Rinnovo del contratto, fermo da anni; rafforzamento della contrattazione d'istituto; sburocratizzazione; valorizzazione delle professionalità; stabilizzazione dei precari; adeguamento delle retribuzioni dei docenti alla media europea. Questi i motivi alla base dello sciopero nazionale generale della scuola, proclamato per il 20 maggio dai sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal. Previste varie iniziative a livello regionale e territoriale (con cortei e presidi davanti le Prefetture), manifestazioni nelle principali città (Cagliari, Napoli, Bari, Milano, Torino, Bologna) e un corteo a Roma da San Paolo al Ministero dell'Istruzione in Viale Trastevere. "Non pensiamo a una scuola guerrigliera, siamo più vicini a Gandhi", hanno assicurato i sindacati presentando le ragioni della protesta, "la battaglia sarà lunga, non è questione di vincere o perdere ora, siamo sicuri che nel tempo le nostre ragioni verranno fuori". Una delle questioni cruciali, hanno spiegato, è che "manca un sistema di relazioni sindacali con il ministro Giannini e stiamo valutando delle azioni legali nei confronti del Ministero. Abbiamo chiesto un incontro, ma ci è stato negato: chiediamo delle relazioni serie, che si possa discutere, perché ora per farci sentire dobbiamo fare i presidi e la lotta". "Noi abbiamo a cuore la qualità del servizio scolastico e vogliamo mettere i giovani in grado di competere per il futuro, chiediamo stabilità per l'intero corpo docente, Ata e dirigente per una didattica di qualità", ha puntualizzato Achille Massenti (segretario vicario dello Snals Confsal). "È giusto che il governo dica che deve decidere, ma prima deve ascoltare. L'errore di fondo è aver voluto voltare pagina senza gradualità, perché in questo modo si producono strappi. Con la legge 107 si gioca al 'divide et impera' e si accontenta solo qualcuno". Per Domenico Pantaleo (Flc Cgil) "il primo obiettivo" dello sciopero "rimane il contratto nazionale, fermo per la parte normativa al 2006 e per quella economica al 2010. Va ricostruito un sistema di relazioni sindacali, perché ora l'idea è che nella scuola quello che conta è il comando. Vogliamo un contratto nazionale che ristabilisca le regole e che apra spazi per la contrattazione decentrata. Inoltre dalla valutazione alla gestione del precariato vogliamo cambiare la legge 107, che ha un'impostazione autoritaria, sta peggiorando il clima delle relazioni, non ha raggiunto i suoi obiettivi e sta determinando un sistema con un clima irrespirabile". Secondo Maddalena Gissi (Cisl Scuola) "oggi a causa della legge 107 le scuole sono oberate come non mai, siamo al limite della molestia burocratica: ci auguriamo che anche i dirigenti scolastici aderiscano in massa allo sciopero, riceviamo da loro molti appelli perché si rimedi alle brutture che sono statedeterminate. Anche la professionalità docente è messa molto in discussione, non ha limiti d'orario e mansioni da burocrate. Sulle retribuzioni poi stendiamo un velo pietoso. Abbiamo chiesto un incontro al ministro, forse potremo anche fare una diffida: vogliamo rispetto perché rappresentiamo un milione di lavoratori che consentono all'Italia di essere la settima potenza mondiale". Anche per Pino Turi (Uil Scuola) "dopo un anno dalla legge 107 i nodi stanno venendo al pettine. Se allora poteva esserci un pregiudizio oggi c'è un giudizio severo e se il personale scolastico potesse decidere il ministro Giannini sarebbe stata licenziata. La 107 sta creando una mutazione genetica nella scuola, è una riforma contro la Costituzione, una deriva autoritaria che impone la sordina alla scuola italiana e ai docenti, attraverso i condizionamenti. Lo sciopero è un grido d'allarme e, oltre alle motivazioni sindacali, un ministro che si sottrae al confronto per noi è un ministro debole". I sindacati ancora non si sbilanciano su una previsione sulla partecipazione alla protesta: "Difficile dare numeri, ci aspettiamo un'adesione alta ma risentirà di vari fattori, siamo a fine anno e molti docenti sono nell'anno di prova e potrebbero essere anche sotto ricatto. Avremo comunque un buon risultato, anche se più basso delle ultime iniziative".
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