Sempre più
frequenti sono le proteste dei colleghi per il metodo che l’Amministrazione
utilizza per scegliere i docenti da formare e per l’organizzazione dei corsi.
In data odierna
il Segretario Generale SNALS-Confsal, Prof. M.P. Nigi, ha inviato al Ministro
la lettera che riportiamo di seguito.
Roma, 30 maggio 2012
Prot. 191-Segr/MPN/PFR/mm/mag30
PREG.MO PROF. FRANCESCO PROFUMO
MINISTRO DELL’ISTRUZIONE,
DELL’UNIVERSITÀ
E DELLA RICERCA
VIALE TRASTEVERE 76/A
00153 ROMA
Oggetto: corsi di formazione lingua inglese docenti di scuola primaria.
La formazione in lingua inglese dei
docenti di scuola primaria sta assumendo, specie in alcune realtà
diversamente collocate sul territorio nazionale, contorni del tutto
inaccettabili e di vera imposizione, senza nemmeno che vengano esplicitati i
criteri di trasparenza seguiti dai Dirigenti scolastici nell’individuazione
dei docenti obbligati alla frequenza.
In materia giova citare l’Art. 64 del
CCNL in cui si afferma in maniera inequivocabile:
“1.
La partecipazione ad attività di formazione e di aggiornamento costituisce un
diritto per il personale in quanto funzionale alla piena realizzazione e allo
sviluppo delle proprie professionalità.”
Dunque trattasi di diritto e non di
dovere.
Vero è che la Legge finanziaria 30.12.04,
n. 311, al comma 128 nel tentativo di ridurre i docenti
specialisti di lingua e conseguentemente nella presunzione di realizzare
risparmi, afferma:
L’insegnamento della lingua straniera
nella scuola primaria è impartito dai docenti della classe in possesso dei
requisiti richiesti o da altro docente facente parte dell’organico di
istituto sempre in possesso dei requisiti richiesti. Possono essere attivati
posti di lingua straniera da assegnare a docenti specialisti solo nei casi in
cui non sia possibile coprire le ore di insegnamento con i docenti di classe
o di istituto. Al fine di realizzare quanto previsto dal presente comma,
la cui applicazione deve garantire il recupero all’insegnamento sul posto
comune di non meno di 7.100 unità per ciascuno degli anni scolastici
2005-2006 e 2006-2007, sono attivati corsi di formazione, nell’ambito
delle annuali iniziative di formazione in servizio del personale docente, la
cui
partecipazione
è obbligatoria per tutti i docenti privi dei requisiti previsti per
l’insegnamento della lingua straniera. Il Ministero dell’istruzione,
dell’università della ricerca adotta ogni idonea iniziativa per assicurare il
conseguimento del predetto obiettivo.”
Ma altrettanto è vero che la
riconversione professionale tocca esclusivamente il personale in esubero e,
tranne che in alcune province, non vi sono esuberi di docenti di scuola
primaria.
Pertanto, a parere della scrivente
O.S., permane una situazione di contrasto tra Legge e Contratto per di più
originata in un periodo di tempo in cui il secondo aveva il potere di
superare la prima.
In ogni caso ci si trova, sovente, di
fronte a situazioni incontrollate ed incontrollabili che producono danno ai
docenti e, di riflesso, al servizio scolastico.
Intanto il primo problema che si pone è
la scelta dei docenti da avviare alla formazione.
Si suggerisce:
1. docenti che volontariamente chiedono di
partecipare (è fuori discussione che la disponibilità è sintomatica di
interesse e l’interesse favorisce l’applicazione nello studio). In tal modo,
fra l’altro, si seguirebbe il dettame contrattuale, secondo cui la formazione
è un diritto del docente.
2. docenti
neo immessi in ruolo,
3. docenti
in ordine inversamente proporzionale all’anzianità, sia perché è presumibile
che il giovane abbia più recettività verso le innovazioni rispetto al meno
giovane, sia per un vantaggio dell’Amministrazione che fa un investimento
duraturo nel tempo e, quindi, produttivo,
4. docenti
che, nel loro corso di studi, abbiano appreso l’inglese; quelli che invece
hanno studiato altre lingue partirebbero proprio da zero, mentre coloro che
l’inglese l’hanno studiato a scuola almeno ne hanno un’infarinatura che può
tornare loro utile.
E’ COMUNQUE NECESSARIO CHE LE SCUOLE
ADOTTINO DEI CRITERI DI TRASPARENZA NELLE SCELTE.
Di seguito ci sembra indispensabile
prevedere:
- la possibilità di esonero dalla
frequenza per gravi motivi: l’obbligare alla frequenza chi vive momenti
di difficoltà che gli impediscono la partecipazione significa avere una
platea coatta ed assolutamente improduttiva oltre al fatto che potrebbe
favorire l’assenteismo;
- indicazioni per stabilire orari e
impegni compatibili con le esigenze di servizio dei docenti interessati.
L’orario non può essere solo determinato e modellato sulle esigenze
dei formatori, ma deve essere mediato fra tutti i partecipanti;
- dare indicazioni ai Dirigenti
scolastici di favorire la partecipazione con la possibilità di
flessibilità oraria concordata con gli interessati, a norma del CCNL
(Art. 64, commi 5 e 6).
Si ricorda altresì che gli insegnanti
hanno diritto alla fruizione di cinque giorni nel corso dell’anno scolastico
per la partecipazione a iniziative di formazione con l’esonero dal servizio e
con sostituzione ai sensi della normativa sulle supplenze brevi vigente nei
diversi gradi scolastici.
Infine si richiama il citato Art. 64
del CCNL che prevede, al comma 3:
“Il
personale che partecipa ai corsi di formazione organizzati dall'amministrazione
a livello centrale o periferico o dalle istituzioni scolastiche è considerato
in servizio a tutti gli effetti. Qualora i corsi si svolgano fuori sede, la
partecipazione ad essi comporta il rimborso delle spese di viaggio”.
Dovrà altresì essere compito
dell’Amministrazione monitorare i corsi per verificare che effettivamente la
qualità degli stessi corrisponda alle attese dell’Amministrazione stessa e
dei corsisti.
La scrivente Organizzazione Sindacale
chiede un incontro urgente sull’argomento specifico e la conseguente
emanazione di disposizioni in merito, onde arginare un fenomeno preoccupante
di organizzazione impositiva e non funzionale allo scopo prefisso, che
potrebbe portare ad un notevole contenzioso.
Cordiali saluti.
Il Segretario Generale
(Prof. Marco Paolo Nigi)
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