DIRETTIVA DEL PRESIDENTE DEL
CONSIGLIO DEI MINISTRI 27 marzo 1997
Azioni
volte a promuovere l'attribuzione di poteri e responsabilità alle donne, a
riconoscere e garantire libertà di scelte e qualità sociale a donne e uomini
IL
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Visto l'art. 5, comma 2,
lettera a) della legge 23 agosto 1988, n. 400;
Vista la delega di funzioni del
Presidente del Consiglio dei Ministri al Ministro per le pari opportunità
conferita con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 12 luglio 1996;
Visti la
dichiarazione e il programma di azione adottati dalla quarta conferenza
mondiale sulle donne (Pechino, 4 - 15 settembre 1995);
Visto il quarto
programma d'azione a medio termine per la parità e le pari opportunità tra
donne e uomini (1996 - 2000) dell'Unione europea;
Visto il
documento approvato dalla Commissione nazionale per la parità e le pari
opportunità tra uomo e donna nel dicembre 1996;
Considerato che
nei Paesi occidentali e in Italia le donne hanno ormai raggiunto alti livelli
di scolarità e accedono in elevata percentuale alle professioni di alta
qualificazione e ad impieghi che comportano assunzione di responsabilità; che,
nonostante resti elevato il tasso di disoccupazione e persistano aree di
segregazione, la linea di tendenza è verso l'integrazione delle donne nel
mercato del lavoro e verso lo sviluppo di una consistente realtà di
imprenditorialità femminile;
Considerato che
tuttavia perdura la marginalità femminile nelle sedi di direzione e di
decisione, nell'ambito delle professioni, delle aziende, della pubblica
amministrazione, delle istituzioni politiche;
Ritenuto che le
cause di tale fenomeno vanno ricercate sia nelle modalità di funzionamento dei
luoghi della decisione, che risultano spesso estranee alla cultura e allo stile
di vita delle donne, sia nella distribuzione asimmetrica del carico delle
responsabilità familiari tra i due sessi, sia nella permanenza di meccanismi di
esclusione, e che su tali fenomeni occorre intervenire con un azione coerente e
concertata dei pubblici poteri;
Ritenuto che
l'esperienza sociale dei lavori delle donne fa emergere l'esigenza di una
valorizzazione del lavoro di cura come connotato primario della qualità della
convivenza civile e delle relazioni tra le persone, la necessità di un diverso
uso del tempo a fondamento di un moderno stato sociale, l'opportunità di una
redistribuzione del tempo - lavoro di cura, anche come fonte di lavoro e di
cittadinanza;
Ritenuto che
nelle sedi formative vanno promossi percorsi culturali finalizzati
all'acquisizione di una identità di genere, all'educazione, alla convivenza,
alla solidarietà e al rispetto reciproco tra donne e uomini;
Considerato che
l'Organizzazione mondiale della Sanità ha definito la salute come complessivo
benessere psicofisico della persona e non come semplice assenza di malattie;
che questa concezione della salute va assunta come principio ispiratore delle
politiche sociali e sanitarie, sia per rispondere ai bisogni di salute di tutta
la popolazione, sia per garantire la salute riproduttiva delle donne;
Considerato che i
movimenti delle donne, portatori dell'idea di differenza di genere, sono stati
elemento propulsivo nella redazione del programma di azione di Pechino;
Considerato che
nella quarta conferenza mondiale sulle donne sono stati individuati numerosi
obiettivi strategici per l'uguaglianza, lo sviluppo e la pace; che i governi si
sono impegnati a realizzare azioni conseguenti in relazione alle specificità
delle singole realtà nazionali;
Vista la
deliberazione del Consiglio dei Ministri del 7 marzo 1997;
Su proposta del
Ministro per le pari opportunità;
Indirizza ai
Ministri la seguente direttiva:
I Ministri,
nell'esercizio delle rispettive competenze e con le iniziative di volta in
volta necessarie, perseguiranno i seguenti obiettivi, nell'ambito degli
obiettivi strategici indicati nella dichiarazione e nel programma di azione
della quarta conferenza mondiale sulle donne, allo scopo di promuovere
l'acquisizione di poteri e responsabilità da parte delle donne, di integrare il
punto di vista della differenza di genere in tutte le politiche generali e di
settore, di promuovere nuove politiche dell'occupazione, dei tempi di vita e dell'organizzazione
del lavoro, di riconoscere e garantire libertà di scelte e qualità sociale a
donne e uomini.
