Editoriale
Riforma della Pubblica Amministrazione
La Funzione Pubblica quale primario fattore di sviluppo
Decisiva la valorizzazione del personale attraverso il rinnovo dei contratti
di Marco Paolo Nigi
Segretario Generale Confsal
Il 2 aprile 2014, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Marianna Madia, in sede di audizione presso le Commissioni riunite I e XI della Camera dei Deputati, ha presentato le linee programmatiche del Governo per la riforma della Pubblica Amministrazione. Nell’occasione ha indicato gli obiettivi dell’intervento riformistico, dalla semplificazione alla trasparenza e dalla centralità dei dipendenti pubblici alla revisione della spesa (spending review).
Successivamente, il 30 aprile 2014, il Consiglio dei Ministri ha confermato le medesime linee-guida anticipate dal Ministro Madia e ha aperto fino al 30 maggio p.v. una consultazione su una serie di provvedimenti, proposti nell’ambito delle politiche del personale, della riorganizzazione dell’amministrazione e della semplificazione e della digitalizzazione dei servizi.
La proposta governativa consiste in una serie di provvedimenti annunciati, ma è priva dell’indispensabile esplicito approfondimento in termini di analisi dell’attuale situazione e della legislazione vigente, di previsione degli effetti per quanto concerne l’erogazione dei servizi pubblici primari e di salvaguardia e garanzia della funzione pubblica in relazione ai settori strategici dello sviluppo civile, sociale e culturale e della crescita economica e occupazionale del Paese. E’ evidente che con la suddetta proposta il Governo intende affermare la filosofia “del cambiamento di tutto ad ogni costo”, senza però fornire ragioni chiare e motivazioni logiche, nonché modalità e percorsi di intervento.
La Confsal, premesso che da tempo ritiene indispensabile e improcrastinabile una “giusta” riforma della Pubblica Amministrazione in funzione dello sviluppo sociale e economico e della valorizzazione professionale e economica dei dipendenti pubblici, in linea con gli standard-eurozona, valuta “ricevibile” la proposta governativa, considerandola, però, ancora sommaria, incompleta e priva della necessaria motivazione per un corretto e partecipato approfondimento. Prevedibilmente la stessa consultazione avviata non potrà avere i puntuali esiti sperati per la parzialità e l’incompletezza della proposta.
Sulle politiche del personale non basta affermare la centralità del fattore umano e l’esclusione del metodo della denigrazione (accusa generica di fannullaggine) per depotenziare l’eventuale azione di tutela legale e/o sindacale. Al contrario, si rende indispensabile il rigoroso rispetto per le situazioni giuridiche e economiche maturate in carriera, attraverso lo studio, l’impegno lavorativo e le competenze professionali spese nel regolare svolgimento del rapporto di lavoro.
Intanto, a nostro avviso, è rilevante sottolineare che il rapporto di lavoro nel pubblico impiego è regolato nella maggior parte dei comparti dal sistema privatistico, recentemente “ridotto” a sistema semi-privatistico con la Legge n. 15/2009 e con il Decreto Legislativo n. 150/2009 (Legge Brunetta) e soltanto in pochi comparti dal sistema pubblicistico.
Con la medesima normativa del 2009 la stessa contrattualizzazione del rapporto di lavoro è stata pesantemente intaccata e alquanto compromessa, sottraendo al negoziato una parte importante della materia, come quella dell’organizzazione e delle condizioni strumentali e ambientali del lavoro.
Infatti, in regime di contrattualizzazione del rapporto di lavoro, non si può mortificare la correlazione fra prestazione e controprestazione, il cosiddetto “sinallagma”, con inaudite incursioni legislative di dubbia costituzionalità.
Il blocco per legge dei rinnovi contrattuali a decorrere dall’1/1/2010, unito a quello del turn-over, ha di fatto e di diritto sospeso il sistema di privatizzazione e di contrattualizzazione del rapporto di lavoro, con grave danno per i lavoratori pubblici, sia in termini di maggiore onere per l’espletamento della prestazione e sia per quanto riguarda la riduzione del reale potere di acquisto delle retribuzioni pubbliche, che ha dilatato in questi ultimi anni la preoccupante fascia della “nuova” povertà.
