E’ incredibile la beffa che si è consumata in questi giorni nel Parlamento a proposito della stabilizzazione del personale precario degli Enti pubblici di ricerca.
Con due provvedimenti di segno opposto (il decreto Milleproroghe e quello di spacchettamento del Miur) il governo ha penalizzato i soli enti pubblici di ricerca, tra tutte le amministrazioni pubbliche, relativamente all’estensione delle procedure di stabilizzazione ai sensi del decreto Madia.
Tentiamo di riassumere l’intricata vicenda.
- L’art. 1 co. 1 del decreto Milleproroghe posticipa al 31 dicembre 2021 la scadenza per le amministrazioni pubbliche per assumere a tempo indeterminato il personale non dirigenziale in possesso dei requisiti previsti dall’art. 20 co. 1 del D.lgs. 75/2017 (decreto Madia).
Per gli enti pubblici di ricerca il Milleproroghe conferma quanto già previsto dalla L. 20 dicembre 2019, n.159 (che converte il D.L. 29 ottobre 2019, n. 126) che aveva già prorogato tale termine.
- L’art. 1 co.1-bis del decreto Milleproroghe stabilisce, inoltre, che ai fini della stabilizzazione dei precari di cui all’art. 20 comma 1 del D. Lgs 75/2017 il termine per acquisire i tre anni di servizio viene posticipato dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2020. I tre anni devono essere prestati negli ultimi otto anni, cioè dal 1° gennaio 2013.
Pertanto, per gli enti di ricerca il decreto Milleproroghe estende il termine di acquisizione dei tre anni di servizio rispetto a quanto previsto dalla L. 20 dicembre 2019, n. 159, che lasciava invariato per gli EPR il termine del 31 dicembre 2017 (art.6 co.1 D.L.126/2019).
- Durante l’iter di approvazione del decreto Milleproroghe veniva discussa anche la legge di conversione del D.L. 1/2020 (spacchettamento MIUR), che ripristina per i soli enti di ricerca la data del 31 dicembre 2017 come termine di acquisizione dei tre anni di servizio per accedere alle procedure di stabilizzazione.
Oltre a creare inutile confusione all’interno degli enti, l’alternanza di disposizioni di legge di segno opposto manifesta per l’ennesima volta una totale mancanza di visione sul ruolo della ricerca nel Paese. Impossibile conciliare gli annunci del presidente Conte circa un piano pluriennale di assunzioni di ricercatori con le restrizioni imposte alla stabilizzazione dei precari della ricerca.
Il senso di responsabilità del sindacato verso il Paese nell’attuale situazione di emergenza sanitaria impone il rinvio di inevitabili forme di mobilitazione che, tuttavia, saranno messe in atto al termine di questo periodo.