1. Acquisizione
di poteri e responsabilità (empowerment) obiettivo strategico G.1.
L'obiettivo
consiste nel perseguimento delle condizioni per una presenza diffusa delle
donne nelle sedi in cui si assumono decisioni rilevanti per la vita della
collettività, e si esplica nelle seguenti Azioni.
1.1. Assicurare
una presenza significativa delle donne, valorizzandone competenze ed
esperienze, negli organismi di nomina governativa e in tutti gli incarichi di
responsabilità dell'amministrazione pubblica.
1.2. Analizzare
gli effetti dei sistemi elettorali vigenti, a livello europeo, nazionale e
locale, sulla rappresentanza politica delle donne negli organismi elettivi.
1.3. Analizzare
l'impatto dei sistemi e dei percorsi formativi, di aggiornamento, dei modelli
organizzativi del settore pubblico, sull'acquisizione di incarichi di
responsabilità da parte delle donne nell'ambito della riforma della pubblica
amministrazione e proporre gli opportuni adeguamenti.
2. Integrazione
del punto di vista di genere nelle politiche governative (mainstreaming) -
obiettivo strategico H.1.
L'obiettivo
consiste nel rafforzamento e adeguamento dei meccanismi istituzionali del
mainstreaming, e si esplica nelle seguenti Azioni.
2.1. Assicurare
un coordinamento strutturale e permanente dell'azione dei ministeri, al fine di
riesaminare normative, politiche e programmi, verificare lo stato di attuazione
degli obiettivi indicati nella presente direttiva e studiare eventuali proposte
innovative.
2.2. Assumere
iniziative, adottare regolamenti e altri atti necessari alla piena e tempestiva
attuazione della presente direttiva.
2.3. Verificare
lo stato di attuazione delle normative in materia di parità, e in particolare
della legge 10 aprile
1991, n. 125, anche al fine di valutare
l'adeguatezza degli strumenti istituzionali; avviare, con l'apporto della
Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità e del Comitato
nazionale di parità e pari opportunità nel lavoro, un processo di riforma
finalizzato alla costruzione di un sistema articolato preposto all'attuazione
del mainstreaming.
3. Analisi dei
dati e valutazione di impatto - obiettivo strategico H.3.
L'obiettivo
consiste nella produzione e diffusione di dati e informazioni disaggregati per
sesso, nonché nella valutazione di impatto equitativo di genere delle politiche
governative, e si esplica nelle seguenti Azioni.
3.1. Valutare l'impatto
equitativo della riforma dello Stato sociale, con particolare riferimento ai
rapporti tra i sessi e le generazioni.
3.2. Adottare il
metodo della valutazione di impatto sulle strutture e le relazioni di genere
prima dell'adozione di qualunque azione di governo.
3.3. Realizzare
un libro bianco sul lavoro, che analizzi in particolare l'influenza della
differenza di genere sulle trasformazioni dei lavori e sulle tipologie di
lavoro nelle diverse fasce d'età e nei diversi settori e zone del Paese.
3.4. Contribuire
allo sviluppo, anche per il tramite dell'ISTAT e del Sistema statistico
nazionale, la progettazione, la rilevazione e l'elaborazione delle statistiche
con disaggregazioni per sesso e per età; dare priorità alle caratteristiche
proprie di ciascun sesso nella programmazione della ricerca, nella rilevazione
dei dati e nell'analisi.
3.5. Promuovere
ricerche mirate a fare emergere le problematiche connesse alla differenza di
genere, in particolare fondandosi su dati delle statistiche ufficiali.
4. Formazione a
una cultura della differenza di genere - obiettivo strategico B.4.
