La valanga di firme raccolte nelle scuole di tutt’Italia e on line per la sottoscrizione della petizione #sbloccacontratto, sta a testimoniare che docenti, personale ATA, d i r i g e n t i scolastici sono stanchi di continuare a essere mortificati da un reiterato quanto ingiusto blocco contrattuale e dall’ ennesimo tentativo di cancellare gli aumenti stipendiali legati all’anzianità di servizio.
Aderendo pienamente all’iniziativa promossa dai sindacati della scuola, gli operatori scolastici rivendicano il diritto al rinnovo del contratto di lavoro e al mantenimento degli scatti di anzianità che non possono essere cancellati per destinare le risorse a “scatti di merito” da attribuire, peraltro, a solo due terzi del personale e con decorrenza dal 2019. Il ministro Giannini e il Governo tutto non possono ignorare le oltre 300mila firme che, al di là di sondaggi e consultazioni virtuali, rappresentano la voce vera di chi responsabilmente nella scuola lavora ogni giorno e si sente ferito nella propria dignità professionale da provvedimenti penalizzanti.
Questo è stato il primo punto che abbiamo ribadito nel recente incontro con il ministro Giannini per discutere sui contenuti del piano governativo “La buona scuola”. Un incontro meramente formale che, in tutta la sua inconcludenza a causa dell’assenza di risposte, ha dimostrato ancora una volta la mancanza di volontà di dialogo e di confronto di questo Governo con i sindacati rappresentativi su questioni vitali per la scuola e per i suoi operatori. Non abbiamo comunque perso l’occasione di puntualizzare tutte le criticità del progetto governativo.
Mentre viene sbandierata la volontà di considerare l’istruzione e la formazione un “investimento” e non un costo, si continua ad attuare la politica dei tagli e a mortificare il lavoro dei docenti, dei dirigenti e, in particolare, del personale ATA, il cui ruolo fondamentale nella vita delle scuole viene vergognosamente sottovalutato. Lo stesso processo di informatizzazione delle procedure amministrative, previsto dalla manovra 2015, non è altro che un’operazione di spending review che ha lo scopo di ridurre ulteriormente l’organico del personale tecnico-amministrativo. Abbiamo denunciato, quindi, il palese contrasto tra alcuni principi affermati più volte dal premier, come quello sulla centralità della scuola per il rilancio del Paese, e i provvedimenti che intende porre in essere il Governo.
Le misure previste dalla legge di stabilità in discussione in Parlamento, non mirano di certo a sostenere i cambiamenti profondi di cui necessita il sistema scolastico. Noi siamo favorevoli alla stabilizzazione del precariato e all’organico funzionale pluriennale. Ma il piano di assunzioni (che, tra l’altro, è un atto dovuto visto l’imminente giudizio della Corte di Giustizia Europea) non può essere realizzato a spese del personale, cancellando la ricostruzione di carriera per i neo immessi in ruolo e il riconoscimento dell’anzianità per tutti. Una specie di scambio politico che non possiamo accettare. Riguardo alla premialità, riteniamo che debba essere finanziata con “risorse aggiuntive” e non con quelle sottratte all’anzianità.
Che, peraltro, è un valore riconosciuto anche negli altri Paesi europei. Per noi, quindi, anzianità e merito devono essere affiancati, non posti in antitesi. Sono concetti, questi,ampiamente sviluppati nei nostri documenti, più volte inviati al ministro Giannini e al Presidente del Consiglio e sui quali ci saremmo aspettati un confronto costruttivo e concreto, anziché i soliti interventi calati dall’alto, non condivisi dalla categoria. Senza la partecipazione della scuola, le riforme non si fanno. Temi come lo stato giuridico e la valorizzazione del personale, attengono alla sfera contrattuale, dove troppo spesso negli ultimi tempi abbiamo assistito a vere e proprie incursioni legislative autoritarie.
Occorre invece ristabilire un corretto sistema di relazioni sindacali e il rispetto per le norme contrattuali vigenti. Il Governo ha pensato di scavalcare a gamba tesa i diritti del personale, senza contare che la grande mobilitazione unitaria da noi promossa per dare voce alla protesta, avrebbe trovato il consenso unanime della categoria. Avevamo preannunciato che la nostra azione non si sarebbe fermata, a maggior ragione dopo il recente incontro a Palazzo Chigi, anch’esso deludente, dove non si è registrata alcuna apertura sui contratti del pubblico impiego. Per questa ragione abbiamo proclamato lo sciopero nazionale di tutto il personale del Comparto Scuola, dell’Area V della dirigenza scolastica, dell’Afam, della Ricerca, unitamente al personale del pubblico impiego, per l’intera giornata del 1° dicembre 2014.
LO SNALS-CONFSAL INVITA TUTTI I COLLEGHI AD ADERIRE COMPATTI!
Marco Paolo Nigi
Segretario generale dello Snals-Confsal