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La riapertura delle istituzioni formative: un bilancio negativo

Le scuole sono riaperte nella maggior parte delle regioni. Ma non tutte sono potute ripartire il 14 settembre, soprattutto per mancanza di condizioni idonee, a cominciare da una grave carenza di personale docente e di personale Ata. Dal ministero sono arrivati dati rassicuranti, ma non sono veri.

L’impegno del Governo, come abbiamo denunciato più volte, è stato tardivo e sotto molti aspetti insufficiente rispetto alle necessità di una situazione senza precedenti. Il problema principale non è il ritardo nell’arrivo dei banchi, ma nel fatto che le condizioni di sicurezza non sono sufficientemente garantite: dagli organici all’edilizia, dal distanziamento ai trasporti. L’ho affermato nel corso della videoconferenza stampa “La scuola: la realtà del rientro”, indetta lo scorso 16 settembre dai cinque sindacati rappresentativi del comparto per fare il punto della situazione. Una realtà che ha tutte le caratteristiche di una falsa ripartenza, nel caos e nell’improvvisazione.

Se si vuole fare un bilancio dei primi giorni di scuola, i numeri parlano chiaro. L’organico aggiuntivo per l’emergenza Covid rappresenta un incremento solo del 10% e certo non copre le necessità reali delle istituzioni scolastiche. Le immissioni in ruolo sono 22.500 sui circa 85.000 posti autorizzati dal Mef e rappresentano il 26,5%, che è una percentuale peggiore rispetto a quella del 39,6% (21.236 assunzioni su un contingente di 53.627 posti) del precedente anno scolastico. Sono rimaste vuote ben 60mila cattedre. Avremo un record storico di precari: oltre 200.000 supplenti, e le nomine, nello scenario più ottimistico, si completeranno verso la metà di ottobre. Mancano gli insegnanti di sostegno e siamo arrivati addirittura a 100mila posti di sostegno vuoti, occupati da docenti provvisori, con grave danno per i bambini disabili.

Sono state effettuate 1.100 immissioni in ruolo di DSGA su 3.378. Molte saranno quindi le reggenze sia per i DSGA che per i dirigenti scolastici. È chiaro che le scuole così non possono funzionare. Ancora una volta la scuola è chiamata ad una grande prova di responsabilità, alla quale certamente non si sottrarrà, con la   consueta professionalità, pur tra mille difficoltà e preoccupazioni. Già dalla scorsa primavera, in pieno lockdown, consapevoli della grave situazione emergenziale causata dalla pandemia, avevamo individuato priorità e necessità per la ripartenza, indicato soluzioni e sollecitato investimenti in termini di organici, di spazi, di servizi, ritenendo prioritario l’investimento sulle risorse professionali di cui la scuola ha soprattutto bisogno. Abbiamo partecipato alla stesura dei protocolli di sicurezza con spirito di collaborazione, ma a ciò non sono corrisposti analogo impegno e assunzione di responsabilità da parte del Governo e del Ministero dell’istruzione.

Siamo in un periodo molto difficile, in cui è necessario far sentire la voce di chi è più debole. In Italia l’età media degli insegnanti è piuttosto elevata anche rispetto agli altri paesi europei: gli over 55 superano il 40% e tra il personale ATA nelle scuole statali gli over 55 sono circa il 57%. Parliamo di 400.000 unità di personale che, se hanno una patologia seria, rischiano di più se contraessero il Covid-19. Questi lavoratori sono stati definiti fragili e una recente circolare del Ministero della salute ne regola la materia.

Siamo convinti che la scuola debba garantire sicurezza in presenza e, a tal fine, abbiamo chiesto con la Confsal a Governo e Parlamento, il ripristino della figura del medico scolastico per contrastare il coronavirus e avviare una seria politica di prevenzione sanitaria, più efficace se a stretto contatto con studenti, genitori e insegnanti. Non è pensabile che la vigilanza sanitaria sia affidata a personale scolastico attraverso il referente Covid; questo compito deve essere attribuito al personale sanitario che è l’unico in grado di interfacciarsi nel modo giusto con i Dipartimenti di Igiene e Prevenzione Sanitaria delle Aziende sanitarie locali (ASL).

Con le altre Organizzazioni sindacali, con studenti, famiglie, lavoratori, cittadini, lo Snals prenderà parte alla manifestazione indetta dal Comitato “Priorità alla scuola” per riaffermare il ruolo centrale dell’istruzione per la crescita economica e sociale del Paese e chiedere investimenti adeguati, per denunciare ritardi e incertezze che accompagnano l’avvio dell’anno scolastico e accademico e per esprimere la nostra vicinanza ai problemi dei docenti, di tutti i lavoratori del Comparto, delle famiglie e degli studenti, in particolare quelli con disabilità. Facciamo nostra l’affermazione del Presidente Mattarella nel suo recente discorso di apertura dell’anno scolastico: “La scuola è la sfida fondamentale per la ripartenza del Paese”. Non si può ripartire, però, con un’offerta formativa carente a causa dei ritardi e dell’insufficienza delle risorse. Serve un’inversione di rotta nelle politiche pubbliche, attraverso un serio progetto mirato a forti investimenti nei settori strategici, a partire dall’istruzione e formazione, leve indispensabili per la ripresa del Paese.

Servono provvedimenti urgenti per garantire il diritto all’istruzione, al lavoro, alla salute; è il momento di combattere disuguaglianze e precarietà, destinando parte consistente dei fondi “Next Generation Ue”, il cosiddetto Recovery fund, a scuola, università, afam e ricerca, dove le prossime generazioni dovranno crescere e formarsi. Occasione, questa, da non perdere, per uscire da un lungo periodo di stagnazione e di crisi che dura da molti anni, causato non solo dalla pandemia, e per orientare le politiche verso un nuovo modello di sviluppo, di sostenibilità ambientale, ma anche sociale, culturale, economica, di cui la scuola è un pilastro fondamentale.

Da parte nostra, nell’immediato, ribadiamo la richiesta al ministero di riattivare tavoli di confronto. Siamo disponibili a lavorare, come sempre, nel rispetto dei ruoli e dei compiti per ricostruire insieme la scuola del domani.

Elvira Serafini

Segretario generale dello Snals-Confsal

Scadenze di: settembre 2024