L'obiettivo
consiste nel recepire, nell'ambito delle proposte di riforma della scuola,
dell'università, della didattica, i saperi innovativi delle donne, nel
promuovere l'approfondimento culturale e l'educazione al rispetto della
differenza di genere, e si esplica nelle seguenti Azioni.
4.1. Promuovere
l'introduzione, negli insegnamenti curricolari, dello studio dei diritti
fondamentali delle donne, secondo le enunciazioni delle Convenzioni e dei
Documenti delle Nazioni unite.
4.2. Favorire e
incrementare la conoscenza del percorso delle donne nella storia e del loro
contributo, e di quello dei movimenti femminili e femministi, allo sviluppo e
al progresso della società, anche mediante la promozione di progetti didattici
di carattere disciplinare o interdisciplinare, di iniziative di formazione e di
aggiornamento dei docenti e mediante la produzione di materiali didattici.
4.3. Promuovere
iniziative formative orientate al rispetto delle differenze e alla soluzione
pacifica delle controversie e dei conflitti.
4.4. Promuovere,
anche mediante percorsi articolati, l'educazione alla sessualità, alla
consapevolezza e alla valorizzazione della differenza di genere, a rapporti tra
i sessi fondati sull'affettività, sulla reciprocità e sulla condivisione di
responsabilità.
4.5. Consultare
nell'iter di discussione sulle proposte di riforma della scuola e
dell'università le associazioni delle ricercatrici, delle pedagogiste, delle
insegnanti, delle studentesse.
4.6. Favorire le
condizioni per l'accesso delle donne alla ricerca e alle cattedre
universitarie.
5. Politiche di
sviluppo e di promozione dell'occupazione - obiettivo strategico F.5.
L'obiettivo consiste
nel rafforzare le strutture produttive legate alla innovazione, nell'investire
nei settori della qualità della vita, della formazione, della cultura, della
salvaguardia del territorio e dell'ambiente, e si esplica nelle seguenti
Azioni.
5.1. Valutare
l'impatto equitativo di genere nella scelta dei settori di sviluppo e dei
programmi di investimento.
5.2. Quantificare
le ricadute sull'occupazione femminile degli investimenti pubblici in materia
di occupazione e di formazione professionale.
5.3. Finanziare
incentivi per l'occupazione femminile nelle aree di crisi e del Mezzogiorno,
dove la disoccupazione delle donne è particolarmente elevata.
5.4. Assumere il
patto territoriale e gli altri strumenti di contrattazione a livello locale
come momenti privilegiati per definire e perseguire obiettivi strategici per
l'occupazione femminile.
5.5. Adottare
programmi finalizzati alla formazione mirata, alla transizione scuola - lavoro,
alla promozione di competenze femminili nell'ambito di lavori socialmente utili
e del settore nonprofit, alla sperimentazione di itinerari professionali di
alta specializzazione.
5.6.
Sperimentare, anche con azioni pilota, iniziative volte a contrastare il lavoro
sommerso, anche attraverso attività formative per la creazione di lavoro
indipendente, valorizzando nuove competenze femminili.
6.
Professionalità e imprenditorialità femminile - obiettivo strategico F.2.
L'obiettivo
consiste nel promuovere nuovo sviluppo attraverso la valorizzazione del
potenziale di innovazione costituito dalla professionalità e
dall'imprenditorialità femminile, e si esplica nelle seguenti Azioni.
6.1. Potenziare e
incentivare tutte le iniziative tese a creare occupazione e in particolare
promuovere autoimprenditorialità, anche mediante l'utilizzazione e il
potenziamento della legislazione a favore della creazione di impresa e la piena
applicazione della normativa sul prestito d'onore per giovani.
6.2. Sostenere le
esperienze del privato - sociale definendo standard di qualità delle
prestazioni ed elaborando nuovi sistemi di regolazione appropriati alla
diversificazione e innovazione delle tipologie di lavoro.
