Questo non é accaduto e tanti restano i punti di disaccordo con il Governo e con il Ministero, in particolare sulla ripresa delle lezioni e sul concorso straordinario.
Il mondo della scuola, da una parte, ha visto lo Snals-Confsal, come le altre sigle sindacali, cercare di far comprendere la necessità di mettere a punto tempestive norme anticontagio relative agli esami di Stato in presenza per la sicurezza degli alunni e del personale, anche per reperire senza difficoltà i docenti per le commissioni, e per chiarire le responsabilità dei dirigenti scolastici per obblighi loro affidati, spesso impropriamente. Dall’altro lato, il mondo della scuola ha visto il governo più impegnato a risolvere i suoi problemi di tenuta della maggioranza, che non quelli della scuola italiana.
Il decreto scuola, ora convertito in legge, che contiene le linee guida per la ripresa della didattica a settembre, non ha recepito le proposte serie e fattibili dei sindacati. Non può non colpire il fatto che, mentre l’Esecutivo è impegnato a evocare grandiosi progetti di rilancio dell’economia, dell’impresa e della pubblica amministrazione, la scuola continui a essere a margine del dibattito. Sul piano economico: la cifra fin qui stanziata, 1,4 miliardi, è largamente al di sotto delle stime sulle risorse necessarie per mettere in sicurezza l’avvio e lo svolgimento del prossimo anno scolastico.
La ripresa delle lezioni a settembre non può contare su organici stabili per l’assurda resistenza del Governo e del Ministro ad accogliere la nostra richiesta di un concorso straordinario per titoli, aperta a docenti che abbiano svolto tre anni di servizio, che avrebbe garantito stabilità ai precari e continuità didattica agli alunni.
Per il concorso straordinario, il Governo si è limitato a trovare la soluzione di sostituire i test con una prova scritta da svolgersi dopo l’estate. Ben venga, ma non basta!
Di fronte a tali questioni e alle molte altre vertenze aperte sui lavoratori della scuola (DSGA facenti funzione; insegnanti con servizio esclusivamente sul sostegno e privi del titolo di specializzazione, esclusi sia dalla procedura straordinaria per il ruolo sia da quella per l’abilitazione; dimensionamento delle scuole; mancato riconoscimento delle tutele dei supplenti nel decreto Cura Italia) l’amministrazione non ha dato risposte adeguate.
Pertanto, fallito il tentativo di conciliazione, con gli altri sindacati abbiamo indetto lo sciopero generale per l’8 giugno. Più che a un vero coinvolgimento nell’interesse della scuola, abbiamo assistito ai soliti equilibrismi politici tra le componenti dell’attuale maggioranza. È sembrato che la preoccupazione prioritaria del Governo fosse di sopravvivere anziché di adottare scelte consapevoli e mirate.
Si sono registrate, anche da parte della ministra Azzolina, solo dichiarazioni di principio sulla necessità di un ritorno alla normalità, dichiarazioni che, lo sappiamo bene, non risolveranno i problemi se non sono tempestivamente accompagnate da interventi e risorse.
Le dichiarazioni di principio non risolvono i problemi della scuola e le garanzie sulla sicurezza nelle scuole restano parole vuote senza l’assunzione di impegni concreti.
Il mondo della scuola ha bisogno, ancor più in questo momento storico, di decisioni concrete e scelte coraggiose che diano soluzioni valide ai problemi della sicurezza degli alunni e del personale, alle esigenze di stabilità del personale docente ed ATA, al bisogno ineludibile di potenziamento del sistema di istruzione attraverso investimenti cospicui sia nell’edilizia scolastica che nelle infrastrutture e nelle tecnologie.
Gli enti locali devono essere messi nelle condizioni finanziarie per assolvere adeguatamente ai compiti di manutenzione ordinaria e straordinaria. Pertanto le ragioni dello sciopero mantengono a tutt’oggi la loro validità.
Chiediamo in primis risorse e personale stabile su cui ricadrà direttamente l’onere di far ripartire la scuola e di farla funzionare al meglio, nonostante le difficoltà e i condizionamenti derivanti dalla presenza del coronavirus, con il quale, a detta degli esperti, dovremo abituarci a convivere, non si sa per quanto tempo ancora.
Elvira Serafini
Segretario generale dello Snals-Confsal
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