Tutto questo viene clamorosamente e forse volutamente ignorato dalla proposta di riforma, nonostante la magistratura si sia espressa chiaramente sul blocco dei rinnovi contrattuali con l’eccezione di dubbia costituzionalità e nella stessa riforma siano affermate la centralità del ruolo del personale e la necessità del suo reale coinvolgimento nei processi riformistici.
Se si considera anche il palese autoritarismo del Governo nell’escludere dal confronto i corpi intermedi rappresentativi del lavoro, si può intravedere chiaramente la via populista e alquanto aleatoria intrapresa dal Governo.
La Confsal ha sempre privilegiato con il Governo il confronto costruttivo e propositivo, nella rigorosa distinzione dei ruoli istituzionali.
Non ha mai apprezzato la commistione dei ruoli e delle funzioni istituzionali sui tavoli di concertazione.
Pertanto, la nostra Confederazione chiede semplicemente a Governo e a Parlamento le necessarie, e per certi aspetti dovute, opportunità per esprimere proposte, pareri e valutazioni in nome e per conto dei lavoratori e dei pensionati – e sono tanti – che rappresenta.
Tra le proposte di riforme costituzionali non ci risulta essere la “cancellazione” del sindacato dei lavoratori e dei pensionati o la mortificazione del suo ruolo istituzionale, a meno che non si tratti di una riforma di fatto, figlia di un autoritarismo senza prospettive per il Paese e per le stesse istituzioni repubblicane.
Non ci resta che concludere con un appello al premier Renzi e al suo Governo affinché ripristini il confronto democratico con tutti i sindacati rappresentativi, nessuno escluso, nell’ambito di un regolare e corretto sistema relazionale.
Soltanto così il Governo potrà scoprire il valore delle proposte dei lavoratori e dei pensionati organizzati, quelle proposte che non sono tutte uguali, come sembra si voglia far credere. Esistono, infatti, proposte pensate e elaborate in autonomia che possono contribuire a trovare le giuste soluzioni a annose questioni.
Per quanto ci riguarda il Governo potrebbe scoprire una proposta riformistica e costruttiva raccordata con le ragioni delle tutele e delle garanzie per lavoratori e pensionati.
Tutto questo è provato dagli atti depositati, in sede di audizione, presso le competenti commissioni parlamentari e potrebbe essere presentato ufficialmente, a Palazzo Chigi, al Consiglio dei Ministri.
La Confsal è pronta per il confronto sulle condizioni per valorizzare l’azione amministrativa in funzione della crescita economica e occupazionale, sull’organizzazione del lavoro pubblico, sulla qualità dei servizi pubblici primari e sul relativo fabbisogno, sull’efficienza della pubblica amministrazione e sull’efficacia dell’azione amministrativa, sul rapporto fra l’azienda pubblica e i cittadini e le imprese, sulle dannose incursioni della “cattiva” politica, nonché sulla responsabilità dei dirigenti pubblici.
La Confsal, soprattutto, chiede l’immediato rinnovo dei contratti per i dipendenti pubblici per qualificare e sostenere l’attuazione della riforma della pubblica amministrazione e per le ragioni forti dell’ equità sociale.
In conclusione, la Confsal paventa il reale pericolo che corre il Paese di sprecare l’ennesima occasione per fare entrare a pieno titolo la Pubblica Amministrazione italiana, per efficienza organizzativa e efficacia dell’azione amministrativa, nel Sistema Amministrativo Europeo e per garantire ai lavoratori pubblici italiani uno status giuridico ed economico di livello eurozona.
Pertanto, allorquando perverrà una organica proposta governativa di riforma della pubblica amministrazione e del lavoro pubblico e si prospetteranno chiaramente le politiche del personale per tutti gli istituti giuridici, dalla mobilità al part-time, dalla dirigenza alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, la riorganizzazione della pubblica amministrazione, le nuove procedure di trasparenza, semplificazione e digitalizzazione, la Confsal responsabilmente e in piena autonomia non farà mancare come sempre il suo apporto propositivo e costruttivo.
Infine, la Confsal, interpretando il diffuso disagio dei lavoratori del pubblico impiego, in mancanza dell’apertura del negoziato per il rinnovo dei contratti di lavoro dei pubblici dipendenti, con la previsione della relativa copertura finanziaria, non potrà sottrarsi all’impegno sindacale di ricorrere a azioni di protesta e di lotta.