6.3. Realizzare
un monitoraggio permanente sull'accesso delle donne ai fondi strutturali
europei, garantire trasparenza nella informazione e nella gestione, promuovere
iniziative volte alla piena utilizzazione dei finanziamenti anche attraverso
misure di sostegno alla progettazione; realizzare un monitoraggio permanente
sull'imprenditorialità femminile e sulla formazione professionale, anche allo
scopo di potenziare la ricerca e la sperimentazione su percorsi professionali
innovativi.
7. Politiche dei
tempi, degli orari e dell'organizzazione del lavoro - obiettivo strategico F.6.
L'obiettivo
consiste nel realizzare politiche dei tempi e dei cicli di vita che consentano
a donne e uomini di svolgere, in fasi diverse dell'esistenza, gli impegni di
lavoro, di cura, di formazione culturale e professionale; consiste altresì nel
promuovere politiche di organizzazione del lavoro che valorizzino la differenza
di genere e non determinino discriminazioni in base al sesso, nell'accesso al
lavoro e nello sviluppo della carriera, e si esplica nelle seguenti Azioni.
7.1. Promuovere,
in sede di concertazione tra governo e parti sociali, l'adozione di politiche
degli orari di lavoro flessibili, tali da adattarsi alle diverse esigenze delle
lavoratrici e dei lavoratori, nei diversi periodi di vita, con possibilità di
optare per moduli di orario ridotto e di rientrare nel modulo del tempo pieno
senza penalizzazioni di carriera.
7.2. Avviare uno
studio in sede interministeriale allo scopo di analizzare - anche in seguito
alla risoluzione approvata dal Parlamento europeo in materia di riduzione e
adattamento del tempo di lavoro - i costi e i benefici in termini finanziari,
di benessere e coesione sociale, di politiche orientate alla riduzione
dell'orario di lavoro.
7.3. Definire e
proporre, nel rispetto degli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione
europea, una nuova disciplina del lavoro notturno per donne e uomini che
preveda garanzie per lavoratrici e lavoratori sui limiti di svolgimento dei
turni di notte e sulla tutela della salute, e che garantisca una tutela
rafforzata alle lavoratrici gestanti, puerpere e in periodo di allattamento
ferma restando la disciplina prevista dalla legge 9 dicembre
1977, n. 903.
7.4. Definire e proporre una
nuova disciplina dei congedi parentali volta a riconoscere a entrambi i
genitori il diritto individuale di assentarsi, oltre il periodo perinatale, per
motivi inerenti alla salute o ad altre esigenze delle figlie e dei figli.
7.5. Definire e
proporre una nuova disciplina generale sui congedi formativi e promuoverne
l'applicazione anche attraverso la contrattazione nel settore pubblico, in modo
da garantire alle lavoratrici e ai lavoratori la possibilità di fruire di
periodi di assenza dal lavoro da dedicare alla formazione permanente e
all'aggiornamento professionale.
7.6. Favorire le
azioni volte alla riforma delle normative che regolano i tempi di vita e di
lavoro nelle città.
7.7. Sviluppare e
rendere periodiche le indagini sull'uso del tempo, anche al fine di misurare il
valore economico del lavoro non retribuito e di valutare l'asimmetria dei ruoli
all'interno delle famiglie.
7.8. Riconoscere
e valorizzare il lavoro di cura, anche mediante iniziative nel campo della
sicurezza e della tutela della persona.
7.9. Promuovere,
anche in relazione all'accesso ai finanziamenti pubblici, azioni positive che
prevedano modifiche dell'organizzazione del lavoro volte a valorizzare le
risorse umane, in particolare nell'ambito della pubblica amministrazione.
7.10. Analizzare
i processi di riorganizzazione o privatizzazione delle aziende pubbliche, anche
dotandosi di appositi strumenti di osservazione, per realizzare un monitoraggio
degli itinerari professionali e di carriera femminili.
7.11. Promuovere
la piena applicazione della legge 10 aprile
1991, n. 125, in particolare nella parte
riguardante le azioni in giudizio contro le discriminazioni indirette.
8. Prevenzione e
tutela della salute - obiettivi strategici C.1 - C.5.
