi, comparazione, progettazione, installazione e
gestione di dispositivi e strumenti elettronici e sistemi di
telecomunicazione.
- L'indirizzo “Grafica e
Comunicazione” integra competenze specifiche nel campo della comunicazione
interpersonale e di massa, con particolare riferimento all'uso delle
tecnologie per produrla e approfondisce i processi produttivi che
caratterizzano il settore della grafica, dell'editoria, della stampa e i
servizi ad esso collegati, nelle fasi dalla progettazione alla pianificazione
dell'intero ciclo di lavorazione dei prodotti.
- L'indirizzo “Chimica,
Materiali e Biotecnologie” integra competenze specifiche nel campo dei
materiali, delle analisi strumentali chimico-biologiche, nei processi di
produzione, in relazione alle esigenze delle realtà territoriali, negli
ambiti chimico, merceologico, biologico, farmaceutico, tintorio e conciario e
nel settore della prevenzione e della gestione di situazioni a rischio
ambientale e sanitario; presenta tre articolazioni:
- “Chimica e Materiali”, che
approfondisce le competenze relative alle metodiche per la preparazione e per
la caratterizzazione dei sistemi chimici, all'elaborazione, realizzazione e
controllo di progetti chimici e biotecnologici e alla progettazione, gestione
e controllo di impianti chimici;
- “Biotecnologie ambientali”,
per l'approfondimento, in particolare, delle competenze relative al governo e
al controllo di progetti, processi e attività nel rispetto della normativa
ambientale e della sicurezza e dello studio sulle interazioni fra sistemi
energetici e ambiente;
- “Biotecnologie sanitarie”, che
approfondisce le competenze relative alla metodiche per la caratterizzazione
dei sistemi biochimici, biologici, microbiologici e anatomici e all'uso delle
principali tecnologie sanitarie nel campo biomedicale, farmaceutico e
alimentare.
- L'indirizzo “Sistema Moda”
integra competenze specifiche nell'ambito delle diverse realtà
ideativo-creative, progettuali, produttive e di marketing del settore
tessile, abbigliamento, calzature e moda; presenta due articolazioni;
- “Tessile, Abbigliamento e
Moda”, per l'approfondimento delle competenze che caratterizzano il profilo
professionale in relazione alle materie prime, ai prodotti e processi per la
realizzazione di tessuti tradizionali e innovativi e di accessori moda;
- “Calzature e Moda”, che
approfondisce le competenze che caratterizzano il profilo professionale in
relazione alle materie prime, ai processi e prodotti per la realizzazione di
calzature e di accessori moda.
- L'indirizzo “Agraria, Agroalimentare
e Agroindustria” integra competenze nel campo della organizzazione e della
gestione delle attività produttive, trasformative e valorizzative del
settore, con attenzione alla qualità dei prodotti e al rispetto dell'ambiente
e sugli aspetti relativi alla gestione del territorio, con specifico riguardo
agli equilibri ambientali e a quelli idrogeologici e paesaggistici; presenta
tre articolazioni:
- “Produzioni e Trasformazioni”,
per l'approfondimento delle problematiche collegate all'organizzazione delle
produzioni animali e vegetali, alle trasformazioni e alla commercializzazione
dei relativi prodotti, all'utilizzazione delle biotecnologie;
- “Gestione dell'ambiente e del
territorio”, che approfondisce le problematiche della conservazione e tutela
del patrimonio ambientale e le tematiche collegate alle operazioni di estimo
e al genio rurale;
- “Viticoltura ed enologia”, che
approfondisce le problematiche collegate all'organizzazione specifica delle
produzioni vitivinicole, alle trasformazioni e commercializzazione dei
relativi prodotti, all'utilizzazione delle biotecnologie.
- L'indirizzo “Costruzioni,
ambiente e territorio” integra competenze nel campo dei materiali, delle
macchine e dei dispositivi utilizzati nelle industrie delle costruzioni,
nell'impiego degli strumenti per il rilievo, nell'uso degli strumenti
informatici per la rappresentazione grafica e per il calcolo, nella
valutazione tecnica ed economica dei beni privati e pubblici e nell'utilizzo
ottimale delle risorse ambientali. Approfondisce competenze grafiche e
progettuali in campo edilizio, nell'organizzazione del cantiere, nella
gestione degli impianti e nel rilievo topografico. Presenta l'articolazione:
- “Geotecnico”, che
approfondisce la ricerca e sfruttamento degli idrocarburi, dei minerali di
prima e seconda categoria e delle risorse idriche. In particolare, tratta
dell'assistenza tecnica e della direzione di lavori per le operazioni di
coltivazione e di perforazione.
ALLEGATI
Attività di insegnamento area generale – Settore
Tecnologico
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