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IL DDL SCUOLA RESTA INACCETTABILE,

Successo dell’iniziativa “la cultura in piazza” Fiaccolate nella serata del 5 giugno in tutte le principali città italiane per cambiare il disegno di legge sulla “Buona Scuola”

Il testo del disegno di legge di riforma approvato dalla Camera e in discussione al Senato mentre questo giornale va alle stampe, conserva tutti gli aspetti negativi contestati da mesi dal mondo della scuola, coinvolto in una vastissima mobilitazione e partecipe di manifestazioni a livello nazionale e territoriale e di uno sciopero nazionale, come non si era visto da anni. L’obiettivo che ha dato fuoco alla protesta, quello di apportare sostanziali e radicali modifiche al testo del ddl che penalizza non solo la scuola e gli operatori scolastici tutti, ma anche gli studenti.
Solo modifiche irrilevanti sono presenti nel nuovo testo passato al Senato, senza che ci sia stato un reale confronto con i sindacati.
Perché non si può certo ritenere tale l’ultimo incontro con il ministro Giannini, un incontro unilaterale,“vuoto”, come del resto i precedenti.
Un conto è infatti discutere seriamente su reali interventi per correggere provvedimenti contestati dagli operatori scolastici  che vivono e conoscono la scuola  e dai sindacati che li rappresentano,  altro è essere “ricevuti”, senza discutere, di fatto, di nulla.
Il testo del ddl risente negativamente di questo mancato confronto in sede Miur e dell’eccessiva fretta nell’iter di  approvazione in sede parlamentare.
Sono ancora molte le criticità, con pesanti ricadute negative, che abbiamo sottolineato:

- aver escluso dalla legge interi segmenti del personale scolastico (personale ATA, e, per alcuni aspetti, quello docente della scuola dell’infanzia);
- l’eccessiva accelerazione nell’applicazione delle novità introdotte, come il voler risolvere il problema della  stabilizzazione e del reclutamento in un solo anno scolastico e non con un piano pluriennale;
- voler definire per legge aspetti che per loro natura sono contrattuali;
- aver impostato il “potenziamento dell’autonomia scolastica” su una gestione delle istituzioni scolastiche autonome di tipo “autoritaristico”.
Il super- preside - va ricordato - fu osteggiato dal Pd quando a proporlo fu l’on. Aprea. Ora il Pd è favorevole! Oltretutto questa figura era già presente nel Regio decreto del 1923. La cosa grave è che con il ddl Renzi porta nella scuola il  clientelismo,  foriero di conflittualità e di corruzione;
- la questione del merito: i docenti non rifiutano aprioristicamente di essere valutati, ma è di una gravità inaudita che il giudizio venga impropriamente affidato a commissioni formate anche da genitori e studenti che non hanno le competenze necessarie e, in particolare, che sia legato all’assegnazione del premio di 60 euro lordi. Giudichiamo veramente inaccettabile questa ingerenza negli stipendi dei docenti che non esiste nel resto d’Europa.
Ci sembra un ulteriore passo per denigrare e svilire la funzione docente!
Non va poi trascurato che il testo del ddl in discussione al Senato, presenta aspetti di incostituzionalità, in particolare per le norme che possono ledere il principio della libertà di insegnamento. Si prevede, quindi, una serie infinita di contenziosi,  non privi di fondamento.
Il nostro obiettivo è, pertanto, di ottenere modifiche sostanziali e radicali al disegno di legge al Senato e, in primis, l’avvio urgente del negoziato per il rinnovo del contratto di lavoro. Poiché permangono tutte le ragioni che hanno già indotto lo Snals-Confsal, unitamente agli altri sindacati della scuola, a proclamare lo sciopero del 5 maggio scorso, la mobilitazione continua con lo sciopero di un’ora nei primi due giorni di scrutini, secondo le modalità definite unitariamente dai sindacati, e non si fermerà finchè non otterremo modifiche sostanziali al provvedimento governativo. Le reali volontà del governo Renzi la scuola ormai le ha comprese chiaramente.
È il governo a non aver ancora capito - o fa finta di non capire - che la scuola non è quella che viene descritta, contraria alle riforme e arroccata su posizioni corporativistiche. La scuola italiana è disponibile al rinnovamento, ma vuole essere coinvolta nei processi innovativi e non è più disposta a subire passivamente un riformismo esasperato, frettoloso e superficiale che smantella le fondamenta di un’istituzione basilare per la crescita del Paese e che non promuove la giusta valorizzazione di tutte le professionalità che vi operano.

Marco Paolo Nigi
Segretario generale dello Snals-Confsal

 

 

 

 

 

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