L'obiettivo
consiste nella tutela della salute delle donne e degli uomini, intesa come
complessivo benessere psicofisico, e nella promozione di iniziative volte a
sostenere la realizzazione del desiderio di maternità e ad assicurare una
procreazione libera e responsabile, e si esplica nelle seguenti Azioni.
8.1. Valorizzare,
nel Piano sanitario nazionale, le azioni dirette alla tutela della salute della
donna in tutte le fasi della vita.
8.2. Promuovere
il piano socio - assistenziale nazionale, realizzando preventivamente una
valutazione di impatto equitativo secondo il genere.
8.3. Incentivare
nel progetto obiettivo specifico per la salute materno - infantile, le azioni
mirate ai fattori di rischio, alla diagnosi precoce, alla prevenzione, alla
salute riproduttiva.
8.4. Favorire lo
sviluppo di una umanizzazione del parto, mediante l'adeguamento delle strutture
e la disponibilità del personale, per creare un luogo ove si verifichi la
sintesi razionale tra servizio sanitario pubblico e rispetto della persona.
8.5. Predisporre
un testo unico sulla maternità, anche allo scopo di armonizzare le normative di
settore e di accrescere i livelli di tutela delle categorie meno protette.
8.6. Sviluppare
le indagini e le rilevazioni orientate a evidenziare le differenze di genere
nella salute, con particolare riferimento a fattori di rischio, prevenzione,
cronicità, disabilità, salute riproduttiva.
9. Prevenzione e
repressione della violenza - obiettivi strategici D.1 - D.3.
L'obiettivo
consiste nel promuovere efficaci iniziative di contrasto della violenza nelle
relazioni personali e della prostituzione coatta, e si esplica nelle seguenti
Azioni.
9.1. Sviluppare e
dare periodicità, definendo nuove metodologie di indagine, alle rilevazioni
statistiche sui fenomeni di violenza sessuale e abusi sessuali, anche in ambito
familiare, maltrattamenti, molestie sessuali nel luogo di lavoro.
9.2. Realizzare
un osservatorio permanente sul fenomeno della violenza sulle donne e sulle o
sui minori, anche allo scopo di effettuare un monitoraggio e una verifica della
nuova normativa in materia di reati di violenza sessuale e di analizzare la
giurisprudenza in materia di reati sessuali e di maltrattamenti in famiglia.
9.3. Predisporre
una nuova normativa che introduca provvedimenti cautelari urgenti in caso di
violenza domestica.
9.4. Promuovere
strategie efficaci di contrasto della prostituzione coatta, in particolare la
realizzazione di campagne di informazione e l'adozione di misure di protezione
e di ricerca di occasioni di lavoro per le donne che vogliano sottrarsi al
racket della prostituzione e allo sfruttamento sessuale.
10. Cooperazione
e relazioni internazionali - obiettivi strategici E.1 - E.4.
L'obiettivo
consiste nello sviluppo di una politica estera tesa alla pace, alla
cooperazione e al pieno rispetto dei diritti umani, in cui le differenze di genere
nelle diverse culture siano occasione di ascolto reciproco e di reale
confronto, e si esplica nelle seguenti Azioni.
10.1. Sviluppare
iniziative volte al riconoscimento e all'effettivo rispetto dei diritti umani
delle donne e delle bambine.
10.2. Valorizzare
il contributo delle donne nelle relazioni internazionali e per la soluzione
pacifica dei conflitti, utilizzando in particolare le competenze femminili
presenti nelle aree di crisi.
10.3. Sviluppare
nuove forme di cooperazione volte alla piena valorizzazione dell'autonomia
delle donne in tutte le sfere della società e dell'economia, con particolare
riguardo al ruolo che le donne possono assumere nella lotta alla povertà.
11. La presente
direttiva sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
12. La presente
direttiva sarà trasmessa alla Corte dei conti per la registrazione.
Roma, 27 marzo
1997
Il Presidente:
Prodi
Registrata alla
Corte dei conti il 30 aprile 1997 (Registro n. 1 Presidenza, foglio n. 118)