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Individuazione criteri per attribuzione risorse per valorizzazione docenti. Parere CSPI

CSPI, seduta plenaria n. 93 del 25 agosto 2022

Il CSPI, nella seduta plenaria n. 93 del 25/08/2022, ha approvato il parere sullo schema di decreto del Ministro dell’istruzione recante «Individuazione dei criteri per l'attribuzione delle risorse per la valorizzazione del personale docente ai sensi del decreto-legge 36/2022, articolo 45, comma 1» che alleghiamo.

 

Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) condivide la volontà del legislatore di riconoscere adeguato valore alla continuità didattica, educativa e progettuale a garanzia dello sviluppo personale di ciascun allievo e presupposti per una efficace attuazione del diritto allo studio degli alunni.

La continuità, secondo il CSPI, non è principio esclusivo di qualità dell'azione formativa poiché su questa ultima incidono anche altre variabili come, ad esempio, la formazione, la ricerca e la sperimentazione. Essa va vista nell’ottica dello sviluppo di una progettualità di scuola che crea comunità di pratiche, grazie anche alla stabilità dell’assetto organizzativo che permette il miglioramento dell’offerta formativa.

Il CSPI rileva tuttavia che lo schema di decreto in esame risulta poco efficace ed è foriero di contraddizioni e problematiche per il personale e per la scuola poiché si rischia di introdurre misure inefficaci rispetto ad un obiettivo di gran rilievo come quello di garantire e valorizzare la continuità dell’insegnamento.

Il decreto interviene con una disposizione normativa sulla materia relativa alla valorizzazione professionale legata alla mobilità del personale docente solo in via temporanea nelle more dell’aggiornamento contrattuale, come riconosce lo stesso DL 36/2022 (convertito con modificazioni dalla L. 29 giugno 2022, n. 79). 

E non solo, interviene su questioni relative alla valorizzazione del personale, che sono di pertinenza contrattuale, in maniera intempestiva in quanto, oltre a non essere stato adottato entro il 30 giugno 2022, potrà essere applicato solo dal prossimo anno scolastico soprattutto perché gli effetti sulla continuità didattica si potranno registrare e riconoscere a partire dalle operazioni di mobilità che avranno effetto da settembre 2023, periodo in cui il CCNI sulla mobilità sarà già intervenuto e avrà regolato tutta la materia.

Il CSPI evidenzia che, poiché il criterio adottato per incentivare la continuità didattica dei docenti presuppone di valorizzare quegli insegnanti che nell’anno scolastico di riferimento non abbiano ottenuto mobilità, assegnazione provvisoria o utilizzazione nonché incarichi di insegnamento a tempo determinato, verrebbe incentivato non il personale docente che intenzionalmente sceglie di rimanere nella stessa scuola a garanzia dell’interesse dei propri alunni e studenti alla continuità didattica ma anche coloro che, pur avendo espresso la volontà di trasferimento di sede, non l’abbiano ottenuto per motivi oggettivi (come ad esempio l’indisponibilità di posti).

Pertanto non aver individuato nel decreto il criterio dell’intenzionalità da parte del docente rende inefficace la valorizzazione della continuità come prevista dalla norma e non permette di incentivare solo chi volontariamente sceglie di assicurare la continuità didattica ma anche chi, pur avendo prodotto domanda di trasferimento, casualmente non l’ha ottenuta.

Inoltre, non facendo alcun distinguo rispetto al personale docente destinatario di mobilità d’ufficio o a domanda condizionata, la condizione di soprannumerarietà diventa occasione di penalizzazione.

Inoltre:

  • non può essere sufficiente la maturazione di un “solo” anno scolastico di riferimento per ottenere l’incentivo come prevede invece il decreto;
  • il provvedimento non fa alcuna distinzione tra comune e provincia di residenza del docente rispetto a quella in cui ha sede la scuola, per cui lo stesso incentivo verrebbe riconosciuto a chi è residente nella stessa provincia (ma non nello stesso comune) e a chi è residente fuori provincia;
  • in molti comuni non sono presenti tutti i gradi e indirizzi di studio e ciò crea una disparità di opportunità lavorativa tra il personale docente conseguente alla dislocazione delle sedi;
  • il decreto non riconosca adeguata centralità alla valorizzazione e tale criterio per la valorizzazione dovrebbe prescindere dalla residenza del docente, mentre il decreto collega entrambi gli aspetti e ne condiziona l’applicazione.

Per queste motivazioni il CSPI ha espresso parere negativo.

Scadenze di: settembre 2024